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Re: Che Gould "odiasse" Mozart [messaggio #16236 è una risposta a message #16227] |
mer, 27 aprile 2011 18:14 |
Shapiro used clothes Messaggi: 2794 Registrato: novembre 2010 |
Senior Member |
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"L'Esattore" <vdeiuliis@NOSPAMsupereva.it> ha scritto nel messaggio
news:4db7f586$0$38639$4fafbaef@reader1.news.tin.it...
>è sicuramente la bugia a fin di bene più bella che mi venga in mente.
>
> http://www.youtube.com/watch?v=zdNWJWrS3hs
Una delle sue esecuzioni mozartiane più interessanti, imho. Il che non
toglie che ce ne siano altre molto diverse, testimonianze di un rapporto
piuttosto teso con questo autore in particolare. Fra i link alla fine c'è il
filmato con il finale di K333, straordinario, la cadenza soprattutto.
Ma del resto anche con altri. Ad esempio, non è che fosse un interprete
beethoveniano convenzionale. Basta pensare alla sua Patetica o alla sua
Hammerklavier, per tacere l'op.111. Molto discutibili, anche a porsi in
un'ottica favorevole. D'altra parte, in altre sonate è interessantissimo. Ho
in mente l'op.31 intera, le due sonate dell'op.14, l'op.27 n.1, l'op.2
parimenti intera, l'op.110.
Forse bisognerebbe distinguere tra quel che faceva alla tastiera e quel che
diceva o scriveva.
C'è un Gould che rilascia interviste, che se le scrive da sé addirittura, e
un Gould che si cimenta in saggi veri e propri per quanto brevi (con un paio
di eccezioni, positive per altro, come l'articolo sulla musica in Russia). I
saggi sono spesso piacevoli, ma non è che avesse questa gran preparazione
musicologica. Diciamo che la grande musicalità , le doti quasi istintive, la
facilità di lettura, dove per lettura intendo proprio comprensione rapida
del testo, lo inducevano ad essere un po' frettoloso, incostante nei suoi
giudizi e a fare a meno di quel minimo di informazione storico critica che
uno studioso, anche modesto, deve necessariamente avere. Insomma, non credo
passerà alla storia per quel che ha scritto, anche se è piacevole da leggere
e non di rado intuitivo e interessante. L'ostacolo principale che incontra
su questa strada è l'incapacità radicatissima ad essere un minimo neutrale,
a capire che i punti di vista possibili su un'opera sono molti. Lui non
riusciva ad astrarsi dal suo, per quanto gli capitasse di cambiarlo. A volte
sorge anche l'impressione che parli di cose che se va bene ha letto una
volta o due, stancandosene subito; che non è proprio un atteggiamento da
studioso. Secondo Bruno Monsaingeon, parlava così di Mozart perché la
maggior parte delle opere liriche le aveva sentite di sfuggita, e
probabilmente la musica da camera, con in testa i quartetti dedicati ad
Haydn, non li conosceva proprio. Altrimenti non si spiega, ad esempio,
l'elogio sentitissimo dell'introduzione orchestrale del primo movimento di
K491 e il silenzio totale su altre opere altrettanto elaborate. Ho
l'impressione non conoscesse neppure tutta la musica per pianoforte: l'avrei
visto più a suo agio con il Rondò in la minore, con la grande Fantasia
incompiuta in do minore, con l'Adagio in si minore, con la Suite incompiuta
in do maggiore e con alcune serie di Variazioni assai ricche sotto il
profilo umoristico, tutti pezzi che sembrano fatti per lui, che con le
Sonate più note.
Le interviste invece non le sopravvaluterei e basta. Quelle scritte da lui
sono veri e propri scherzi.
Del resto cambiava idea proprio in continuazione, e su molti argomenti; non
solo su Mozart. C'è un intervento in cui dice di non trovare particolarmente
riuscita la struttura delle Goldberg. E' credibile che uscite simili non
appartenessero al momento puro e semplice in cui si producevano, che fossero
convinzioni radicate? Io non credo. Meno male che ci sono i dischi.
dR
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