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Home » Cinema » Film » [UFV] HereAfter - Clint Eastwood (2010)
[UFV] HereAfter - Clint Eastwood (2010) [messaggio #152808] mer, 28 dicembre 2011 16:26 Messaggio precedente
sapo68  è attualmente disconnesso sapo68
Messaggi: 613
Registrato: novembre 2010
Senior Member
Cosa si può dire di questo tardo e crepuscolare Eastwood che non sia
stato detto?

Qualcuno lo troverà irrimediabilmente rincoglionito, ma E. è e rimane un
maestro e qui mette in scena un melodramma praticamente perfetto con tre
storie concentriche ovviamente destinate ad incontrarsi e poi in qualche
modo, pacificarsi.

Susanna sostiene che la storia della francese sia sbilanciata e non ben
tratteggiata.
E' vero, la sensazione c'e' e ripensandoci sono giunto alla conclusione
che questo è dovuto al fatto che l'aldilà della francese inizialmente è
legato alla figura della bambina che ha perduto durante lo tsunami, ma
questo tema non viene piu ripreso, mentre il bambino ha un legame
fortissimo con il gemello (come tutti i clienti del sensitivo coi loro
cari) mentre il sensitivo è ovviamente il nucleo forte del film.
E' a causa di questo che la figura della giornalista risulta troppo
"tirata via": manca un legame di affezione forte verso l'altro mondo.

Ma al netto di questo il film è bellissimo ed è un grande film.

E. è maestro nel tinteggiare i personaggi e i loro rapporti: con poche,
decise pennellate, maneggia una materia difficilissima come il
melodramma di sentimenti (ma già ci era riuscito coi Ponti di Madison
County) e delle situazioni che più stereotipate non potrebbero essere
(il bambino con madre tossica per es.) che in mano a qualsiasi altro
verrebbero fuori fintissime mentre in mano a E. risultano credibili,
reali, fatte di carne e sangue.
Basti pensare con che magistrale sapienza sappia tratteggiare le figure
secondarie, come per esempio uno dei personaggi piu odiosi (il fratello
avido) senza per questo farne una macchietta monodimensionale.

Il film si apre con la sequenza spettacolare dello tsunami anch'essa
usata in modo narrativamente utile al racconto e non fine a se stessa,
poi prosegue suddividendosi in tre parti: la parte americana, quella
londinese e quella francese.
Tutte e tre hanno una loro autonomia e una loro profonda ragione
d'essere, penso siano anche di pari qualità a parte il problema di
approfondimento del personaggio della francese.

Personalmente non ho avuto nessun problema con la parte sottotitolata:
l'ho trovata una scelta naturale e non un vezzo.
Non mi è neanche dispiaciuto il sub-plot della Howard che rimane vittima
della sua curiosità, è un episodio funzionale alla costruzione del
personaggio e a favore del pubblico: si investono tempo, attese e
aspettative che vengono distrutte in un secondo come un castello di
carte e che ricordano una volta di più al protagonista che il suo "dono"
sia una maledizione che lo ricaccia una volta di piu' nella solitudine
(le ripetute sottolineature dei tristissimi pasti da solo in cucina in
una quotidianità alienante).

E' in questi piccoli particolari disseminati con efficacia e grande
sapienza che emerge il cinema, quello davvero grosso nel quale tutto
conta e niente è lasciato al caso.
La storia è una storia veramente dickensiana (sic.), di povere esistenze
e tristi solitudini, assenze e mancanze come nel caso del bimbo che non
per un caso somiglia a un moderno Olver Twist anche se meno picaresco.
Concordo che a E. non gliene freghi una cippa dell'aldilà ma sia
fortemente interessato all'aldiquà, al come pacificare queste esistenze
incomplete.
Ci riesce formando una nuova coppia (il sensitivo e la giornalista) e
facendone ritrovare una perduta (la madre e suo figlio) e unendole due a
due come un saggio Mosè, solo in questo modo i protagonisti riescono a
lasciare andare definitivamente chi hanno perso e aprire una nuova
pagina della loro esistenza.

Ben poca cosa si dirà visto che la storia si condensa davvero in tre
righe, ma il percorso atraverso il quale ci arriva Clint è un percorso e
un racconto talmente naturale da essere quasi invisibile, costellato di
ottime intuizioni e da una regìa sempre sobria e non invadente, ma non
per questo impersonale.

Probabilmente non il suo film migliore va detto, non del tutto risolto,
ma caspita, ad avercene di vecchi rincoglioniti cosi'.

--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.
 
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