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Re: Carnival of Souls (film 1962) [messaggio #13625 è una risposta a message #13606] |
lun, 07 marzo 2011 02:16 |
Shapiro used clothes Messaggi: 2794 Registrato: novembre 2010 |
Senior Member |
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"luziferszorn" <pan25712@gmail.com> ha scritto nel messaggio
news:4b1814d9-e4f8-49f3-be6e-35c4206ec0ee@c8g2000vbv.googlegroups.com...
>Bello bello bello.... trasmesso lunedì notte scorso su FO; filmotto
>mezzo/horror con donna organista; va nella mia raccolta film e
>musica.....
Per una volta hai ragione.
Appena visto tutto (la versione più corta, su Youtube; ce ne sono in giro
diverse, come precisa la voce di Wikipedia). E' un ottimo B movie,
realizzato con molte idee e una buona consapevolezza formale ed espressiva
(elenco rapidamente: solo due zoomate vere e proprie, speculari, in tutto il
film, quelle che ho già segnalato; altri due casi di analoga carrellata
ottica più articolata, con identica funzione espressiva, a distanza; in
piena coerenza con questo, un'impostazione sintattica che privilegia in modo
creativo, mai monotono, il raccordo sull'asse; valorizzazione assai spiccata
ma rigorosa, non esagerata, che andrebbe studiata minutamente, dei punti di
ripresa insoliti e delle inquadrature molto angolate; questo detto in breve,
anche della sequenza finale nel padiglione ci si potrebbe divertire a fare
con profitto un'analisi assai dettagliata; curioso ed efficace il ricordo
all'accelerazione artificiale dei movimenti degli spettri).
Se proprio si vuole fare i sofistici c'è qualche piccola menda (qualche
raccordo resta un po' sospeso, in un caso ce n'è uno un po' fuori asse) ma
quasi sicuramente dipende dai tagli. A parte questo, parlerei di tessuto
linguistico addirittura rigoroso, come ho esemplificato sopra; e di buon
retroterra culturale (l'insistenza sul vedere, anche formale, e sui temi
legati all'acqua). Il fatto che ritornino situazioni identiche (il parco) in
diversi frammenti narrativi non è insolito nell'horror, ma è sicuramente
confortante che ritornino anche le soluzioni formali, veicolando a loro
volta una serie di connotazioni.
Non mi addentro nella possibile interpretazione psicoanalitica (del resto
evidente e suggerita) che ti lascio volentieri.
Mi limito ad aggiungere che è letteramente pieno di citazioni wellesiane e
hitchcockiane, oltre a molto altro. Assai evidenti e spiegabili quelle da
Hitchcock, Psycho in particolare (che è solo di due anni prima e gioca in
modo evidente con il genere); più cripitche e originali quelle wellesiane,
da Quarto Potere (perlopiù singole inquadrature, probabilmente da
decontestualizzare; siamo nell'ambito della citazione omaggio, come direbbe
Pezzotta) e, stranissimo, dalla signora di Shanghai. E qui ho il sospetto
che *non* si tratti di citazioni-omaggio, ma dovrei ripensarci.
Su Wikipedia si trova la voce sul film in italiano e quella sul regista in
inglese. Da quest'ultima si apprende che negli Usa è una specie di cult
movie. Quasi sicuramente ha influenzato Kubrick (la zoomata si ritrova pari
pari in EWS; non si contano le analogie con Shining) e a parer mio anche il
miglior Carpenter (ma questo è già più scontato).
Nel vederlo ho ripensato anche a Gloria di Cassevetes. Non pretendo ci sia
un gran legame, ma anche di quel film esiste un'interpretazione un po'
sinistra, che lo avvicinerebbe a questo. E le carrellate laterali di Mary
che corre disperata mentre nessuno la vede non fanno che confermare
l'impressione. Sempre sul piano della forma, ci sono un paio di soluzioni
che in quegli anni e dopo piacquero molto a Cassevetes (e non solo;
l'inquadratura nell'inquadratura ottenuta con porte semichiuse e via
dicendo, unita all'eccentricità del punto di ripresa non è certo
un'invenzione di quegli anni, ma è impiegata benissimo e guarda caso sarà
ripresa autorevolmente da Polanski in Rosemary's baby).
Ora, non posso non pensare a quanto certa critica, anche autorevole (la
lingua batte dove il dente duole; anche i Cahiers) abbia incensato e incensi
ogni singola boiata che un certo regista italiano ormai cotto, decotto e
stracotto (DA) firma con implacabile costanza. Tutti film assai meno curati
di questo (se è per questo, anche i suoi migliori lo sono), assai meno
rigorosi, realizzati con budget decisamente più elevato.
Ha ragione Scorsese; la penuria di finanziamenti raffina il linguaggio.
dR
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