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Home » Cinema » Film » [rivisto] [capolavoro?] Le regole dell'attrazione (2002)
Re: [rivisto] [capolavoro?] Le regole dell'attrazione (2002) [messaggio #28673 è una risposta a message #28646] mer, 09 febbraio 2011 21:10 Messaggio precedenteMessaggio successivo
karamazov  è attualmente disconnesso karamazov
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Il 09/02/2011, susanna ha detto :
> karamazov kary@virgilio.it ha scritto:
>
>> Nel suo scritto precedente, susanna ha sostenuto :
>>
>>> IB, invece, e' solo una concatenazione di scene, di cui tre
>>> eccezionali
>>
>> l'iniziale, quella della taverna e poi?
>
>
>
> Quella in cui viene ucciso l'interprete del film di propaganda nazista,
> nella sala di proiezione.
>

me la ricordo vagamente, del finale mi è rimasto solo
la ripresa dall'alto e david bowie.
Re: [rivisto] [capolavoro?] Le regole dell'attrazione (2002) [messaggio #28682 è una risposta a message #28670] gio, 10 febbraio 2011 00:39 Messaggio precedenteMessaggio successivo
susanna  è attualmente disconnesso susanna
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rober1 (U-N-O) titiros1@libero.it ha scritto:



::::: L'unitarietà stilistica non è un valore di per sè, innanzitutto.
::
:: L'organicita' di un'opera espressiva si rintraccia quando i rapporti
:: tra i suoi componenti sono presenti, non se la forma
:: dell'espressione e' uniforme.
:: Perche' un'opera e' un elemento unico e autonomo (a differenza di
:: piu' opere); un'opera viene realizzata sempre pensando ad unico atto
:: espressivo che ne contiene le parti. E' per questo che DEVE avere
:: una organicita'.
:
: Ok, è chiaro, l'opera dev'essere organica, le parti devono essere in
: relazione tra loro, mi pare però si giri un pò a vuoto.


E' nello stato delle cose: un'opera deve avere un nucleo che la sostiene,
altrimenti sarebbero due o piu' opere.



: Però le ambientazioni (il bosco) sono realistiche, io qui sopra ho
: scritto "ambientazioni".
: Così come sono realistici il bar, il ristorante, etc. ovvero non ci
: troviamo nel mondo folle di kill bill con aerei dotati di
: porta-katana e donne sepolte vive che si auto estraggono a mani nude
: - era un aspetto della coerenza generale insomma.
:
: Quella coi bastardi mazzolanti stilisticamente è una scenetta "iper",
: è ovvio, ma "funziona", sorprende, disturba, colpisce (lol), ha una
: funzione narrativa (intimorire il soldatino, rappresentare i metodi
: dei bastardi), agisce per contrasto.


L'ambientazione non e' l'ambiente diegetico, dai.
Lo stile e l'ambientazione di quella scena, cosi' centrale per il film
quanto isolata, e' un corpo estraneo, stilisticamente parlando: personaggi e
azioni sono di un iperrealismo pulp che altrove, nel film, non si vede
praticamente piu'.
Questo non e' sufficiente per biasimarla, naturalmente, ma e' necessario, a
questo punto, capire se ha un senso (quella scena girata in quel modo,
all'interno di quel film).
La risposta e' no, non ha senso, ha solo un senso proprio, ed e' un corpo
estraneo.



: Leggo (forse frettolosamente) che di là discorri dei canoni e della
: loro acquisizione da parte della
: tradizione, o della sterilità non-cinematografica ad es. dei
: grattacieli di a.warhol, però cosa determina l'acquisizione di un
: nuovo piccolo o grande canone? (nel caso di IB, potrebbe essere il
: film di guerra un pò ibrido) Non è forse inizialmente il fatto che
: detta novità colpisca ed emozioni qualcuno, che "funzioni" con lui,
: come con me (ed altri) funziona la scenetta che tu deprechi?


Questo e' vero; e non e' detto che questo non succeda, ovvero che quello che
io oggi ritengo un film sconclusionato (benche' ricco di gran belle scene)
possa diventare un canone stilistico culturalmente condiviso.
E' la prassi che fornisce le sentenze, non le idee.
Le idee possono contribuire a determinare la prassi, ma non la possono
dominare.




:: Infine tutte le scene della parte finale (al cinema) rasentano
:: l'assurdo, sia come logica del racconto, sia come costruzione e
:: messa in scena.
:
: Come logica del racconto non direi più di tanto, come messa in scena
: non capisco perchè (anzi, la messa in scena nel finale si fa davvero
: strepitosa), come
: inverosimiglianza semmai sì, ma siamo ""al cinema"" , tarantino ti sta
: chiedendo tra le righe di sospendere un minimo la credulità, non è
: che ti prenda per scemo.


La credulita' e' sospesa fin da quando il regista ci vuol far credere che
Hitler se ne va al cinema, a Parigi, chiedendo chewingum ai militari.
Il problema non e' questo.

Il problema e' quello di una lunga sequenza in cui Tarantino, nel tentativo
di rappresentare un concetto, il primo della sua carriera, lambisce piu'
volte il ridicolo.
La metafora e' cosi' evidente che e' quasi patetica, nel suo tentativo di
renderla credibile; non e' il solito scherzo metacinematografico, qui si fa
per davvero.

1. Esposizione preventiva dello scopo: plongee del nero, dietro la quinta,
con sigaretta accesa, cumulo di celluloide e schermo cinematografico
rigorosamente in fila e simmetrici nell'inquadratura.
Il nero (lo stereotipo dell'antagonista), con le armi (fuoco e celluloide),
davanti al nemico (con lo schermo che lo protegge).
Plongee, movimento di macchina preciso, enunciativo, fissante: questo sta
per succedere, e te lo sto dicendo.

2. La terza scena (dopo quella iniziale e quella della taverna) che ritengo
ottima: l'omicidio di Soshanna, in montaggio alternato con le fasi
dell'attentato

3. Soshanna che da morta rivive sulla pellicola (il cinema che interviene
nella storia) e ordina la vendetta. Notare: il fuoco innescato dal nero
brucia lo schermo con il primissimo piano di Soshanna che ride, tipo
Giovanna d'Arco.
Tarantino scherza? No, ci crede, sta rappresentando una figura mitica.

Il risultato: il cinema cambia la storia, sia narrativamente (al cinema
muore il nazismo, non sul campo di battaglia), sia simbolicamente (la morte
del nazismo tramite il fuoco sacro della celluloide).


Ora il dicorso era: e' organico, IB?
No, e' una giustapposizione di scene, ognuna con i propri sensi interni
(realismo, iperrealismo, simbolismo), tutte dannatamente scorrelate. Alla
fine, un film sbagliato.



: Non è semplicemente "il cinema che fa la storia" o ancor peggio
: (perchè più generale) "il cinema come motore della storia".
: La storia in fondo la fa Landa, gli basta telefonare e tutto finisce,
: proiezione bloccata, niente hitler deceduto, no?

La storia l'ha fatta Tarantino, facendo decidere a Soshanna e al nero la
caduta del nazismo per mano degli alogenuri.




: Quella che si consuma nel cinema mi pare una vendetta molto più
: privata, tetra e inutile di quanto non sembri; me lo fai troppo
: ingenuo tarantino.
:
: Prima landa decide (impone la sua decisione ai bastardi, in effetti),
: solo *poi* si consuma la riscrittura cinematografica della storia; e
: quando i nazi bruciano la ragazza è già morta, e il suo "fantasma"
: giustamente ghignante è labile come la luce del proiettore.




Labile un corno: il cinema la rende viva dopo morta, cosi' viva che e' il
cinema (lei che parla da morta) a dare l'ordine reale dell'annientamento.
E' un simbolismo estremo, e rozzo perche' telefonato, insistito, rozzamente
costruito (il ghigno durante il rogo e' bestiale, da Neri Parenti).

Non e' una vendetta privata, che si sarebbe consumata su Landa, ovviamente.
E' il regista che si vendica sul nazismo, il male dei mali; e lo fa con i
suoi strumenti: una attrice e la celluloide.



:: Certo, soprattutto quando si scotennano persone e si usano mazze,
:: magari dopo essere usciti da una caverna.
:: Recitazioni posatissime e naturali.
:
: Quando sbraitano lo fanno per intimorire i soldatini, altrove non
: sbraitano granchè.
: E comunque mi riferivo al film nel suo insieme, l'ho già detto che le
: parti bastarde sono più caricate.

Quindi le recitazioni non sono posatissime, ne' naturali. Ci sono
recitazioni classiche al limite del manierismo (su tutte, quella del
francese); ci sono recitazioni fragorose, al limite del peggior trash (le
mazze e i tatuaggi a fuoco).
Nell'insieme una disomogeneita' costante.




susanna
Re: [rivisto] [capolavoro?] Le regole dell'attrazione (2002) [messaggio #28683 è una risposta a message #28672] gio, 10 febbraio 2011 00:41 Messaggio precedenteMessaggio successivo
susanna  è attualmente disconnesso susanna
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karamazov <kary@virgilio.it> ha scritto:

: susanna ha spiegato il 09/02/2011 :
:
:: Avary e' un regista in senso letterale (avendo curato delle regie);
:: ma non e' "regista" nel senso classico fino a quando non mostrera'
:: una serie di elementi che lo caratterizzeranno rispetto a ogni altro
:: regista.
:
: uno "stile"?

Una cosa del genere, ma intesa in senso lato. Potrebbero essere anche piu'
stili che, nel complesso, ne rivelano l'unicita' come regista.


:: Fino ad allora sara' piuttosto difficile valutare Avary come regista.
:
: così però mi escludi la possibilità che uno giri un grande
: film e poi gli venga voglia di fare altro, per motivi suoi.
: l'aspetto quantitativo mi sembra limitante.

E' limitante, ma non se ne puo' fare a meno: quantita', qualita' e misura,
ognuna necessaria.




susanna
Re: [rivisto] [capolavoro?] Le regole dell'attrazione (2002) [messaggio #28684 è una risposta a message #28673] gio, 10 febbraio 2011 00:47 Messaggio precedenteMessaggio successivo
susanna  è attualmente disconnesso susanna
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karamazov <kary@virgilio.it> ha scritto:

:: Quella in cui viene ucciso l'interprete del film di propaganda
:: nazista, nella sala di proiezione.
::
: me la ricordo vagamente, del finale mi è rimasto solo
: la ripresa dall'alto e david bowie.


Quando lei ferisce il nazista, si rivolge verso la buca di proiezione e
osserva il film proiettato in sala; alterna lo sguardo al corpo riverso
nella stanzetta e riguarda il film, dal quale l'attore, in una specie di
camera look, le si rivolge.
E' molto bello, un vero colpo di genio.

Curiosamente una cosa simile accade nell'ultimo film di Mann, impossibile
non notarlo.



susanna
Re: [rivisto] [capolavoro?] Le regole dell'attrazione (2002) [messaggio #28738 è una risposta a message #28682] ven, 11 febbraio 2011 14:19 Messaggio precedenteMessaggio successivo
rober1 \(U-N-O\)  è attualmente disconnesso rober1 \(U-N-O\)
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"susanna" <sus4@eliminami.libero.anchequesto.it> ha scritto nel messaggio
news:4d53255d$0$1370$4fafbaef@reader1.news.tin.it...
> rober1 (U-N-O) titiros1@libero.it ha scritto:

(vedo che il post è lungo e articolato, provo a replicare ancora, anche se
ho l'impressione che l'argomento non interessi più a nessuno)

>>> La credulita' e' sospesa fin da quando il regista ci
>> vuol far credere che Hitler se ne va al cinema, a
>> Parigi, chiedendochewingum ai militari.
>> Il problema non e' questo.

Ok, fin qui ci siamo.

> Il problema e' quello di una lunga sequenza in cui
> Tarantino, nel tentativo di rappresentare un concetto, il > primo della
> sua carriera, lambisce piu' volte il ridicolo.
> La metafora e' cosi' evidente che e' quasi patetica, nel > suo tentativo
> di renderla credibile; non e' il solito
> scherzo metacinematografico, qui si fa
> per davvero.
>
> 1. Esposizione preventiva dello scopo: plongee del >nero, dietro la
> quinta,
> con sigaretta accesa, cumulo di celluloide e schermo
> cinematografico rigorosamente in fila e simmetrici
> nell'inquadratura. Il nero (lo stereotipodell'antagonista), > con le armi
> (fuoco e celluloide), davanti al nemico
>(con lo schermo che lo protegge). Plongee, movimento > di macchina preciso,
>enunciativo, fissante: questo sta
> per succedere, e te lo sto dicendo.

Immagine mica da ridere, tra l'altro.
I saboteurs a monte e a valle dello schermo, le pellicole equiparate a
pallottole, la tensione che sale.

> 2. La terza scena (dopo quella iniziale e quella della
> taverna) che ritengo ottima: l'omicidio di Soshanna, in
> montaggio alternato con le fasi dell'attentato

> 3. Soshanna che da morta rivive sulla pellicola (il >cinema che interviene
> nella storia) e ordina la vendetta. > Notare: il fuoco innescato dal nero
> brucia lo schermo
> con il primissimo piano di Soshanna che ride, tipo
> Giovanna d'Arco. Tarantino scherza? No, ci crede, sta > rappresentando una
> figura mitica.

Sono abb. d'accordo sulla descrizione, però tralasci ciò di cui parlavo
prima, il fatto che tutto l'ambaradan massacratorio s'inneschi dopo la
chiaccherata tra aldo e landa.
Ovvero: prima i "potenti" (landa e gli alleati) raggiungono
un accordo, poi Tarantino dà il via al tutto.
Di fatto, nel film, la storia si decide prima altrove, all'esterno del
Cinema (calcola anche la separazione degli spazi), mi pare un punto
piuttosto fondamentale.

Se Tarantino avesse messo in moto shosanna
prima di eventuali accordi esterni, ad es., allora ok, il cinema avrebbe
assunto un ruolo di antagonista decisivo, senza sfumature.

Così viene invece collocato in una posizione più debole, la resa dei conti
finale si consuma tra antagonisti già condannati, già abbandonati al loro
destino, già scaricati da tutti.

Per cui la figura shosannesca è meno facitrice di storia di quanto non
sembri, non è nemmeno granchè mitica perchè non diventa mito, di lei non sa
e non saprà mai niente nessuno.

> Ora il dicorso era: e' organico, IB?
> No, e' una giustapposizione di scene, ognuna con i > <propri sensi interni
> (realismo, iperrealismo, simbolismo), <tutte dannatamente scorrelate. Alla
> fine, un film > sbagliato.

Però mi pare esageri con questa disomogeneità, il film è imperfetto (a me
non piacquero troppo due scenette di raccordo, alla fine del 3° e del 4°
cap., il resto tutto liscio) ma non così tanto.
Ad es. il capitolo finale avrà anche la sua brava componente simbolica, ma
ci si arriva dopo un normale decorso narrativo, solo gli ultimi dieci minuti
sono "discorsivi".

Il terzo e quarto capitolo poi sono realistici, più o meno come il primo.

E il film si chiama "IngloUrious BasteErds", il che, tradotto in italiano,
suona più o meno "BastaUrdi senza gloUria".

Un pò sgrammaticato lo è sin dal titolo, eh.

> : Quella che si consuma nel cinema mi pare una >vendetta molto più
> : privata, tetra e inutile di quanto non sembri; me lo fai <troppo ingenuo
> tarantino.

> : Prima landa decide (impone la sua decisione ai bastardi, in effetti),
> : solo *poi* si consuma la riscrittura cinematografica della storia; e
> : quando i nazi bruciano la ragazza è già morta, e il suo "fantasma"
> : giustamente ghignante è labile come la luce del proiettore.
>
>
>
>
><<< Labile un corno: il cinema la rende viva dopo <<<<morta, cosi' viva che
>e' il cinema (lei che parla da <<morta) a dare l'ordine reale
>dell'annientamento.

Dicevo il "fantasma", quello proiettato dalla luce sul fumo, non il volto
parlante sullo schermo.
Intendevo dire che è una sopravvivenza labile, e lei un'eroina senza
testimoni.

Il Dillinger di Mann ad es. "sopravvive" via cinema, e infatti andiamo a
vedere le sue gesta ancor oggi (anche il poliziotto testimonia le sue
parole), lei no, è il milite ignoto, è la vittima senza più nome.

E non è il cinema in generale, ma ovv. il cinema "contro", incistato anche
fisicamente in quello ufficiale/al potere, come i bastardi sono incistati in
inglourious basterds
e le U dentro il titolo.

: ::: E' un simbolismo estremo, e rozzo perche' telefonato,
:: insistito, rozzamente costruito (il ghigno durante il rogo
:: e' bestiale, da Neri : Parenti).

Eh no, lasciamo anche stare tutto il resto, ma qui davvero non ti seguo, il
ghignare è perfetto.
QT oppone retorica a retorica, propaganda nazi e. relativa replica
shosannesca, azione e reazione.
In altre parole non è certo Tarantino a retoricheggiare, retorico è lo
sparatutto nazista cui shosanna contrappone il suo feroce contro-messaggio.
Un messaggio ovviamente a tono, comprensibilmente rabbioso e anche
"insistito", e vorrei pure vedere, le
hanno massacrato la famiglia per non parlare del resto, che almeno il suo
"fantasma" se la goda!

Sarebbe stata ridicola una conclusione soft, piuttosto.
Sarebbe stato retorico o adirittura "vanziniano" se a ghignare in quel modo
fosse stata la vera shosanna, non la sua versione schermica vicaria.

Il "discorso" finale comunque è anche più complesso, abbiamo tralasciato
alcune cose:
1) La contrapposizione tra cabina di proiezione e sala.
In cabina di proiezione c'è anche zoller, non solo shosanna (t. li inquadra
di nuovo prima del massacro), perciò il rapporto che s'instaura non è solo
tra shosanna e la sua versione filmica che le sopravvive e la vendica, ma
anche tra i due in quanto "essere umani" e i due in quanto nemici oggettivi,
destinati a confliggere fotogramma come fotogramma, poco dopo.

2) La struttura a incastro, il gioco di specchi.
Abbiamo in primo luogo lo sparatutto nazista, poi i nazisti che applaudono e
sbraitano al "cinema", e infine noi che assistiamo a una scena assolutamente
analoga (ma rovesciata).
Shosanna non a caso guarda in macchina, verso lo spettatore reale.

:: Non e' una vendetta privata, che si sarebbe consumata
:: su Landa, ovviamente.

Sì, volevo dire non così influente sui destini storici, visto che a
controllare quasi tutto è Landa.

D'altro canto è vero, la contadina francese che combatte l'oppressore e
muore sul rogo è Giovanna, i nomi fanno pure rima.

Però Giovanna D'Arco volendo non è solo l'eroina liberatrice di francia o il
simbolo della fede, ma anche una figura usata dal potere, con francesi e
inglesi che cincischiavano e si accordavano alle sue spalle un pò come landa
e gli alleati.

: recitazioni classiche al limite del manierismo (su tutte,
: quella del
: francese); ci sono recitazioni fragorose, al limite del
: peggior trash (le
: mazze e i tatuaggi a fuoco).
: Nell'insieme una disomogeneita' costante.

Spero tu ti riferisca alla versione originale, perchè il doppiaggio è
davvero scadente, e io non sono un fanatico del doppiaggio, anzi.

I francesi che parlano inglese (primo capitolo) o i tedeschi che parlano
altre lingue sono piuttosto ridicoli, nella versione originale no.
Il doppiaggio di Pitt poi è piuttosto sballato, lo indurisce ed eroicizza.

Vi è certo un sottile manierismo recitativo (si vedano gli inglesi che
parlano "forbito"), ma ogni capitolo e ogni personaggio ha un suo stile,
legato diciamo al genere, e senza queste enormi discontinuità, mi parve.
Re: [rivisto] [capolavoro?] Le regole dell'attrazione (2002) [messaggio #28741 è una risposta a message #28738] ven, 11 febbraio 2011 15:43 Messaggio precedenteMessaggio successivo
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rober1 (U-N-O) <titiros1@libero.it> wrote:

> (vedo che il post è lungo e articolato, provo a replicare ancora, anche se
> ho l'impressione che l'argomento non interessi più a nessuno)

Su questo sbagli, io (e penso altri) seguo con molto interesse.
Se non intervengo e' solo perche' non ho niente di particolare da
aggiungere...

--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.
Re: [rivisto] [capolavoro?] Le regole dell'attrazione (2002) [messaggio #28742 è una risposta a message #28738] ven, 11 febbraio 2011 15:52 Messaggio precedenteMessaggio successivo
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rober1 (U-N-O) <titiros1@libero.it> wrote:

> Per cui la figura shosannesca è meno facitrice di storia di quanto non
> sembri, non è nemmeno granchè mitica perchè non diventa mito, di lei non sa
> e non saprà mai niente nessuno.

Non sono daccordo.

Tanto per cominciare non esiste un contesto extrafilmico.
Fuori dalla rappresentazione c'e' solo un contesto speculativo e
immaginario.
Le immagini sono quelle che contano e ci raccontano una storia ben
precisa.

Shosanna e la sua fine sono mito, sono simbolizzati come tali, come
mitico e' il protagonista di the searchers che esce dalla porta.
Infatti anche lui esce dalla storia per entrare nel mito, la pellicola
te lo restituisce in tutta la sua forza evocativa e simbolica.

E quello vuole Tarantino, mi pare non possano esserci dubbi al riguardo.

--
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Re: [rivisto] [capolavoro?] Le regole dell'attrazione (2002) [messaggio #28908 è una risposta a message #28741] gio, 17 febbraio 2011 00:53 Messaggio precedente
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Il 11/02/2011 15:43, SAP ha scritto:
> rober1 (U-N-O)<titiros1@libero.it> wrote:
>
>> (vedo che il post è lungo e articolato, provo a replicare ancora, anche se
>> ho l'impressione che l'argomento non interessi più a nessuno)
>
> Su questo sbagli, io (e penso altri) seguo con molto interesse.
> Se non intervengo e' solo perche' non ho niente di particolare da
> aggiungere...

Sottoscrivo.
Finché ne avete (voglia e da dire) andate avanti, per favore. :D
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