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Re: Alcuni tunisini destinati in padania [messaggio #70066 è una risposta a message #70019] |
mar, 05 aprile 2011 07:24 |
Pier Messaggi: 11 Registrato: gennaio 2011 |
Junior Member |
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> Stiamo gia' addestrando le nostrane guardie regionali.
e come la mettiamo coi loro aborti ?
Le immigrate sono il 3,5% della popolazione italiana, ma fanno il 33% degli
aborti volontari: un dato impressionante, che non può essere lasciato ai
margini della riflessione sullo stato di salute delle donne (italiane o
straniere) che vivono nel nostro Paese. Le donne che hanno fatto due, tre
aborti o più sono tre volte più numerose tra le immigrate rispetto alle
italiane: il problema dell'educazione contraccettiva e sanitaria è dunque
urgente. In Italia, in media, 88 neonati sono italiani e 12 sono figli di
immigrati: ma se analizziamo il dato per regioni, sempre aggiornato al 2010,
vediamo un quadro molto più variato: con un picco di nascite di bimbi non
italiani del 22% in Emilia Romagna, 20% in Umbria, 19% in Lombardia, Veneto
e Toscana, 18% in Piemonte, 17% in Friuli VG; ultime la Campania, con l'1%
(sì, 1%) e la Puglia con il 3%.
I problemi sanitari nelle donne emigrate esistono, e non sono solo
italiani: la Spagna, per esempio, ha le stesse percentuali di aborti
volontari, rispetto alle donne native, dell'Italia. In Olanda, l'emergenza
clandestina sta preoccupando le autorità sanitarie, perché rappresenta un'area
di grande vulnerabilità come fonte di malattie non riconosciute e, per le
MTS, anche contagiose. Una ricerca di Schoevers e collaboratori appena
pubblicata sul Journal of Psychosomatic Obstetrics and Gynecology ha
evidenziato come le immigrate illegali (clandestine, sans papier, senza
documenti, che dir si voglia) non ricorrano alle strutture sanitarie, anche
quando malate, per mancanza di informazioni, per il costo dei servizi,
perché vittime di violenza fisica e sessuale, per paura di essere cacciate
dal Paese se scoperte: vittime di una solitudine senza conforto. Risultato:
mancata o assente assistenza in gravidanza (il 19% arriva al parto senza
aver mai visto prima un medico o un'infermiera, spesso con gravidanze ad
alto rischio per mamma e piccolo), fanno scarsissima contraccezione e hanno
una percentuale di aborti quasi 10 volte superiore alla popolazione locale
(64,9 aborti per 1.000 donne). Il 70% ha problemi ginecologici, soprattutto
infezioni genitali e MTS, il 28% ha subito violenza sessuale.
Anche se il problema delle risorse è complesso e quello dei costi
angoscia tutti i Paesi occidentali. Restiamo sul fronte sanitario
ginecologico: i colleghi americani, sempre molto attenti alla
farmaco-economia, hanno analizzato con molta accuratezza il rapporto
costi-benefici di una contraccezione attiva dopo interruzione di gravidanza
o parto, con metodi di lunga durata, come la spirale intrauterina, efficace,
se la donna lo vuole, fino a 5 anni dopo l'inserimento, evitando così altri
aborti volontari e spaziando le nascite desiderate. Con una spirale inserita
a spese del servizio sanitario nazionale (per ora, in USA, non è
rimborsata), lo Stato risparmierebbe 3 dollari per ogni dollaro investito in
contraccezione. Resta un problema: come raggiungere in modo efficace le
donne immigrate per una rigorosa prevenzione primaria (prima che il primo
aborto volontario si realizzi) e secondaria (dopo l'aborto o un parto)?
Finora abbiamo usato le mediatrici culturali, almeno negli ospedali a
maggiore affluenza di immigrate.
La mia proposta: fare un censimento di immigrate/i per titolo di
studio e professione svolta prima di emigrare. Sono moltissime le
infermiere, le ostetriche, le biologhe, che nel nostro Paese fanno solo le
badanti o le colf: con un aggiornamento sulla contraccezione, la gravidanza
e le principali MTS queste donne, ora sotto valorizzate se non sfruttate,
potrebbero diventare una preziosa risorsa educazionale ed assistenziale sia
nei consultori familiari dedicati alle immigrate, sia negli ospedali oltre
che nella loro comunità. Daremmo loro più dignità e autostima: sentirsi
riconosciuti nella propria professionalità è un plus straordinario, specie
quando si emigra.
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Re: Alcuni tunisini destinati in padania [messaggio #70155 è una risposta a message #70151] |
mar, 05 aprile 2011 21:45 |
massimoprimo Messaggi: 18 Registrato: gennaio 2011 |
Junior Member |
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*Re: Alcuni tunisini destinati in padania*
Il 05/04/2011 21:39:40, Foibe ha scritto:
>> *Qualche extracomunitario è necessario per lavare le bandiere che usa bossi*
>> *barratrotta per pulirsi il culo* :oÞ
> plonk
rotfl
--
per rispondermi in e-mail basta premere il tasto "risposta in
“e-mail"
senza togliere nulla di NULLA! visto che, molti usano
avvisare di
togliere qualcosa dal proprio indirizzo per essere contattati
privatamente… ma, perché cazzo dovresti volermi contattare?
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