(IT/OT) Semiotica della musica Gino stefani/Wagner [messaggio #15548] |
gio, 07 aprile 2011 22:45 |
daniel pennac \(porta Messaggi: 569 Registrato: novembre 2010 |
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Non l'ho ancora letto è arrivato stamane, l'ho ordinato tramite Maremagnum,
la mia copia è del 1976 ed ha quell'odore di vecchio libro che mi rituffa
nell'infanzia... l'ultimo prezzo è ancora in lire : 4.000...
La copertina http://tinyurl.com/667kxsv
mi ha fatto venire in mente una frase di Wagner:
"La musica è donna.
La natura della donna è l'amore: ma quest'amore è l'amore che riceve e che
nel ricevere si dà senza riserve"
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Re: (IT/OT) Semiotica della musica Gino stefani/Wagner [messaggio #15559 è una risposta a message #15548] |
ven, 08 aprile 2011 15:58 |
egmontXYZ Messaggi: 470 Registrato: novembre 2010 |
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daniel pennac (portatile) ha scritto:
> Non l'ho ancora letto è arrivato stamane, l'ho ordinato tramite Maremagnum,
> la mia copia è del 1976 ed ha quell'odore di vecchio libro che mi rituffa
> nell'infanzia... l'ultimo prezzo è ancora in lire : 4.000...
> La copertina http://tinyurl.com/667kxsv
> mi ha fatto venire in mente una frase di Wagner:
> "La musica è donna.
> La natura della donna è l'amore: ma quest'amore è l'amore che riceve e che
> nel ricevere si dà senza riserve"
cos'è la "semiotica della musica", ammesso che sia qualcosa?
Forse la catalogazione ragionata degli eventi uditivi, a partire da quelli
semplici (come pause, altezze, etc.) fino a quelli più complessi (come
intere forme)?
Se questa è la "semiotica musicale", non c'è proprio nulla di nulla che
possa essere meno condivisibile tra persone diverse, ognuna delle quali
percepisce cose assolutamente diverse. A meno che non si parli di
espressioni banali del linguaggio, per le quali non c'è bisogno di leggere
nessun trattato o studio.
--
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Re: (IT/OT) Semiotica della musica Gino stefani/Wagner [messaggio #15562 è una risposta a message #15548] |
ven, 08 aprile 2011 17:06 |
cap Messaggi: 659 Registrato: novembre 2010 |
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On 7 Apr, 22:45, "daniel pennac \(portatile\)"
<mariorenda2NOS...@NOtin.it> wrote:
> Non l'ho ancora letto arrivato stamane, l'ho ordinato tramite Maremagnum,
> la mia copia del 1976 ed ha quell'odore di vecchio libro che mi rituffa
> nell'infanzia... l'ultimo prezzo ancora in lire : 4.000...
Bel libro. Gino Stefani è autore anche della "voce" sulla semiotica
pubblicata sul DEUMM. Ne riporto qui l'incipit, caso mai a qualcuno
venisse la curiosità di sapere di che cosa si tratta.
«La semiotica o semiologia della musica si può definire in vari modi:
studio della musica come segno e/o linguaggio; studio della
comunicazione in musica; pratica metodica e teoria scientifica della
semiosi, cioè dell'analisi-interpretazione musicale.
Il termine semiotica e il richiamo a teorie linguistiche e
semiologiche moderne appaiono in musicologia negli anni '60 salvo
eccezioni; dal 1971 la semiotica della musica si presenta formalmente
in riviste ("Musique en jeu" 5), relazioni in congressi musicologici
(Roma e Toronto 1972), congressi specifici (Belgrado 1973, Roma 1974)
e finalmente al 1° Congresso dell'Associazione internazionale di
semiotica (Milano 1974); contemporaneamente il lavoro semiologico si
va avviando in vari Paesi, nella scuola, sia a livello accademico sia
a livello di base.
Una preistoria della semiotica della musica risale peraltro alla più
remota antichità . Le musicologie mediterranee e orientali avevano
infatti un carattere essenzialmente semiologico, e l'aspetto che oggi
appare dominante negli studi sulla musica, quello storicistico, ha
inizio soltanto due secoli fa. Ancora la cultura barocca ha elaborato
una teoria retorico-semiologica della musica che in parte è tuttora
valida. Quanto all'epoca moderna è forse prematuro cercar di redigere
una retrospettiva delle tendenze e realizzazioni musicologiche che si
potrebbero a posteriori considerare semiologiche; ma nella odierna
semiotica della musica confluisce evidentemente moltissimo del
passato, anche se un'acquisizione veramente nuova obbliga sempre a
rivedere più o meno integralmente le sistemazioni precedenti. In
questo senso, uno dei compiti della semiotica della musica è rileggere
la tradizione musicologica e orientarne la prassi attuale in accordo
con quanto sta avvenendo oggi nello studio degli altri sistemi di
significazione e processi di comunicazione.»
Buona lettura :)
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Re: (IT/OT) Semiotica della musica Gino stefani/Wagner [messaggio #15565 è una risposta a message #15559] |
ven, 08 aprile 2011 17:51 |
Federico Spano' Messaggi: 483 Registrato: novembre 2010 |
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On Fri, 08 Apr 2011 15:58:05 +0200, egmontXYZ@email.it (egmont) wrote:
>cos'è la "semiotica della musica", ammesso che sia qualcosa?
>
>Forse la catalogazione ragionata degli eventi uditivi, a partire da quelli
>semplici (come pause, altezze, etc.) fino a quelli più complessi (come
>intere forme)?
>Se questa è la "semiotica musicale", non c'è proprio nulla di nulla che
>possa essere meno condivisibile tra persone diverse, ognuna delle quali
>percepisce cose assolutamente diverse. A meno che non si parli di
>espressioni banali del linguaggio, per le quali non c'è bisogno di leggere
>nessun trattato o studio.
In questo caso ti suggerisco di leggere qualcosa su (o di) Manfred
Clynes.
--
Federico Spano'
"per un docente delle superiori i periodi di ruolo trascorso alle scuole
medie vale prima del passaggio di ruolo vale quanto quello delle superiori o
la metà ?"
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Re: (IT/OT) Semiotica della musica Gino stefani/Wagner [messaggio #15576 è una risposta a message #15575] |
ven, 08 aprile 2011 22:28 |
Shapiro used clothes Messaggi: 2794 Registrato: novembre 2010 |
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"daniel pennac (portatile)" <mariorenda2NOSPAM@NOtin.it> ha scritto nel
messaggio news:4d9f6baf$0$38639$4fafbaef@reader1.news.tin.it...
> Il cui "linguaggio, musica, poesia" è, anche lui, paradossalmente fuori
> catalogo!
Sì.
Finora l'Einaudi si era quasi salvata (sottolineo il quasi) ma da qualche
anno a questa parte la logica dissennata del resto del gruppo si sta facendo
evidente.
La saggistica di quel tipo, se ho capito bene, si ristampa solo quando ci
sono adozioni (adozioni corpose; la Sapienza e così via).
Con le fantastiche riforme universitarie fatte negli ultimi dieci anni (non
solo dal centrodestra, peraltro) non si sa bene chi e come potrà adottare
certi libri, che spesso e volentieri superano le duecento se non le trecento
pagine; e qui ho in mente soprattutto cose di teoria e storia della
Letteratura, ma probabilmente la tendenza riguarda anche Ruwet, Nattiez e
compagnia.
Contestualmente non ristampano neppure i classici e l'ottima narrativa che
hanno sempre avuto in catalogo (finirà per comprare i diritti di tutto
Calasso, il cui ultimo colpo è essersi aggiudicato Gadda, che era
tradizionalmente un autore di Garzanti e, parzialmente, di Einaudi; anche se
le nuove edizioni andranno per le lunghe, da quel che ho letto) e vanno in
cerca di porcherie e porcheriole varie da pubblicare nella becerissima
collana "Stile libero", dove accanto a qualche anglosassone (per lo più)
efficace compaiono boiate varie, molto varie. La cosa tragicomica è che
giustificano la cosa con presunte logiche di mercato. Come se il pubblico
fosse uguale ovunque. Quello è il pubblico della televisione, in realtà .
O tempova, o moves, come diceva quel tale sulla coffa.
dR
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