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Sentieri Selvaggi su "Super 8" [messaggio #114632] sab, 10 settembre 2011 22:27
Roberto  è attualmente disconnesso Roberto
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Registrato: maggio 2009
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http://www.sentieriselvaggi.it/307/43488/IL_DOPPIO_CINEMA_-_ Super_8,_di_J.J._Abrams.htm

"Magnifica opera firmata da Abrams-Spielberg, riflessione nostalgica
complessa ed estremamente lucida sul (doppio) cinema, in cui Abrams
mette in comunicazione due mondi cinematografici differenti, due corpi
e due fazioni dicotomiche che tramite il medium tecnologico riescono a
drammatizzare un dialogo a distanza, quasi un'ammirazione estatica nel
rispetto delle parti

In principio era e sarà il (doppio) Cinema, sembra volerci dire J.J.
Abrams in Super 8. Al suo terzo film da regista, l’autore di Lost (con
Steven Spielberg produttore) si cimenta in uno sci-fi che recupera
quasi filologicamente suggestioni letterarie, fumettistiche e
cinematografiche rintracciabili in gran parte dell’immaginario
collettivo dal Dopoguerra a oggi. In ambito cinematografico sono
molteplici gli omaggi al grande cinema fantastico americano degli anni
Settanta e Ottanta, non soltanto gli spielberghiani Incontri
ravvicinati ed E.T. ma anche I Goonies di Richard Donner e il
semidimenticato Explorers di Joe Dante tanto per citarne alcuni. Un
gruppo di teenager con la passione per il cinema, sta girando un
cortometraggio da presentare a un festival cinematografico per
esordienti, tra questi ci sono Joe , figlio del vicesceriffo Jackson
Lamb, e l’aspirante regista Charles. Si tratta di una storia di zombie
in cui il personaggio femminile è la bella Alice. Una notte, mentre
stanno girando una scena di dialogo, i ragazzi diventano testimoni di
uno spettacolare incidente ferroviario che coinvolge un treno merci e
l’automobile di un loro professore. Quando sul luogo dell’incidente
accorrono truppe dell’esercito, il sospetto che dietro la collisione si
celi qualcosa di oscuro e misterioso comincia a insinuarsi nella mente
di Joe. Anche perché nei giorni seguenti strani incidenti si verificano
in città e la situazione comincia a degenerare.
La portata teorica di Super 8 è notevole. È nel pieno della magia del
set arrangiato alla stazione ferroviaria che le battute dette da Alice
in primo piano di fronte alla cinepresa diventano illuminazioni
“hollywoodiane” che scatenano l’innamoramento di Joe. Frammenti di un
cinema classico in soggettiva, quasi una specie di melodramma mentale
rielaborato dai giovani protagonisti, che la “realtà” delle riprese in
super 8 nega di fatto. E sono sempre le immagini a creare emozione
psicologica nella sequenza in cui attraverso i filmati amatoriali Joe
ricorda la compianta madre in uno dei momenti più commoventi del film.
La cinepresa abbandonata sul luogo dell’incidente rivela, per parte
sua, l’esistenza aliena in un aperto riferimento a un altro lavoro
firmato Abrams, quel Cloverfield di Matt Reeves nel quale la ripresa
amatoriale diventava documentazione in diretta di una rappresentazione
fantastica maggiormente orrorifica e legata allo stereotipo
dell’extraterrestre malvagio. Il Cinema quindi. È attraverso di esso e
il mezzo tecnologico di riproduzione visiva che l’Altro viene rivelato.
In tal senso la lunga sequenza delle riprese della scena alla stazione
diventa una sorta di allestimento liturgico al vero Evento drammatico
della sequenza, non la scena del film nel film bensì lo spettacolare
incidente che la troupe si trova casualmente a filmare.
Del resto in Super 8 ci sono due idee di cinema tra loro differenti che
solo apparentemente paiono fondersi. Il film di Spielberg-Abrams da una
parte, erede di una tradizione cinematografica spettacolare che
soprattutto nella seconda parte esplode definitivamente con la
battaglia aperta tra l'extraterrestre e l'esercito americano, il film
nel film girato in economia (il super 8 appunto) dai ragazzini, che ha
per modello i b movie cinquanteschi e gli esperimenti low budget dei
cinefili esordienti. Super 8 ha l’ambizione di mettere insieme questi
due modelli cinematografici, non tanto per compenetrarli in una sintesi
equilibrata quanto per metterli in comunicazione tra loro all’interno
del film stesso, creando in tal senso un dibattito estetico e culturale
tra i due modelli tutto interno all’opera, che a sua volta trova
rispecchiamento immediato nell’incontro-scontro tra l’alieno e gli
umani che il film drammaturgicamente racconta. Un dialogo che non si
risolve in un abbraccio definitivo e comunitario, ma in una nuova
consapevolezza “a distanza”, quasi una ammirazione estatica che non
porta alla contaminazione ma al rispetto delle parti."
 
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