Loading
Home » Musica » Classica » Turandot, Fable chinoise de Ferruccio Busoni
Turandot, Fable chinoise de Ferruccio Busoni [messaggio #15714] |
mar, 12 aprile 2011 22:11 |
turdusmerula Messaggi: 491 Registrato: novembre 2010 |
Senior Member |
|
|
Sul sito di Arte
http://liveweb.arte.tv/
viene proposta questa Turandot di Busoni, che mi ha incuriosito e che però
mi trova privo di criteri di giudizio non conoscendo nulla di Busoni e della
sua musica. Lacuna alla quale non posso rimediare gogglando a vanvera qua e
la.
Qualcuno ha visto quest'opera e ne vuole parlare?
--
--------------------
turdusmerula
--------------------
|
|
| |
Re: Turandot, Fable chinoise de Ferruccio Busoni [messaggio #15727 è una risposta a message #15714] |
mer, 13 aprile 2011 13:24 |
squash Messaggi: 20 Registrato: febbraio 2011 |
Junior Member |
|
|
turdusmerula ha scritto:
> Qualcuno ha visto quest'opera e ne vuole parlare?
da "The Kobbé's opera Book":
Turandot
Favola cinese in due atti, da Cartlo Gozzi, libretto del compositore.
Prima rappresentazione:
Zurigo, 1 maggio 1917. Prima rappresentazione a Francoforte, 1918;
Berlino, 1921, interpreti Lola
Artôt de Padilla, Ober, direttore Blech. Ripresa al festival di Venezia,
1940, int. Carbone, Limberti,
Ziliani, Colella, dir. Previtali; Amburgo, 1948, int. Werth, Melchert,
dir. Grüber; La Scala, 1962, int.
Kabaivanska, Cioni, dir. Sanzogno; Berlino, Deutsche Oper, 1966, int.
Annabelle Bernard, Haefliger,
dir. Patanè. New York, Little Orchestra Society, 1967, int. Hannelore
Kuhse.
Imperatore Altoum Basso
Turandot, sua figlia Soprano
Adelma, sua confidente Mezzosoprano
Calaf, giovane principe incognito Tenore
Barak, suo servo fedele Baritono
Regina Madre di Samarcanda Soprano
Truffaldino, capo degli eunuchi Tenore leggero
Tartaglia, Pantalone, ministri di Altoum Bassi
Otto dottori Tenori, bassi
Cantante Mezzosoprano
Schiavi, danzatrici, lamentatrici, eunuchi, soldati, un sacerdote
Luogo: Estremo Oriente
Epoca: tempo delle fiabe
Durata: 1 ora e 25 minuti
Nel 1905 Busoni compose le musiche di scena per la Turandot di Carlo
Gozzi, rimaste inusate fino
alla messa in scena di Reinhardt del 1911. LÂ’opera fu composta rapidamente
come pendent ad
Arlecchino, nel 1917. L’azione è grosso modo quella nota al pubblico
dallÂ’opera pucciniana con il
medesimo titolo.
Atto I. UnÂ’introduzione a tempo di marcia conduce alla prima scena. Calaf
irrompe nelle porte di
Pechino e, rapito, saluta la città . Il suo vecchio servo Barak lo
riconosce: non avendolo visto per
molto tempo, lÂ’aveva creduto morto. Calaf gli dice che anche suo padre
Timur è vivo e che si trova
a Pechino in cerca di fortuna. Barak gli racconta di Turandot e degli
indovinelli, al che Calaf ride,
incapace di prendere la storia sul serio, pur scorgendo alcune teste
infilate su picche per ordine di
Turandot. Barak indica la processione funebre che sta sfilando, in onore
del principe di
Samarcanda, messo a morte quel giorno stesso. Il lamento funebre è guidato
dalla madre del
principe, unÂ’anziana Mora. Alla fine, ella maledice Turandot e ne getta
lontano da sé il ritratto, il
quale, riferisce Barak, si dice basti a rendere schiavi coloro che lo
guardano. Calaf lo guarda e in un
arioso proclama il suo amore per la ritratta. Tenterà la sorte.
Scena II. A sipario chiuso, Truffaldino viene al proscenio e, in acuta
voce tenorile, convoca degli
schiavi.
Musica lenta e solenne annuncia lÂ’arrivo dellÂ’imperatore Altoum, padre di
Turandot, preceduto da
saggi dottori e attendenti. LÂ’imperatore si rammarica del crudele
comportamento della figlia
mentre i suoi due comici consiglieri, Pantalone e il balbuziente
Tartaglia, gli fanno corona
adulandolo. In una breve aria, lÂ’imperatore prega Confucio di poter alfine
acquistare un figlio
nellÂ’imminente sfida fra lo straniero e Turandot. Comanda che lÂ’incognito
pretendente gli sia
condotto. Squilli di trombe: Calaf si getta ai piedi dellÂ’imperatore. Il
vecchio rimane impressionato
dall’aspetto dello straniero. Chi è? Calaf risponde di essere un principe
ma che il suo nome deve al
momento rimanere sconosciuto. LÂ’imperatore gli ordina di ritirarsi, ma
Calaf replica di volere
Turandot o la morte: non considera di avere una terza scelta. Altoum gli
offre onori e ricchezze se
vorrà rinunciare alla prova. Pantalone e Tartaglia si uniscono al
tentativo di persuasione, ma Calaf
non tentenna. Il brillante quartetto si conclude sulla con Calaf che
ribadisce la sua decisione in una
seria di La acuti.
Entra Turandot, velata. Vuole sapere chi oserà competere in saggezza con
lei ma, quando vede lo
straniero, ammette fra sé di esserne colpita. Adelma, sua confidente, in
un a parte riconosce il
principe come il giovane di cui s’invaghì da ragazza.1 Calaf nega ancora
di avere una terza scelta;
Turandot risponde che la morte di lui sarà la sua morte.
LÂ’imperatore suggerisce che Turandot sottoponga tre indovinelli facili in
modo che si possa
onorare formalmente la prova; dopo, potrà aver luogo il matrimonio.
Turandot rifiuta: gli
indovinelli sono prescritti dalla legge. Truffaldino suona una campana e
annuncia ogni indovinello.
Questi indovinelli sono su un livello più metafisico di quelli dell’opera
di Puccini e le risposte ne
sono, rispettivamente, la Ragione umana, lÂ’Usanza e lÂ’Arte. Dopo che Calaf
ha indovinato il
secondo, Turandot gli offre la libertà e di tralasciare l’ultima. Egli
rifiuta, ma quando Turandot si
toglie il velo, pronunciando lÂ’ultima domanda, pare che Calaf si
smarrisca. Tuttavia si riprende e
risponde correttamente anche al terzo indivinello.
LÂ’imperatore e il suo seguito sono felici del successo di Calaf; si fa
venire musica, la soddisfazione
è generale. Turandot ammette la sconfitta ma dice che non può sopportare
la vergogna: si
ucciderà all’altare. Calaf ammette che, se Turandot lo odia, la sua
vittoria non ha senso. Le offre
una quarta possibilità : sarà lui a proporle un indovinello – qual è il suo
nome?
Atto II. Il coro e il suo capo cantano a sipario chiuso. Quando si leva,
siamo nella stanza di
Turandot. Danze e canti di schiavi, che Turandot ferma e manda via. Non
vede chiaro in se stessa:
ama dopo tutto il vittorioso straniero? Sa che se si arrendesse lo
rimpiangerebbe presto. Turandot
intende morire intatta, così ha deciso. La sua aria è altamente drammatica
e, malgrado la sua
maggiore economia di mezzi, non meno esigente per la cantante dellÂ’omologa
musica di Puccini.
Truffaldino ha guidato la ricerca del nome dello straniero. La sua aria è
scritta per trarre il massimo
partito dalla voce leggera e acuta che lo caratterizza in tutta lÂ’opera.
Alla sua domanda, Calaf ha
risposto: “Morte, o Turandot.”
Arriva lÂ’imperatore a dire di sapere il nome dello straniero, ma che per
niente lo dirà a Turandot.
Lei lo confronta aspramente: si pentirà di queste parole ingiuste. Sfoga
con Adelma la sua
infelicità . Adelma dice che non è solo l’imperatore a conoscere quel nome.
Con un motivo insieme
patetico e orgoglioso, Adelma nota che la principessa, pur avendola appena
chiamata “amica”, la
tiene come schiava; se volesse darle la libertà , Adelma le rivelerebbe il
nome dello straniero. Il
principe rise di lei una volta, quandÂ’era ragazza, e lei ora vuole
vendetta più di ogni altra cosa al
mondo. Turandot la chiama sorella e Adelma le sussurra allÂ’orecchio.
Un intermezzo porta allÂ’ultima scena, che si svolge nella stanza del
trono. Tamburi battono il ritmo
di una marcia funebre, durante la quale Tartaglia e Pantalone si
lamentano, chiedendosi intanto il
perché dei suoni di lutto. Risponde l’imperatore: è per Turandot, per
nessun altro. Dapprima
Turandot concorda e Calaf ammette di essere affranto per l’infelicità che
il suo successo le dà .
LÂ’imperatore ordina quindi una musica allegra, ma allÂ’improvviso Turandot
si rivolta contro di loro
e ammette che la musica funebre era parte del suo piano per far più dolce
la sua vendetta.
Conosce il nome dello straniero: Calaf! Lo manda via, con costernazione
dellÂ’imperatore, ed egli si
volge per andare, dicendo che non faticherà a trovare una guerra in cui
morire. Ma proprio mentre
si congeda, Turandot lo saluta come suo marito e il lamento funebre si
trasforma allÂ’istante in coro
di gioia, soprattutto per lÂ’imperatore, il cui dolore ha termine.
[H.]
NOTE
1 Fu da questo personaggio che Puccini e i librettisti Simoni e Adami
trassero la tragica figura di
Liù.
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad abuse@newsland.it
|
|
| | | | |
Vai al forum:
Ora corrente: ven ott 04 22:28:08 CEST 2024
Tempo totale richiesto per generare la pagina: 0.02661 secondi
|