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Re: Dicono di noi [messaggio #138965 è una risposta a message #138575] |
sab, 12 novembre 2011 20:32 |
Herr von Faninal Messaggi: 944 Registrato: luglio 2011 |
Senior Member |
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"gigi" <aa29NOSPAM@voila.fr> ha scritto nel messaggio
news:4ebd41f9$1@news.x-privat.org...
> "Herr von Faninal" ha scritto nel messaggio
> news:j9j7m1$6va$1@nnrp-beta.newsland.it...
>
>>
>> "gigi" <aa29NOSPAM@voila.fr> ha scritto nel messaggio
>> news:4ebce598$1@news.x-privat.org...
>> > - visto che il confronto di partenza era tra italiani e francesi vorrei
>> > far notare che anche la francia è "di cultura cattolica"
>>
>
> temo di essermi espresso male (troppo sinteticamente).
> intendevo dire che per secoli la storia francese (e quindi la cultura che
> ne è derivata) si è svolta in "area cattolica", seppur in modo diverso da
> quello italiano, o spagnolo, o...
> inoltre, come scrivi, è ancora la confessione maggioritaria
anch'io ho fatto lo stesso errore.
Tento di spiegare meglio il mio pensiero: in Francia il "fatto religioso"
(genericamente inteso) non è più motivo di confronto, di discussione, di
tensione sociale o, viceversa, di coesione sociale per la maggior parte dei
cittadini.
Ergo, la religione è - da tempo - scomparsa dal dibattito culturale,
intellettuale, sociale e artistico.
Fatto salvo alcuni isolati casi e fatto salvo per la parte della comunità
musulmana praticante e francamente revanchista.
Per il resto, rimane un fatto privato, appunto.
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Re: Dicono di noi [messaggio #139129 è una risposta a message #138536] |
dom, 13 novembre 2011 10:26 |
Shapiro used clothes Messaggi: 2794 Registrato: novembre 2010 |
Senior Member |
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"Herr von Faninal" <wargh@mail.nz> ha scritto nel messaggio
news:j9j7m2$6va$5@nnrp-beta.newsland.it...
>> milioni di libri venduti in libreria corrispondono per lo più alle
>> memorie di Allevi, ai libri di Vespa, trattati di giardinaggio, foto
>> artistiche di donne nude, etc.
>> Io ad esempio di libri ne ho comprati pochi, ho attinto dalla biblioteca
>> di famiglia, li ho presi in biblioteca, me li sono fatti prestare da
>> amici e parenti... se sono l'ignorante che sono non è certo perchè non ho
>> speso abbastanza soldi in libreria!
>
> vabbè, il consumo culturale si valuta anche da queste cose eh.
Ecco, si valuta "anche" da queste cose.
Il mio è un punto di osservazione non generalizzabile, ma la gran parte di
quel che si vende non rientra nella lista di Kowalski. Magari vendessimo
libri di giardinaggio, che peraltro è un'attività di grande interesse,
richiede cultura, attenzione e sensibilità (l'Inghilterra insegna, non tanto
per la sensibilità , quanto per il giardinaggio). Per me il problema è
proprio di pigrizia mentale. E riguarda anche le persone di cultura media e
medio-alta, non solo gli ignoranti conclamati che, in quanto tali, penso
esistano più o meno dappertutto.
Si compra, e chissà , magari si legge, quel che è riconducibile a una precisa
categoria, che richiede un tipo si sforzo mentale che già conosciamo e siamo
in grado di fornire (non sia mai che qualcosa ci spiazzi, ci faccia sentire
inadeguati o addirittura stupidi), che è "carino"; sul piano letterario,
trionfa la narrativa più tradizionalista, più leggibile, magari a fumetti, a
scapito di qualsiasi altro genere, poesia in testa (che richiede uno sforzo
nuovo ogni volta); curioso, visto che il grosso della nostra tradizione è
composto da verseggiatori. Insomma, non vale la pena di sforzarsi, il
modello è la fruizione televisiva, ma non mi va di dire che la colpa è della
televisione; semmai abbiamo una certa televisione per lo stesso motivo per
il quale abbiamo una certa idea della cultura. Un misto di indolenza e
rassegnazione, che credo abbia le sue radici anche nella situazione sociale
pura e semplice (se non è lo sforzo a farmi progredire nella vita, perché
darsi tanta pena? E' un luogo di comune, ma c'è qualcosa di vero e lo
impiego giusto per farmi capire).
Detto questo, mi fa ridere sentire la critica degli intellettuali che
allontanano il popolo dalla cultura con le loro astruserie. Alla fine è una
difesa demagogica dell'esistente. Certo, è giusto stigmatizzare i discorsi
vuoti, di pura apparenza. Ma prima bisogna saperli distinguere dalle cose
semplicemente difficili, che poi sono quelle che fanno crescere. Altrimenti
si corre il rischio della sindrome "tutto poteva essere meglio".
> Di questa stregua non stampiamo più libri e chiudiamo le librerie, che
> tanto basta prendere dagli scaffali della nonna e Vespa è inutile venderlo
> (cosa sulla quale concordo)
Di Vespa ne tengo sempre almeno uno. Ho un simpatico donnone sulla
sessantina (di quelle che ti attererebbero con un manrovescio, forti come
tori, e magari si lamentano di non essere più quelle di una volta;
naturalmente parla in continuazione, urlando, straripa di energia) che viene
dalla campagna apposta per comprarselo, tutti gli anni. Con una mimica di
soddisfazione (per lei Vespa è una specie di intelligenza critica) che è
semplicemente indescrivibile. Quando arriva il libro, già pregusto il suo
ingresso. Se poi ci sono in negozio un paio di professori di filosofia con
le consorti, di quelli che ho in mente io, che in realtà non studiano
veramente da non so quanto e si lamentano sempre di tutto, la soddisfazione
è completa.
Una nota positiva però c'è. I ragazzi. Quelli sotto in venti, intendo, o
appena sopra. Non molti ma ci sono. Gli unici a chiedere classici e non per
motivi meramente scolastici (le opere complete ormai non si leggono più
manco all'Università *), insieme a qualche adulto volenteroso.
dR
*Certo, è inutile dare tutta la colpa alla scuola, che è già penalizzata di
brutto. Ma non riesco a dimenticarmi che prima di toccare le superiori, si è
fatta, quasi dieci anni fa, una riforma dell'Università semplicemente
demenziale, che è stata corretta negli anni a seguire almeno cinque o sei
volte, creando un caos quasi inestricabile da gestire. Questo disastro è
stato sponsorizzato tanto dalla destra (Moratti) che dalla sinistra
(Berlinguer), con la motivazione (inesatta) che ce lo imponeva l'Europa
(cosa non vera). Abbiamo una laurea di primo livello, o come diavolo si
chiama, in cui non si può mettere in programma un'opera completa, per fare
l'esempio delle Facoltà umanistiche. A che diavolo serve, culturalmente
parlando? Che studiosi formiamo così? Gente che di Dante, Manzoni, Platone,
Hegel conosce, se va bene, il riassuntino sul manuale, magari lo stesso che
ha usato al liceo? Gente che ha imparato cosa siano la filologia e la
linguistica in un corso, rispettivamente, di due e di quattro mesi, anzi,
sei e dodici settimane?
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Re: Dicono di noi [messaggio #139135 è una risposta a message #139129] |
dom, 13 novembre 2011 11:03 |
Herr von Faninal Messaggi: 944 Registrato: luglio 2011 |
Senior Member |
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"Shapiro used clothes" <vittoriocol@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:4ebf8d48$0$1375$4fafbaef@reader1.news.tin.it...
>
> Ecco, si valuta "anche" da queste cose.
> Il mio è un punto di osservazione non generalizzabile, ma la gran parte di
> quel che si vende non rientra nella lista di Kowalski. Magari vendessimo
> libri di giardinaggio, che peraltro è un'attività di grande interesse,
> richiede cultura, attenzione e sensibilità (l'Inghilterra insegna, non
> tanto per la sensibilità, quanto per il giardinaggio). Per me il problema
> è proprio di pigrizia mentale. E riguarda anche le persone di cultura
> media e medio-alta, non solo gli ignoranti conclamati che, in quanto tali,
> penso esistano più o meno dappertutto.
certamente
>
>> Di questa stregua non stampiamo più libri e chiudiamo le librerie, che
>> tanto basta prendere dagli scaffali della nonna e Vespa è inutile
>> venderlo (cosa sulla quale concordo)
>
> Di Vespa ne tengo sempre almeno uno. Ho un simpatico donnone sulla
> sessantina (di quelle che ti attererebbero con un manrovescio, forti come
> tori, e magari si lamentano di non essere più quelle di una volta;
> naturalmente parla in continuazione, urlando, straripa di energia) che
> viene dalla campagna apposta per comprarselo, tutti gli anni.
ROTFLLL
>Con una mimica di soddisfazione (per lei Vespa è una specie di intelligenza
>critica) che è semplicemente indescrivibile. Quando arriva il libro, già
>pregusto il suo ingresso. Se poi ci sono in negozio un paio di professori
>di filosofia con le consorti, di quelli che ho in mente io, che in realtà
>non studiano veramente da non so quanto e si lamentano sempre di tutto, la
>soddisfazione è completa.
>
> Una nota positiva però c'è. I ragazzi. Quelli sotto in venti, intendo, o
> appena sopra. Non molti ma ci sono. Gli unici a chiedere classici e non
> per motivi meramente scolastici (le opere complete ormai non si leggono
> più manco all'Università*), insieme a qualche adulto volenteroso.
meno male
>
> dR
>
> *Certo, è inutile dare tutta la colpa alla scuola, che è già penalizzata
> di brutto. Ma non riesco a dimenticarmi che prima di toccare le superiori,
> si è fatta, quasi dieci anni fa, una riforma dell'Università semplicemente
> demenziale, che è stata corretta negli anni a seguire almeno cinque o sei
> volte, creando un caos quasi inestricabile da gestire. Questo disastro è
> stato sponsorizzato tanto dalla destra (Moratti) che dalla sinistra
> (Berlinguer), con la motivazione (inesatta) che ce lo imponeva l'Europa
> (cosa non vera).
hai perfettamente ragione, ahimé
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