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[UFV] REDACTED (De Palma, 2007) [messaggio #33002] ven, 22 luglio 2011 17:53
Roberto  è attualmente disconnesso Roberto
Messaggi: 892
Registrato: maggio 2009
Senior Member
E’ abbastanza sorprendente che l’aspetto di cui prevalentemente si è
parlato a proposito di questo film, ossia il potere delle immagini, la
manipolazione della verità, la natura fraudolenta di ogni
rappresentazione, materiale che in mano a De Palma dovrebbe presumersi
incandescente, sia in realtà assolutamente secondario nell’economia
complessiva di un film che sembra piuttosto il risultato di un’urgenza
tutta emotiva, scaturita da una linea ideologica ben precisa
(l’inutilità della guerra in Iraq, lo squallore dei luoghi e di una
condizione militare gratuita, frutto dell’imperialismo interventista e
propagandistico degli Stati Uniti).

Preso atto di una tale impostazione, in cui, ripeto, il tema teorico
delle immagini è solo accennato e comunque secondario, devo dire che
il film ha un suo perché. Beninteso, ODIO le riprese digitali, e
ritengo che l’effetto verità di cui pure De Palma, finora sublime
ingannatore, blatera senza freni negli extra del dvd, sia una
colossale cazzata, l’equivoco supremo dell’Epoca delle Macchinette,
dove tutti sono registi, tutti girano qualcosa e, non dico Michael
Moore e i suoi finti documentari, che in un mondo perfetto dovrebbero
essere gli unici a gioire della rivoluzione digitale, ma persino i
registi veri (da Michael Mann a David Lynch) si dicono finalmente
felici e leggeri, liberati dal peso fisico dell’attrezzatura, dalla
responsabilità dei grossi budget, dalla rigidità e dalla analogicità
del cinema tradizionale.

Vabbe’, sopportiamo, anche se c’è da chiedersi che c’azzecca De Palma
con questa roba. Ma è pure vero che il suo cinema ha raggiunto con
“Femme fatale” l'apoteosi virtuosistica, continuare su quella strada
era impossibile (e infatti “Black dahlia” ha deluso assai), quindi
posso capire che ad averlo affascinato, di “Redacted”, sia stata la
possibilità di mescolare media diversi (videocamera, filmati di
YouTube, camere di sorveglianza, visori notturni…), permettendogli di
rifare “Vittime di guerra” attualizzandolo, cioè togliendo da quello
tutto il cinema e lasciando la (sic) “nuda verità”. Che poi sempre
finta è, anzi di più, come un reality show. Ma questa consapevolezza
nel film (e dalle dichiarazioni del regista) non traspare,
l’operazione sembra un sincero documento di denuncia, vuole essere un
pugno nello stomaco. E visto così, ripeto, il film funziona. I
dialoghi sono buoni, gli attori (ops! I soldati!) sono molto bravi
(fantastico Daniel Stewart Sherman, alias "Rush"), il tema è duro.

Ma mi pare che mi si voglia dire che il cinema è finito, che ha
esaurito la sua funzione. Oppure ho capito male?
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