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Digitale terrestre - Prime sconfitte [messaggio #1162] ven, 30 gennaio 2009 12:21 Messaggio precedente
Aldo  è attualmente disconnesso Aldo
Messaggi: 2
Registrato: gennaio 2009
Junior Member
http://www.corriere.it/economia/09_gennaio_30/grasso_433b436 a-eea1-11dd-ba39-00144f02aabc.shtml

per mantenere molti trasmettitori attivi ci vuole l'energia che
illuminerebbe una città
Digitale terrestre, prime sconfitte
Gli esperti tv: «Tecnologia costosa, limitata, obsoleta» Esperienza
difficile in Sardegna. E si guarda al satellite
Un dubbio, un forte dubbio, sta serpeggiando fra gli operatori del settore:
a Mediaset qualcuno non ci dorme la notte; in Rai dicono che non è colpa
loro, che se non ci fosse stata di mezzo l'imposizione dell'Unione europea.;
al ministero rassicurano, non potendo fare altro. Il dubbio nasce dal fatto
che, dopo infiniti rimandi, il digitale terrestre incontra più difficoltà
del previsto e che, alla fine, rischia di rivelarsi per quello che è: una
tecnologia obsoleta, costosa, limitata. Quello che l'ex ministro Gasparri
presentava come il Paradiso terrestre delle comunicazioni pare ogni giorno
di più un inferno. La messa in opera del Dtt è in sofferenza, come
testimonia la Sardegna, dopo lo switch off di ottobre, lo spegnimento della
tradizionale tv analogica e il passaggio coatto alla nuova tecnologia. In
molte zone ci sono seri problemi di ricezione: non si vede ancora il nuovo
ma non si vede più neanche il vecchio. Della nuova situazione ha
approfittato Sky, aumentando il normale trend dei propri abbonamenti
sull'isola. Che il passaggio da una tecnologia di vecchio tipo a una nuova
comportasse una serie di problemi lo si sapeva, succede in tutti i campi.
C'è molta confusione sui decoder (quelli comprati a minor prezzo non danno
garanzie di affidabilità, alcuni non hanno nemmeno gli standard europei e
quindi non riescono a captare le frequenze Vhf, su cui trasmette la Rai), la
sintonizzazione dei canali non è impresa facile, molte antenne vanno
sostituite o ripuntate e comunque liberate dei vecchi filtri. Nei centri
urbani i risultati cominciano a dare i loro frutti e dove prima si vedevano
20 o 25 canali adesso se ne possono vedere 80, con una migliore qualità
dell'immagine. Ma i veri problemi di fondo sono altri, due in particolare.
La tecnologia del Dtt è una tecnologia pesante, ha bisogno di molti
trasmettitori, più potenti e più capaci dei mille e mille vecchi tralicci
con cui, in cinquant'anni di storia, la Rai è riuscita a «illuminare»
l'intero Paese.

È vero, come sostiene qualcuno, che anche altri Paesi europei hanno avuto
problemi nel passaggio dall'analogico al digitale ma nessun Paese europeo ha
la struttura orografica dell'Italia. C'è tutto un fiorire di aneddoti e di
leggende sulla straordinaria bravura dei tecnici Rai nel portare il segnale
nelle più sperdute e inaccessibili zone delle valli alpine e della dorsale
appenninica. Adesso il problema si ripropone, più grande ancora. Come
dimostra appunto il caso dell'esperimento Sardegna. E quando, fra poco,
toccherà alla Valle d'Aosta, al Piemonte, al Trentino, alla Campania cosa
succederà? A fronte di questi intoppi, per altro prevedibili, c'è da
registrare un'aggiunta importante: per mantenere attivi i trasmettitori ci
vuole un enorme impiego di energia in un paese dove l'energia si compra a
caro prezzo. Se si spegnessero tutti i trasmettitori si potrebbe
tranquillamente alimentare una città, contribuendo a diminuire
l'inquinamento elettromagnetico. Senza contare, al contrario, che il segnale
via satellite ha bisogno di minore energia. Il secondo grande problema è
questo: il Dtt è la conseguente evoluzione del segnale analogico; si pensava
quindi, ragionevolmente, che il passaggio fosse più naturale, meno
traumatico, specie in regioni pianeggianti. Con un semplice decoder l'utente
trasforma il vecchio televisore in una macchina delle meraviglie. Il che è
vero, ma solo in parte. Senza entrare troppo nello specifico, il Dtt è una
tecnologia limitata, perché riesce a fornire un numero alto ma pur sempre
contenuto di frequenze. Un esempio: in questo momento va in onda il Grande
Fratello, un programma la cui caratteristica principale è che le telecamere
nella casa romana sono accese 24 ore su 24. Su Sky c'è un canale apposito
(Sky Show, 116) per vivere in diretta questa discussa esperienza. Il Dtt ne
propone addirittura due, di canali: Extra1- Premium ed Extra 2-Premium. Il
Dtt è più ricco del satellite? No, per niente. Su Sky Show c'è un tasto
verde con cui si possono scegliere, senza cambiare canale, ben quattro
inquadrature differenti, con i rispettivi sonori. Il Dtt, per fornire due
inquadrature differenti, deve impiegare non uno ma due canali. Il Grande
Fratello può apparire un esempio poco significativo («E chissenefrega di
vedere il GF!») ma se noi ragioniamo sul futuro della tv le cose si
complicano non poco. La tendenza in tutto il mondo, a partire dagli Stati
Uniti, è quella di offrire anche programmi in Alta Definizione. Che è uno
strabiliante modo di vedere la tv in grado di cambiare radicalmente le
nostre abitudini, non solo per lo sport o per il cinema.

Ma se, per ipotesi, si cercasse di portare l'HD sul Dtt i canali si
ridurrebbero drasticamente, perché l'Alta Definizione occupa molto spazio. E
poi non si era detto che l'etere bisognava riservarlo alla telefonia?
L'Italia non è un paese cablato come gli Stati Uniti, o lo è solo
parzialmente. A New York, con circa cento dollari al mese, ci si può
collegare al cavo ed avere, contemporaneamente, i servizi televisivi
(un'infinità di canali, a secondo del tipo di abbonamento) e quelli
telefonici, compreso Internet. L'ideale per l'Italia sarebbe l'introduzione
del WiFi, per poter usufruire dei vantaggi della Rete in ogni situazione,
per facilitare l'integrazione fra televisore, pc e palmare. O la banda larga
via satellite. C'è infine un problema di investimenti: impiantare il Dtt
terrestre costa. Bisogna comprare nuove frequenze, bisogna alimentare i
trasmettitori, bisogna programmare nuovi decoder interattivi, bisogna. ma in
Rai non c'è una lira. Non a caso lo sviluppo del Dtt è asimmetrico, sia dal
punto di vista tecnologico che da quello della programmazione. A parte il
piccolo miracolo di Rai4, Mediaset è molto più avanti, è come se,
paradossalmente, si dovesse tirare dietro il suo competitor (o presunto
tale, visto che nel frattempo il posto è stato occupato da Sky). Mediaset
sul Dtt ha tre ottimi canali (Mya, Joy e Steel) ma fatica a dare loro la
visibilità che meritano. Quanto tempo ci vorrà ancora perché questi tre
canali entrino nelle nostre abitudini visive? Per questo, l'invito a pranzo
di Fiorello da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi va letto
in maniera meno folcloristica di come è stato fatto. Per questo, Mediaset
sta pensando di coinvolgere la Rai in una nuova avventura satellitare, Tivù
Sat (48% Mediaset, 48% Rai, 4% La7). Eutelsat ha già pronto un satellite con
nuovi trasponder, non bisognerà nemmeno spostare la parabola di Sky. A quel
punto che fine farà il «vecchio» e costoso digitale terrestre?
 
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