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Home » Cinema » Film » [UFV - 3 righe] Il tempo dei lupi (Haneke, 2003)
[UFV - 3 righe] Il tempo dei lupi (Haneke, 2003) [messaggio #181116] sab, 24 marzo 2012 09:47 Messaggio successivo
Roberto  è attualmente disconnesso Roberto
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una catastrofe di cui non sappiamo nulla ha colpito un Paese europeo
non identificato (probabilmente la Francia). Un manipolo di uomini,
donne e bambini vagano tra miseria e povertà cercando di sopravvivere,
incontrando persone malvagie, persone generose, persone indifferenti.
Ennesimo esempio di cinema ultrarigoroso da parte di Haneke, fatto di
silenzi infiniti, tempi dilatatissimi, dialoghi ridotti all'osso e
rimozione di quasi tutto (musica, luce, movimenti di macchina...).
L'operazione guarda evidentemente a Tarkovskij, e infatti ce la mette
tutta per risultare altrettanto noioso, ma ovviamente senza nemmeno
sfiorare la potenza evocativa e la bellezza figurativa del russo.
Si arriva alla fine(?) del film e un irrefrenabile "sì, vabbe', e
quindi?!" sgorgherà anche dalle gole dei più irriducibili masochisti
del cinema (come me).

R.
Re: [UFV - 3 righe] Il tempo dei lupi (Haneke, 2003) [messaggio #181756 è una risposta a message #181116] lun, 26 marzo 2012 11:32 Messaggio precedenteMessaggio successivo
sapo68  è attualmente disconnesso sapo68
Messaggi: 613
Registrato: novembre 2010
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Roberto <returning@alice.it> wrote:

> L'operazione guarda evidentemente a Tarkovskij, e infatti ce la mette
> tutta per risultare altrettanto noioso, ma ovviamente senza nemmeno
> sfiorare la potenza evocativa e la bellezza figurativa del russo.

O.o

Film bellissimo, struggente, meraviglioso.
Un capolavoro epocale liquidato cosi'.
E poi mi parli bene di Real Steel.

Argh.

Non ci siamo, non ti riconosco piu'...

--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.
Re: [UFV - 3 righe] Il tempo dei lupi (Haneke, 2003) [messaggio #181775 è una risposta a message #181756] lun, 26 marzo 2012 12:11 Messaggio precedenteMessaggio successivo
Roberto  è attualmente disconnesso Roberto
Messaggi: 892
Registrato: maggio 2009
Senior Member
Sembra che SAP abbia detto :

> Film bellissimo, struggente, meraviglioso.
> Un capolavoro epocale liquidato cosi'.
> E poi mi parli bene di Real Steel.

epocale addirittua? E' che c'è un limite a tutto. Non riesco proprio a
capire cos'abbia di bellissimo, struggente e meraviglioso, questo film.
Cosa dovrei apprezzare? Il vuoto? Il non detto? L'umanità fantasma? la
riflessione sulla condizione umana? Quale riflessione? Che ci sono
persone cattive e persone indifferenti? Che la necessità può spingere
le persone al limite? E quindi? Da Haneke mi aspetto una maggiore
cattiveria. E dov'è il cinema? Togliamo, togliamo, togliamo, alla fine
cosa resta? L'ammonimento, la profezia, di una situazione penosa non
lontanissima nel futuro? E quindi? Servivano
Ho letto commenti incredibili su Internet. Qualcuno parla persino di
film "sconvolgente":

"Questo capolavoro è un sublime apologo sospeso, una lucida profezia
escatologica su un futuro tanto poco fantascientifico, quanto
angosciantemente reale. Allontana lo spettatore dal proprio sguardo per
ricondurlo progressivamente ad un’estetica rara e mai vista; mettendo
in abisso l’assenza, lo induce ad una continua ricerca nel focalizzare
la propria realtà perduta".

Ho superato ampiamente questa fase critica, oggi quando vedo uno
schermo perennemente nero (o bianco, o ocra) non mi viene così facile
sbavare per il "vuoto", per la "messa in abisso dell'assenza" (sic) o
per il coraggio antispettacolare del suo autore. Posso apprezzare
queste cose, e in genere le apprezzo, ma devo avere in cambio qualcosa
di più di questo susseguirsi di non-personaggi, non-scene,
non-racconto.

> Argh.
>
> Non ci siamo, non ti riconosco piu'...ù

Di Haneke mi piacciono cmq altre cose, segno che non sono ancora
completamente rincoglionito. "Il tempo dei lupi" è un coso, con un suo
significato preciso, ma vabbe', troppo poco interessante per suscitare
qualsiasi reazione. Infatti non siamo nemmeno nel territorio del
fastidio, per quanto mi riguarda. "La captive", per dirne uno visto di
recente, per me è fastioso, "Il tempo dei lupi" no, mi è solo
indifferente.

"Real steel" è una fesseria, un tipo di cinema diverso per un pubblico
diverso. All'interno del suo mondo "Real steel" raggiunge l'obiettivo.
"Il tempo dei lupi", all'interno del *suo* mondo (che ovviamente NON
può essere quelo di "Real steel") secondo me no.
Re: [UFV - 3 righe] Il tempo dei lupi (Haneke, 2003) [messaggio #182734 è una risposta a message #181775] ven, 30 marzo 2012 14:38 Messaggio precedenteMessaggio successivo
sapo68  è attualmente disconnesso sapo68
Messaggi: 613
Registrato: novembre 2010
Senior Member
Roberto <returning@alice.it> wrote:

> epocale addirittua?

Forse il miglior Haneke, almeno al pari di Cachet.

> E' che c'è un limite a tutto. Non riesco proprio a
> capire cos'abbia di bellissimo, struggente e meraviglioso, questo film.

La condizione umana privata di ogni punto di riferimento.
E' un film destabilizzante, lacerante.

> Cosa dovrei apprezzare? Il vuoto? Il non detto? L'umanità fantasma? la
> riflessione sulla condizione umana? Quale riflessione? Che ci sono
> persone cattive e persone indifferenti? Che la necessità può spingere
> le persone al limite? E quindi? Da Haneke mi aspetto una maggiore
> cattiveria. E dov'è il cinema? Togliamo, togliamo, togliamo, alla fine
> cosa resta? L'ammonimento, la profezia, di una situazione penosa non
> lontanissima nel futuro? E quindi? Servivano

Moltissimo cinema.
Fatto di metraggio e di girato.
Un film quasi "muto" come lo era il muto degli anni 20 e nessuno ha mai
pensato di dire che il muto non fosse cinema.
Immagini, storia, racconto, c'e' tutto.
Certo è un linguaggio asciutto, secco, essenziale, ma c'e'.

> Ho letto commenti incredibili su Internet. Qualcuno parla persino di
> film "sconvolgente":

Lo e'.

> "Questo capolavoro è un sublime apologo sospeso, una lucida profezia
> escatologica su un futuro tanto poco fantascientifico, quanto
> angosciantemente reale. Allontana lo spettatore dal proprio sguardo per
> ricondurlo progressivamente ad un'estetica rara e mai vista; mettendo
> in abisso l'assenza, lo induce ad una continua ricerca nel focalizzare
> la propria realtà perduta".

Non mi sembra tanto campata in aria considerando quanto facilmente si
scorreggia su film tronfi e retorici.

> Ho superato ampiamente questa fase critica, oggi quando vedo uno
> schermo perennemente nero (o bianco, o ocra) non mi viene così facile
> sbavare per il "vuoto", per la "messa in abisso dell'assenza" (sic) o
> per il coraggio antispettacolare del suo autore.

Potrei capire tu fossi reduce da un film totalmente deprivato come
"Blue" di Derek Jarman, ma qui c'e' tanto di quel cinema da riempire gli
occhi.
Meglio forse davvero la retorica raccontata di un ultimo Cameron, tanto
per rimanere nell'empireo dei tuoi preferiti?
E' piu orrendo un film che ti prende per la mano e ti guida e ti conduce
manco fossi un minus habens o uno che tenta di destabilizzarti
togliendoti i punti di riferimento e mettendo in scena una umanità allo
sbando con punti tra l'altro di alta qualità estetica?
Non foss'altro per la cura FORMALE e certosina.

E di scene al "nero" ne ricordo solo una, piuttosto angosciante che mi
ha ricordato la scena della cantina di Signs di un altro che di cinema
ne capisce abbastanza.

> Posso apprezzare queste cose, e in genere le apprezzo, ma devo avere in
> cambio qualcosa di più di questo susseguirsi di non-personaggi, non-scene,
> non-racconto.

C'e' MOLTO racconto.

> > Argh.
> > Non ci siamo, non ti riconosco piu'...ù
> Di Haneke mi piacciono cmq altre cose, segno che non sono ancora
> completamente rincoglionito. "Il tempo dei lupi" è un coso, con un suo
> significato preciso, ma vabbe', troppo poco interessante per suscitare
> qualsiasi reazione.

E' un po triste leggere queste cose, mi sembrano i segni di una resa
intellettuale.

> Infatti non siamo nemmeno nel territorio del
> fastidio, per quanto mi riguarda. "La captive", per dirne uno visto di
> recente, per me è fastioso, "Il tempo dei lupi" no, mi è solo
> indifferente.

Ah beh.

--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.
Re: [UFV - 3 righe] Il tempo dei lupi (Haneke, 2003) [messaggio #182829 è una risposta a message #182734] ven, 30 marzo 2012 20:18 Messaggio precedente
Roberto  è attualmente disconnesso Roberto
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Registrato: maggio 2009
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Dopo dura riflessione, SAP ha scritto :

> Forse il miglior Haneke, almeno al pari di Cachet.

Cachet è bello.

> La condizione umana privata di ogni punto di riferimento.
> E' un film destabilizzante, lacerante.

Certamente Haneke ha voluto fare un film sulla condizione umana privata
di ogni punto di riferimento, un film destabilizzante e lacerante. Però
secondo me non ci è riuscito, tutto qui.

> Un film quasi "muto" come lo era il muto degli anni 20 e nessuno ha mai
> pensato di dire che il muto non fosse cinema.

touché!

> Meglio forse davvero la retorica raccontata di un ultimo Cameron, tanto
> per rimanere nell'empireo dei tuoi preferiti?

sì però non è onesto tirare in ballo un tipo di cinema che si muove in
altri ambiti, è la seconda volta dopo la tua critica alla mia critica a
"Real Steel"! Quindi ripeto le stesse cose: che sono operazioni
completamente agli antipodi, e si rivolgono a pubblici diversi, con
diversi background. Avatar a suo modo è "blindato", anche se secondo me
è esageratamente didascalico persino per il pubblico dei blockbuster,
è il suo difetto maggiore, l'ho sempre detto. Avatar lo apprezzo
(moderatamente) per altri motivi.

> E' piu orrendo un film che ti prende per la mano e ti guida e ti conduce
> manco fossi un minus habens o uno che tenta di destabilizzarti

capisco, ma penso anche che uno spettatore che ha alle spalle
moltissime visioni ad un certo punto impari a non offendersi di fronte
a film che ti spiegano tutto minuziosamente, e ad apprezzarli comunque,
se ci sono motivi per apprezzarli. Il contrario è invece impossibile,
lo spettatore-tipo di "Avatar" e di "Real steel" non vedrà mai "Il
tempo dei lupi", non ci si imbatterà nemmeno per sbaglio.

C'è una bellissima scena, nel film, quella del bambino nudo
pericolosamente vicino al fuoco, nel finale, esemplificativa di questa
disperazione esistenziale e fine delle cose umane e della speranza che
ha colpito tanti. Insomma, le cose le vedo e le riconosco, però in
questo caso non è scattata la scintilla. Per esempio la Huppert. Io
l'adoro, la considero un monumento del cinema, nella Pianista dello
stesso Haneke è strepitosa. Ma quando penserò alla Huppert non mi verrà
certo in mente "Il tempo dei lupi", qui la Huppert "non serviva",
diciamo così. Se poi vogliamo dire che anche questo è calcolato e
voluto, che era una precisa intenzione del regista prendere la grande e
meravigliosa Isabelle Huppert e farla sparire in questo mondo grigio e
anonimo, allora vabbe', mi è chiaro anche questo, solo che non mi
provoca nessun sommovimento emotivo, estetico e intellettuale.

Anzi, diciamolo pure: penso che non sia nemmeno troppo difficile fare
questo tipo cinema, così rigoroso, asciutto, intransigente. Basta
rinunciare al botteghino, e anche questo è moltomeno difficile di
quanto si pensi.

Esiste anche una furbizia del rigore e del "pugno nello stomaco", eh,
ed Haneke è MOLTO furbo.

R.
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