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Re: ma insomma, Gieseking era collaborazionista o no? [messaggio #19921 è una risposta a message #19858] |
ven, 29 luglio 2011 20:57 |
Herr von Faninal Messaggi: 944 Registrato: luglio 2011 |
Senior Member |
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"Federico Gnech" <federicognech@gmail.com> ha scritto nel messaggio
news:j0kqi9$1j3$1@dont-email.me...
> Separerei il discorso sull'ebraismo tedesco di fronte all'ascesa del
> nazismo dalla resistenza allo stesso, da parte degli Ebrei d'Europa.
> E' evidente che essendo l'antisemitismo valore fondante del nazismo, la
> partecipazione degli ebrei tedeschi allo stesso era impossibile per
> definizione, al contrario di quanto avvenne col fascismo e gli Ebrei
> italiani. Credo che più che altro Rafrasnaffra si riferisca a quella
> parte, minoritaria ma influente, di borghesia ebraico-tedesca assimilata,
> che aveva combattuto per il Reich nella Grande Guerra, conquistandosi la
> piena cittadinanza, aderendo quindi al nazionalismo e facendo di tutto per
> rimarcare la differenza tra sé e le masse di Ostjuden che erano andate a
> popolare i quartieri più poveri di Vienna e Berlino. Tragico errore.
> Poi c'è il caso dei cittadini classificati come 'Mischlinge', ebrei per un
> quarto o per metà, sottoposti ad un potere totalitario che poteva
> dispensare anche dalle identità individuali. Lì si parla di decine di
> migliaia di persone arruolate nella Wehrmacht (e pure nelle SS, se non
> ricordo male).
> Riguardo alla resistenza: sono storie sconosciute ai più ma non ci fu solo
> la rivolta del Ghetto di Varsavia. A Yad Vashem c'è un'intera sezione
> dedicata alla Resistenza ebraica, di cui peraltro parla Primo Levi in 'Se
> non ora, quando?'. D'accordo sulla marginalità del fenomeno, ma la
> Resistenza tutta, in fondo, fu un fenomeno marginale.
quoto Federico, ovviamente
> Non condivido del tutto il tuo discorso sul distinguere l'uomo e
> l'artista. Però arriviamo alle stesse conclusioni, credo: a me interessa
> quella sorta di epifania che è l'opera - in questo caso in forma di
> interpretazione - la quale è un oggetto terzo rispetto all'artista. Sta
> nello spazio tra l'artista e il fruitore, e come diceva qualcuno, non
> appartiene più all'artista stesso.
> Certo, quando scatta anche l'empatia per l'uomo - il quale, nazista o
> antinazista, non è mai esente dalle miserie umane - anche la fruizione mi
> risulta più serena, diciamo così. Ma la cosa riguarda più i testi
> letterari e cinematografici, più che quelli visuali e soprattutto quelli
> musicali, per ovvi motivi.
sarei d'accordo cone te, in linea di massima.
Purtroppo adoro Wagner, e ciò non mi rende credibile, temo.
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Re: ma insomma, Gieseking era collaborazionista o no? [messaggio #19923 è una risposta a message #19891] |
ven, 29 luglio 2011 21:00 |
Herr von Faninal Messaggi: 944 Registrato: luglio 2011 |
Senior Member |
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"Shapiro used clothes" <vittoriocol@tin.it> ha scritto nel messaggio
news:4e2f3772$0$15661$4fafbaef@reader2.news.tin.it...
>
> "luziferszorn" <pan25712@gmail.com> ha scritto nel messaggio
> news:18fda467-c876-4032-9ed6-63a356e86be3@p31g2000vbs.googlegroups.com...
>
>> Cortot, AMB, Pollini, Arrau, Ciani, Argerich, Uchida, e tanti altri,
>> appare francamente ridicolo.
>
> Ridicolo sei tu quando ti metti veramente a parlare di musica.
> Il Debussy di Cortot (che in generale è un interprete di portata storica)
> viene prima di quello di Gieseking. E non è davvero 'sto granché.
> Tecnicamente lacunoso e culturalmente assai conservatore, diciamo. Molto
> più di quanto non lo sia Gieseking.
quoto, devo dire.
Ma lucy, ma che c... di gusti hai???
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