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Home » Salute » Psicologia » Attacchi di panico e perdita' dell'identita'
Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102274] ven, 07 marzo 2008 13:18 Messaggio successivo
John  è attualmente disconnesso John
Messaggi: 187
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In un testo del 1986 'Herzneurose' due studiosi tedeschi, Eberhard
Richter, uno dei massimi esponenti della psicoanalisi tedesca, a quei
tempi, e Richard Beckmann, Docente di medicina, entrambi
dell'Universita' di Giessen, fatta una analisi dell'ezionogia della
'nevrosi cardiaca' giunsero alla conclusione che l'accentramento sul
'cuore' come organo vitale, sul quale tutte le paure del fobico spesso
si concentrano, dando cosi' un preciso 'colore' alla fobia, che viene
chiamata 'Cardiofobia' o 'Nevrosi cardiaca' (Herzneurose) simboleggiava
la perdita della vita stessa, l'annientamento di se stessi, cioe' la
perdita' di identita'.

L'idea della morte avveniva per la 'paura del distacco' da una persona,
che rappresentava la 'garanzia' della propria identita'.

Ora, secondo lgi autori, la garanzia dell'identita' nel bambino la da'
la madre. Quindi essi vennero alla conclusione che doveva esserci un
'pericolo' di distacco, (spesso un pericolo/desiderio che coincidevano)
di distacco da una figura materna.

Allora ne conseguiva la visione che probabilmente il colpito da attacco
di panico, stava vivendo un conflitto di tipo 'separazione da una figura
madre', ed essendo egli adulto, magari si trobvava in un tipo di
relazione madre-figlio con la propria moglie.

Per cui magariun desiderio di separazione dalla propria moglie
coincideva con un senso di 'annientamento della propria identita',
e quindi causava l'attacco di panico.

Questa tesi, fu 'venduta per l'uso' a molti pazienti degli anni 80.

Molte coppie si ritrovarono, dopo che un membro della coppia aveva avuto
un attacco di panico, ad analizzare la loro relazione sotto questo nuovo
punto di vista e, credendoci, si comportavano di conseguenza. Magari
iniziando conflitti di relazione 'nuovi' che prima non esistevano.

Per vari motivi, mi sono trovato a vivere questo tuipo di problema molto
da vicino con molte coppie di cui ero amico o conoscente.

Su questa base, col tempo molte relazioni si deteriorarono fino
all'immanvabile separazione.

La filosofia vigente di allora, ma anche di oggi, e' che la persona
normale, dopo la fase della puberta' e dell'adolescenza, deve diventare
'adulta' e quindi 'prendersi le responsabilita', il che coincide con il
formarsi una famiglia ed entrare nella 'routine della cultura
tradizionale. Matrimonio, figli, vecchiaia, morte.

Normalmente in un matrinmonio eterno, con la stessa donna, finche' morte
non vi separi.

Se questo modello porta a conflitti, e magari ad attacchi di panico,
allora si e' *immaturi*, *incapaci ad assumersi responsablita'* e si
dovrebbe essere *terapizzati* in modo da ritrovare l#equilibrio perduto.

Nel corso degli anni, dopo averriflettuto quasi giornalmente su questi
solidi parametri accettati universalmente, mi sono venuti molti dubbi.
Moltissimi dubbi.

I primi dubbi, riguardo alla teoria della 'figura madre' mi vennero
doppo che molte coppie si furono separate, ed i genitori erano morti,
cioe' che per un uomo non esiteva piu' il conflitto con una 'figura
madre', gli attacchi di panico proseguivano nella stessa forma e intensita'.

Non parlo di due giorni doo la separazione. Parlo di anni dopo. Sette, otto.

Un'altra cosa che mi colpiva era il fatto che questi attacchi dipanico e
la caduta in nua agorafobia, non solo avveniva in coppie molto
affiatate, ma avveniva anche in coppie in cui non era assolutamente
presente la tipologia Madre-figlio'. Semmai piuttosto 'padre-figla',
essendo la moglie molto piu' giovane.

Oppure venivano a persone che erano single, non vvevano coi genitori e
non avevano mai avuto un rapporto conflittuale con la madre.

Insomma, la tipologia delle persone colpite cominciava ad allargarsi,
nello stesso modo in cui si allargo' a suo tempoi la tipologia dei
malati di AIDS.

Prima erano gli omosessuali. Poi divennero gli eterosessuali single. Poi
anche le coppie 'normali'. Oggi TUTTI siamo passibili di essere colpiti
dall' HIV virus.

Che una sindrome pschica acuta non sia solamente frutto di conflitti, lo
sospettava anche Freud. Egli ha sempre cercato il 'complice neurologico'
delle mevrosi. Cioe' quel fattore biochimico che causa l'evento acuto.

Col conseguente 'shock' naturalmente, che inizia lui stesso una
patologia psicofisica ben definita. Aggiungendoci talvolta anche lo
'shock iatrogeno' della cultura di allora, cioe' quello che avviene
quando il dottore dice 'io le consiglierei di ricoverarsi per un periodo
qui in clinica'.

Esiste gente che subito dopo quella frase si e' buttata sotto il treno.

Per cui nelle fasi acute della sindrome e' sempre stolto ignorare
completamente imedicamentio, anche in casi di depressioni
nevrotiche/reazionali.

Tutti questi fattori, e le conseguenti riflessioni, mi hanno portato a
formulare due ipotesi che potrebbero meglio far luce sull'eziologia
della 'perdita dell'identita' quale causa prima dell'attacco di panico.


a) Il rapporto monogamo uomo-donna e' la vera e sola causa della
deviazione 'madre-figlio', cosi' forte da portare ad una 'perdita' di
identita'. Cioe' coesistente ad una 'dipendenza'.
Dipendenze di questo genere sono sconosciute in culture islamiche o dove
vige la poligamia accettata filosoficamente da tutti, uomini e donne,
anche se non praticata.
E' l'idea di una 'relazione temporale esclusiva' con una donna che si
avvicina al modello psicologico 'madre-figlio' e ne eredita tutti gli
attributi.


b) la perdita' di identita' puo' avvenire anche per fattori che non
hanno nessuna relazione affettive. Possono anche essere dovute a
'destabilizzazione economico-esistenziale'.
Cioe' se a uno improvvisamente viene a mancare la sicurezza economica
che gli garantisce l'esistenza, puo' benissimo perdere l'identita# e
puo' cadere vittima di attacchi dipanico e 'nevrosi cardiaca'.


Okay. Io ho lanciato il sasso.

Adesso sono grato di qualsiasi commento.


John.
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102275 è una risposta a message #102274] ven, 07 marzo 2008 14:24 Messaggio precedenteMessaggio successivo
Solania  è attualmente disconnesso Solania
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....neanche lo facessi apposta, questa volta sono io a dirti..."poi ti
rispondo" che ora ho un'impegno.
Ma non posso non farlo essendo IL PIU' GRANDE ESPERTO MONDIALE in materia.
Perchè ?
Semplice, ho avuto per più di vent'anni attacchi di panico...che neanche
allora si chiamavano così.

Ho scritto anche due righe in wikipedia attribuendone il titolo a
Galimberti, che se avessi detto che era roba mia mica mi cagavano.

A dopo.........
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102276 è una risposta a message #102275] ven, 07 marzo 2008 14:26 Messaggio precedenteMessaggio successivo
Solania  è attualmente disconnesso Solania
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...voce: Cause
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102277 è una risposta a message #102275] ven, 07 marzo 2008 15:24 Messaggio precedenteMessaggio successivo
John  è attualmente disconnesso John
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Solania schrieb:


> Semplice, ho avuto per più di vent'anni attacchi di panico...che neanche
> allora si chiamavano così.
>

Perfetto !!

Benvenuto nel club dei 'Paleo-Panicanti'.
Io il nome 'panic attack l'ho letto per la prima volta in un libro
inglese, nell'estate del 1979.

Descriveva dei sintomi che parlava di depressione e nevrosi.

Allora capii che nel 1964, quando avevo 17 anni, ebbi il mio primo
attacco di panico di tutta la mia vita.

Solo che allora non sapevo fosse unattacco di panico.

Ero convinto di essere pazzo e mi tenevo il segreto nascosto.
Lo tenni nasosto per due anni, andando in biblioteca a leggere per
'conoscermi e curarmi meglio' senza che lo sapesse nessuno.

Nel 1966, dopo la morte di un mio compagno di scuola, 19 anni, che mori'
sul lavoro, con la testa schiacciata da una pressa, e vedendolo nella
camera motuaria della Croce Rossa del mio paese, la mia situazione si
aggravo' e, superata la paura, consultai finalmente un neurologo.

E da li' comincio' la mia convivenza con la 'nevrosi'.

Malattia' tanto diffusissima quanto sconosciutissima, che necessita
senzaltro di una revisione totale dei parametri diagnostici, secondo i
concetti della moderna informatica medica e della psico-informatica.

(Ecco, e mo' che ho fatto un po' di propaganda alla mia professione,
vado a farmi il coffe-break')

Ciao.
John.
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102279 è una risposta a message #102277] ven, 07 marzo 2008 23:37 Messaggio precedenteMessaggio successivo
Solania  è attualmente disconnesso Solania
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....non dirlo a me della paura dell'esser pazzi.
Che oltretutto, avendo scelto una professione che, a rigor di logica,
presupporrebbe che almeno in curatore sia sano, capisci bene, mi rendeva
ancora più ansioso di fallire ANCHE e soprattutto nella professione.

Sinceramente scherzo ma un po' ci credo anche quando dico di essere
un'esperto "mondiale".
Per l'esattezza quasi trent'anni di "panico" più tutto lo scibile umano che
ho letto sull'argomento, nella disperata ricerca di guarire, mi danno oggi
particolare sicurezza essendo riuscito a guarir me stesso , innanzitutto,
prova inconfutabile di raggiunto risultato.

Anche a me cominciò a 19 anni, ma essendo un po' sfigato, arrivava "terzo"
dopo i due problemi principali, insorti a 14 anni e che poi mi hanno fatto
diventar psicologo perchè questo bisogno di trovare soluzioni lo cominciai a
16 con "La posta dello psicologo" in "Oggi", la rivista,...e da allora non
ho più smesso di legger di psicologia.

Comunque è vero quello che ha aggiunto quell'altro psicologo, su wikipedia,
a quello che io avevo scritto in precedenza.
E' effettivamente una "malattia della Libertà", nel senso che ....avendo
un'IO molto debole...tendi ad andare "a rimorchio" di chi con una
"personalità" più robusta....fermo restando che quando, diciamo, "la
motrice" poi ti vuol portare dove tu non hai "intenzione" di andare e ti
distacchi....panicoooooooooo.

E' comunque solo un sintomo fobico-isterico, cioè i più blandi disturbi
psicologici.
Dico sempre che è come in medicina.
Un raffreddore ti stende.
Un cancro o l'aids, vai per anni come un treno e dall'esterno non si vede
niente.
E il "panico" è come il raffreddore.

E', poi, in fondo in fondo, solo una forma di TIMIDEZZA
esagerata...."ereutofobia", cioè, "paura di arrossire".
Timidezza appunto.

Certo che parlarne adesso è facile, ma quaando ci sei dentro son cazzi.
Non era facile, in passato, distinguerla dal "panico" della
depersonalizzazione schizofrenica.
Anch'io ero convinto di esser matto, ma paradossalmente mi tranquilizzai
studiando l'esame di psichiatria sull'omonimo manuale:
Depressione......a, beh, son depresso
Isteria...............a, beh, son isterico
Schzofrenia.........a, beh, son schizofrenico
Ossessivo...........a, beh, son ossessivo
....poi ebbi l'illuminazione:
"CAZZO, NON POSSO ESSERE TUTTO IL MANUALE"
....e di lì ricominciò la risalita.

Comunque è vero che, nonostante anni di psicoanalisi non avevo risolto
niente e se non fosse stato che leggendo quel libro di Galimberti ho capito
a cos'era dovuto, forse li avrei ancora gli attacchi

E' anche da lì che ho capito l'importanza della filosofia (Husserl) per
guarire ed essere un bravo terapeuta ed è per questo che tutt'ora son sempre
principalmente sui NG di filosofia

Ciao, a presto...
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102280 è una risposta a message #102279] sab, 08 marzo 2008 00:19 Messaggio precedenteMessaggio successivo
John  è attualmente disconnesso John
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Solania schrieb:

>
> Comunque è vero che, nonostante anni di psicoanalisi non avevo risolto
> niente e se non fosse stato che leggendo quel libro di Galimberti ho capito
> a cos'era dovuto, forse li avrei ancora gli attacchi

Tra l'altro e' difficilissimo distinguere (da paziente) una
derealizzazione/depersonalizzazione nevrotica da quella di una
schizofrenia simplex. Io ho avuto un caso molto dubbio di un conoscente
che inviai da un professore all'universita' di qui, perche' mi sembrava
gli fosse stata fatta una diagnosi sbagliata.
Poi nonho piu'saputo niente.

Qui mi hai troppo incuriosito.

Dimmi cosa devo leggere di Galimberti e che cosa 'esattamente' e' stato
l'elemento che ti ha guarito.

E anche la filosofia di Husserl.

Perche' io non mi 'sento' ancora guarito. la prova ?

La prova che io sia guarito l'avro' quando riusciro' a salire su un
aereo (fino al 27 febbraio 1984 avevo fatto 140 voli poi ho smesso) a
Francoforte, e viaggiare DA SOLO intorno al mondo, scendendo in ogni
scalo e stare due giorni fotografando il paesaggio :
Francoforte-Cairo-Bombay-Singapore-Shanghai-Tokio-Sydney-Hon olulu-San
Francisco-Los Angeles-Chicago-New York- Reykjavik - Dublino -Francoforte.

Ecco. Se un giorno riusciro' a fare questo viaggio, DA SOLO, SENZA MAI
provare paura o avere un panico o anche solo uno svenimento, e fare il
viaggiorilassato come se mi trovassi sulla poltrona di casa mia a
guardare la televisione, vorra' significare tre cose :

- Sono psicologicamente forte e stabile
- Ho risolto i miei problemi finanziari
- Il mio sistema cardiocircolatorio e' sanissimo

E mi considerero' ufficialmente 'guarito'. E potro' cominciare ad essere
felice.

(Ma penso che quel giorno non verra' mai)

Una volta fatto questo, il seguito potrebbe essere quello di emulare Sir
Francis Chichester, che alla tenera eta' di sessantanni prese una
barchetta e da Portsmouth fece il giro del mondo DA SOLO.


Ciao

John.
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102281 è una risposta a message #102280] sab, 08 marzo 2008 12:16 Messaggio precedenteMessaggio successivo
Solania  è attualmente disconnesso Solania
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....o, guarda, rispondo molto volentieri su cosa fare per gli "attacchi di
panico" (che magari d'ora in avanti chiamiamo A:P: per rendere più
scorrevole il discorso, tanto per far prima)

Allora, cosa leggere:
Come dico in wikipedia consiglierei senz'altro "Il corpo" di Umberto
Galimberti, Ed. Feltrinelli....che è a un certo punto di quel libro che ci
son due righe, en passant, che se "cogli" al volo, ti risolvono il problema.
Ecco perchè non son stato più preciso,...perchè mi ricordo di averlo letto
in quel libro, ma non mi ricordo assolutamente dove...capitolo, pagina....



http://www.feltrinellieditore.it/IntervistaInterna?id_int=15 9

http://www.internetbookshop.it/code/9788807809934/galimberti -umberto/opere-vol-corpo.html




Comunque, la prima cosa da capire è questa:
Noi SIAMO UN CORPO.
Ti PROIBISCO, sin d'ora, di usare quando parli di te il termine HO, ABBIAMO
un corpo.
Questo è, in estrema sintesi, la differenza, geniale, tra Husserl e tutti
gl'altri filosofi che da Cartesio in poi, con la sega mentale "Cogito ergo
sum" son tutti, chi più, chi meno, DISSOCIATI dalla proria corporeità (ecco
anche perchè gli AP son della stessa QUALITA delle dissociazioni
schizofreniche, ma molto molto più blandi perchè mentre lo schizo è matto il
sofferente di AP, di fondo, non lo è certamente.
In altre parole, mentre lo schizo fa' diecimila errori di valutazione della
realtà, lo AP ne fa' solo UNO, quello che ho detto prima, cioè ragionare
fondamentalmente sulla base di avere un corpo non di ESSERE un corpo.

A questa apparente banalità, ne consegue però una serie notevole di errori.
Bisogna quindi ricordare sempre di ESSERE un corpo e, a questo punto
cominciare ad ASCOLTARE LE PROPRIE EMOZIONI..(..a questo punto non sarebbe
affatto male leggersi "L'intelligenza emozionale" di Goodman....è famoso,
non dovresti far fatica a trovarlo; in caso contrario dimmi qualcosa)
http://www.internetbookshop.it/code/9788817112994/goleman-da niel/intelligenza-emotiva.html

Ora, mettiamo che tu, ci vorrà un po' di tempo, come a cambiare con l'auto
senza guardare, ...mettiamo che tu ti sei ABITUATO e sottolineo ABITUATO a
ragionare in questi termini e , DI CONSEGUENZA ti sarai anche abituato ad
ascoltare "la tua PANCIA", cioè, detto in parole moooootlo povere, i tuoi
TIRAMENTI DI CULO fregantodene di tutto e di tutti....ecco, a questo punto
sei pronto per guarire DEFINITIVAMENTE.
D'ora in poi, di fronte ad ogni eventualità, viaggi aerei compresi, dovrai
solo chiederti;
"MA IO, IO, HO VOGLIA di far questo o quello ?"
E se ne hai veramente voglia LO SENTI, come, di fronte a Yespica non hai
bisogno di ragionare se ti chiedo: "Te la tromberesti ?"
Che tu mi rispondi subito si e come risolverla con tua moglie CI PENSI poi,
intanto segui la bestia che c'è in te.
Ecco, di tratta di recuperare la nostra salutare "bestiaccia interiore" e
spegnere il cervello con tutte le sue seghe mentali
(..a proposito,dulcis in fundo, mi fai venire in mente un bel libro tanto
intelligente quanto apparentemente scemo dal titolo "Come smettere di farsi
le seghe mentali")
http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?isbn=978887928 6626&rec=61

Ohi, intanto per adesso comincia con queste cose che poi ne riparliamo

Aggiungo un'ultima cosa.
Bisogna tener distinti i veri e propri AP dalla "Paura di aver paura", che
chiameremo PP

Cioè, fino a che non ci si è abituati a SENTIRE cio che si vuol VERAMENTE
fare c'è il problema che NON AVENDO LE IDEE CHIARE DA DOVE PROVENGONO gli
AP, si ha paura che possano provenire da TUTTE le parti.
FALSO
Gli AP derivano solo dal fatto che non si è PIENAMENTE CONSAPEVOLI dei
propri "tiramenti di culo"
Conclusione...ed è qui che si vede IL GENIO, cioè io, mudestamente:

IMPARA A FARE SOLO QUELLO CHE AUTENTICAMENTE, EGOISTICAMENTE, TI TIRA IL
CULO A TE DI FARE
LIBERATI DAGL'ALTRI e dalla tua dipendenza a loro

PS...che da un cattolico è tutto fuorchè quello che ti aspetteresti ti
dicesse.
Ma questo è un'altra storia
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102283 è una risposta a message #102281] sab, 08 marzo 2008 15:15 Messaggio precedenteMessaggio successivo
John  è attualmente disconnesso John
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Solania schrieb:


> Comunque, la prima cosa da capire è questa:
> Noi SIAMO UN CORPO.

Caro Tiziano, ho letto attentamente tutto quello che hai scritto. Ti
ringrazio anche per i links. Senzaltro trovero' il modo di comprare quei
libri (lo farei online ma non ho una carta di credito).

Io ormai, a 61 anni ho sviluppato una struttura di pensiero che e'
difficile abbattere, perche' oltretutto e' un risultato dell'esperienza,
e tutto si puo' chiedere ad un essere umano, tranne che rinnegare le
proprie esperienze, perche' per lui *solo quelle* rappresentano la
verita', non quelle 'dette' da altri.

Premesso pero' che la verita' normalmente e' grande e quando noi
vediamo 'pezzi di verita', essi potrebbero coincidere anche con altri,
allora ti diro' che sono d'accordo con te che i sintomi di
derealizzazioni sono molto imparentati con la schizofrenia.

Questo e' sempre un sospetto primissimo nel malato di AP, ed e' proprio
questo che gli fa pensare di 'essere pazzo' e aver 'paura di impazzire'.

Numerosi autori parlano di questa 'paura di impazzire' che hanno i
'nevrotici' (l'attributo 'nevrotico' dovra' in futuro essere cambiato).
Pierre Daco (1966), classificando a suo modo in due colonne 'nevrosi' e
'psicosi', mette sulla stessa linea 'psicoastenia' da un lato e
'schizofrenia' dall'altro.

Come giustamente dici tu, gli schizofrenici hanno oltre a quelli molte
altre cose. I nevrotici per lo meno hanno solo quello.

La 'paura della paura' e' una conseguenza inevitabile che puo'
eliminarsi, IMHO, solo con la conoscenza ed il controllo.
Se questo non si puo' ottenere, allora resta solo la 'sublimazione',
cioe' il 'farsene una ragione' accettando le cose che 'non si possono
cambiare'. Ma la 'saggezza' di 'riconoscere' che qualcosa non sipuo'
proprio cambiare e' difficile da raggiungere.

Perche' 'uno ce prova' sempre, nella vita.

Cioe', a me, come persona, fa paura, primariamente, tutto quello che non
conosco e che non posso controllare.

E di cose che non puo' controllare l'essere umano, ce ne sono migliaia.

Sopratutto il suo corpo. Esso e' per l'essere umano, la cosa piu'
sconosciuta che ci sia.

Ma *CHI* passa il tempo ad analizzare il proprio corpo e la propria
psiche, con l'intenzione dichiarata di voler controllare il tutto, se
non un vero e proprio ipocondriaco professionista laureato e con libera
docenza (come sono io ?? <hehehehehehehe> la modestia non e' mai stata
il mio forte...) :-)))))

Quindi caro Tiziano, la *mia* nevrosi si puo' racchiudere in una frase :

'e' semplicemnete la paura derivante dal non poter controllare
totalmente il mio corpo'.
Perche', il corpo da' dolore, fa soffrire, invecchia, si ammala, ed il
suo stato alterato modifica automaticamente la 'psiche'.

Come ben dici tu (e Galimberti) noi siamo primariamente un corpo.
Ma non accettiamo di buon grado la sofferenza del corpo.

E controllare totalmente il corpo e' una cosa impossibile.

Bisognerebbe vivere tutta la vita in un laboratorio, con attaccati
strumenti di ogni tipo, e monitorarli ogni volta.

E ammettendo che tali strumenti esistessero, si sarebbe 'dipendenti'
da altre persone che magari li fanno funzionare, mentre noi stiamo per
essere 'misurati e monitorizzati'.

Cioe' e' veramente tutta una costellazione di comportamenti e situazioni
che ci porta forzatamente a chiederci : ma l'essere umano e' nato per
vivere in un laboratorio ?

Kekkakkio ci facciamo qui ? mentre io sto misurandomi in un
laboratorio, la' fuori la gente vive, si ama, si ammazza, legge, guida
la macchina, fa qualcosa. E loro non passano il tempo a monitorizzarsi
in un laboratorio.

Quindi se io fossi, seguendo i miei paramteri di 'guarigione' e
'sicurezza', chiuso in un laboratorio, mi farei queste domande e mi
incazzerei a morte.

D'altra parte la sofferenza esiste e non la si vuole accettare. La si
vuole combattere.
E si ha paura che ritorni, e questa 'paura che ritorni', cioe' la 'paura
della paura' e' proprio il fattore perpetuante della nevrosi.

E a buon diritto.

Perche' non si dovrebbe aver paura ? Essa ha tutte le bone ragione per
esistere :

1) L'evento vissuto ha fatto soffrire
2) si ha paura che ritorni e si vorrebbe 'costruire una diga' contro di
esso, in modo da far si che non faccia piu' danni.
In questo modo si ha (o almeno ci si illude di avere) un*controllo*
sulla situazione, sulla sofferenza.
3) Se il male dovesse un giorno 'rompere la diga' ecco un motivo in piu'
per avere ancora piu' paura.

Per chi non vuole scendere a compromessi, caro Tiziano, non esiste
'guarigione' dalla nevrosi.

Perche' la 'sicurezza matematica totale' che un attacco di panico non
arrivi piu', non te la da' nessuno. Solamente il Padreterno, se esiste,
e lui non si fa mai vedere.

E se l'oggetto della paura e' un infarto o un ictus, anche qui siamo
perduti per sempre. Perche' e' *IMPOSSIBILE* ottenere (se non dal
Padreterno) un certificato firmato e timbrato che non si avra' mai un
ictus (io ne ho gia' avuto uno) o un infarto.

L'unica cosa che ci resta e' vivere giornalmente, pregando il
Padreterno, o la Madonna, o altre entita' in cui si spera, di essere
benevoli e di proteggerci dai mali, fisici e psichici.

Gli AA (Alcoholics Anonimous) seguono 12 fasi, (The 12 Steps).
Questi 12 steps sono stati adottati tali e quali dagli EA (Emotions
Anonymous) una organzzazione parallela degli AA.
Il primo passo verso la 'guarigione' dall'alcolismo, e' quello della
*capitolazione*.

Cioe' l'ammettere che *Riconosciamo di essere impotenti di fronte alla
nostra malattia. Che solo una *forza maggiore*, che e' piu' forte di noi
, ci puo' aiutare'.

L'interpretazione di 'forza maggiore' viene lasciata al singolo. Per
alcuni e' Dio, per altri e' Allah, O Geova, oppure semplicemente il
destino, o anche un 'gruppo psicoterapeuticio'. Tutto cio' che puo'
avere 'influenza' sul nostro modo di pensare e di agire, (in modo
positivo pero') puo' essere assunto come 'forza maggiore'.

In sostanza equivale a quella famosa 'infermiera' a cui mi riferivo
prima, che ci deve assistere anche se fossimo chiusi in un
'laboratorio'. Anceh essa e' la 'forza maggiore' senza la quale tutti
gli strumenti finirebbero di funzionare.

Bill W. fondo' gli 'Alocholics anonymous' di ritorno da un viaggio in
Europa, che fece per consultare Jung a Zurigo. Il quale gli disse che
vale la legge 'Spiritus contra spiritum', cioe' che per combattere llo
'spirito' (Alcohol) bisogna curare lo 'spirito' (la mente).

Come vedi, caro Tiziano, quando si parla di psicologia e terapia,
hanno/abbiamo tutti ragione : tutti vediamo perfettamente il nostro
piccolo 'tassello' di verita', che aggiunto a quello degli altri, un
giorno, ci permettera' di vedere interamente il 'disegno' originale.

Ciao.

John.
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102302 è una risposta a message #102283] lun, 10 marzo 2008 00:18 Messaggio precedenteMessaggio successivo
Solania  è attualmente disconnesso Solania
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Registrato: marzo 2008
Member
"John" ha scritto nel messaggio
> Io ormai, a 61 anni ho sviluppato una struttura di pensiero che e'
> difficile abbattere,


....no, guarda, smettere di pensare "ho un corpo" e sostituirla con "SONO un
corpo" (intenzionato, finchè vivo, anatomico quando morto; Intenzionato
significa, ovviamente , che ha intenzioni, desideri, mete ecc...)







> La 'paura della paura' e' una conseguenza inevitabile che puo' eliminarsi,
> IMHO, solo con la conoscenza ed il controllo.



....no,...anche quì basta esser consapevoli che se si segue la PROPRIA
intenzionalità, cioè le proprie intenzioni, desideri non puo succeder niente
Quindi, in ordine.
1° SONO UN CORPO con intenzioni
2°) Quali son le mie AUTENTICHE intenzioni, cioè cosa DESIDERO IOOOOooooo ?
3°) La paura della paura vien solo quando non si seguono le due precedenti
regole.
In parole povere...se fai ciò che ti piace NON ti POSSONO venire gli AP, non
è questione di fortuna.






> Sopratutto il suo corpo. Esso e' per l'essere umano, la cosa piu'
> sconosciuta che ci sia.



....MOMEEEEeeeeentoooo, mica ti ho detto di laurearti in medicina.
Ho detto solo di cambiar modo PSICOLOGICO di guardare a te stesso
E basta.
E' facilissimo....non complicarti la vita !







> Ma *CHI* passa il tempo ad analizzare il proprio corpo e la propria
> psiche, con l'intenzione dichiarata di voler controllare il tutto, se non
> un vero e proprio ipocondriaco professionista



....UNA COSA ALLA VOLTA....c'è tutta una psicologia sbagliata proprio perchè
parte dalla psiche decorporeizzata.
Insomma, ricordati, che...gli uomini hanno una psiche con le palle, le donne
con le tette, ..OKKIO
Che se non parti dal corpo poi fai un gran casino pure con la psiche





> Quindi caro Tiziano, la *mia* nevrosi si puo' racchiudere in una frase :
>
> 'e' semplicemnete la paura derivante dal non poter controllare totalmente
> il mio corpo'.



....non è vero !
Il tuo corpo lo sai controllare benissimo, visto che non ti pisci addosso.
Insomma, poi non ho detto che lo devi CONTROLLARE, che brutta parola,
......te ne devi solo RIAPPROPRIARE, bello o brutto, giovane o vecchio,
quello è e quello rimane




>> Come ben dici tu (e Galimberti) noi siamo primariamente un corpo.
> Ma non accettiamo di buon grado la sofferenza del corpo.
>
> E controllare totalmente il corpo e' una cosa impossibile.




....scusa è,....ma che cazzo c'entra RICONOSCERCI corpo e CONTROLLARLO
Controllarlo è il modo di ragionare, infatti, di chi soffre di AP
Lascia perdere il controllo e concentrati sulla riappropriazione e basta






> D'altra parte la sofferenza esiste e non la si vuole accettare. La si
> vuole combattere.
> E si ha paura che ritorni, e questa 'paura che ritorni', cioe' la 'paura
> della paura' e' proprio il fattore perpetuante della nevrosi.




....stai facendo una gran confusione.
Comprati quel libro di Galimberti, leggilo e poi ne parliamo ancora.
Ma hai bisogno di riordinare un po' le tue idee psicologiche e di
psicologia.






> Per chi non vuole scendere a compromessi, caro Tiziano, non esiste
> 'guarigione' dalla nevrosi.



....ma quali compromessi ?!
Devi solo cambiar abito
Son guarito io guarisci anche tu
Non tirar conclusioni prima di aver letto qualcosa di quello che ti ho
indicato.






> Perche' la 'sicurezza matematica totale' che un attacco di panico non
> arrivi piu', non te la da' nessuno. Solamente il Padreterno, se es...




....senti, se dici un'altra stronzata del genere ti trovo dove abiti e ti
strizzo le palle finchè non mi dai ragione.
Uso metodi poco ortodossi, io
Okkio !! :-)









> E se l'oggetto della paura e' un infarto o un ictus, anche qui siamo
> perduti per sempre. Perche' e' *IMPOSSIBILE* ottenere (se non dal
> Padreterno) un certificato firmato e timbrato che non si avra' mai un
> ictus (io ne ho gia' avuto uno) o un infarto.




.....senti, io faccio lo psicologo mica l'assicuratore sulla vita, ecchecazzo
!!! :-)





> L'unica cosa che ci resta e' vivere giornalmente, pregando il Padreterno,
> o la Madonna, o altre entita' in cui si spera, di essere benevoli e di
> proteggerci dai mali, fisici e psichici.



....."aiutati che il ciel t'aiuta", dice il saggio.......




> Come vedi, caro Tiziano, quando si parla di psicologia e terapia,
> hanno/abbiamo tutti ragione : tutti vediamo perfettamente il nostro
> piccolo 'tassello' di verita', che aggiunto a quello degli altri, un
> giorno, ci permettera' di vedere interamente il 'disegno' originale.


....senti, John, lascia perdere gli alcolisti, che a loro confronto noi non
abbiamo niente, e lascia perdere pure i "massimi sistemi" che gli AP son una
scoreggina nell'universo.
Leggi quei libri e non farla troppo complicata.
La semplicità è il sigillo della verità
Ricordalo

Ciao :)







>
> Ciao.
>
> John.
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102303 è una risposta a message #102302] lun, 10 marzo 2008 02:17 Messaggio precedenteMessaggio successivo
John  è attualmente disconnesso John
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Solania schrieb:

>
> ...no, guarda, smettere di pensare "ho un corpo" e sostituirla con "SONO un
> corpo" (intenzionato, finchè vivo, anatomico quando morto; Intenzionato
> significa, ovviamente , che ha intenzioni, desideri, mete ecc...)
>

>
> ...no,...anche quì basta esser consapevoli che se si segue la PROPRIA
> intenzionalità, cioè le proprie intenzioni, desideri non puo succeder niente
> Quindi, in ordine.


> 1° SONO UN CORPO con intenzioni
> 2°) Quali son le mie AUTENTICHE intenzioni, cioè cosa DESIDERO IOOOOooooo ?
> 3°) La paura della paura vien solo quando non si seguono le due precedenti
> regole.



No so se classificarti a meta' strada tra H.J. Schulz, l'inventore del
Training Autogeno, che da' esattamente i tuoi consigli, (trasformati in
esercizi da fare) ed una altro che anche da' esattamente i tuoi
consigli, Viktor Frankl, inventore della 'Logoterapia'.

> In parole povere...se fai ciò che ti piace NON ti POSSONO venire gli
> AP, non
> è questione di fortuna.
>

Vediamo un po'. Stai mica dicendo, con altre parole, che il
comportamento 'evitante' e' quello giusto ? Perche' anche il fobico 'fa
quello che vuole' nell'evitare le situazioni che gli provocano la fobia.

>
>
>> Sopratutto il suo corpo. Esso e' per l'essere umano, la cosa piu'
>> sconosciuta che ci sia.
>
>
> ...MOMEEEEeeeeentoooo, mica ti ho detto di laurearti in medicina.

Ancora un po' di tempo e ci sto andando molto vicino :-))
Tre anni li avevo gia' fatti negli anni '70... :-)))


> Ho detto solo di cambiar modo PSICOLOGICO di guardare a te stesso
> E basta.
> E' facilissimo....non complicarti la vita !
>

Io invece penso che non ci sia niente di piu' difficle. Assolutamente !
Il cambiare una attitudine psicologica abbisogna di una 'motivazione' e
non intendo la motivazione a guarire, quella l'abbiamo tutti.
Intendo una parvenza di validita' scientifica, una spiegazione
plausibile, un percorso fatto a gradi, dove
i progressi dopo ogni grado possono essere visibili, percettibili.

(Insomma, se mi permetti la volgarita' : ci vogliono fatti, non pugnette
!) :-)))))

>
>
> ...UNA COSA ALLA VOLTA....c'è tutta una psicologia sbagliata proprio perchè
> parte dalla psiche decorporeizzata.
> Insomma, ricordati, che...gli uomini hanno una psiche con le palle, le donne
> con le tette, ..OKKIO
> Che se non parti dal corpo poi fai un gran casino pure con la psiche
>

Un giorno questo passo me lo spiegherai meglio... :-)))

vabbe' che ci riconosco un po' di Freud qui denttro, ma detto cosi', non
e' che ci porta avanti.

Il concetto dello *essere* un corpo invece di *avere* un corpo non e'
per niente 'trasferibile' da un essere umano all'altro.
Stai chiedendo di cambiare cosi', ex abrupto la visione individuale del
cosmo.

>>
>> 'e' semplicemnete la paura derivante dal non poter controllare totalmente
>> il mio corpo'.
>
> ...non è vero !


Provamelo. Scientificamente. Io invece penso di poterti provare,
scientificamente (cioe' con la logica 'psicologica', cioe' l'analisi del
comportamento), che ho ragione. Cioe' che ogni fobia 'tende' alla
costruzione di un 'controllo'. Lo 'evitamento' della situazione cessa
quando il paziente pensa di avere in qualche modo, raggiunto un
'controllo' non importa con quale strumento.
Il famoso 'magic thinking' del fobico lo dimostra.

Se e' accompagnato dalla moglie, o amico a la mamma o qualcun altro di
fiducia, il fobico 'osa' entrare nella siztuazione fobica. Altrimenti se
ne sta a casa.

Anche se razionalmente lui riconosce questa dipendenza 'illogica' non
rinuncera' in nessun modo a questo 'magic thinking'.


> Il tuo corpo lo sai controllare benissimo, visto che non ti pisci addosso.
Ancora per poco.....dopo i sessanta arrivano i guai, mi hanno detto....
<hahahahahahahah>

> Insomma, poi non ho detto che lo devi CONTROLLARE, che brutta parola,
> .....te ne devi solo RIAPPROPRIARE, bello o brutto, giovane o vecchio,
> quello è e quello rimane
>

Se non lo posso controllare, allora non mi serve. Se non lo posso
controllare, allora *lui* fa quello che vuole. E a me non va bene.
Forse che le persone *vogliono* gli infarti ? Gli ictus ? Le malattie ?
Manco per sogno. Esse 'capitano'. Non si possono controllare.

Il figlio di una mia amica, ha un 'groviglio' di vene nel cervello che
per 'ripristinarle' deve fare otto operazioni.

Pensi che se potesse 'controllare' il suo destino avrebbe paura ?
Che le il suo 'groviglio' di aneurismi, si 'sciolga' tutto d'un tratto ?

>
> ...scusa è,....ma che cazzo c'entra RICONOSCERCI corpo e CONTROLLARLO
> Controllarlo è il modo di ragionare, infatti, di chi soffre di AP
> Lascia perdere il controllo e concentrati sulla riappropriazione e basta
>
Manco pel ka§§o. Che mi serve a me un corpo che fa le bizze come vuole
lui ? Io cerco di conoscere come funziona. Osservo. Mi faccio una
teoria. La mia esperienza mi insegna ogni volta com edevo comportarmi se
voglio evitare alcune cpose spiacevoli.

Il corpo mi 'domina'. MI segnala quello che gli va bene e quello che non
gli va bene. Io *obbedisco* e cosi' andiamo d'accordo.
La 'guarigione' avverra quando il mio corpo NON mi segnalera' piu' che
'devo evitare una situazione, se non voglio correre rischi'.
Cioe' la terapia consiste in 'trovare' la chiave affinche' il corpo 'la
smetta' di segnalarmi un pericolo che, in realta', non esiste.

O forse che tu ti metti a voler correre un bel giorno i cento metri
piani in 10 secondi netti ? Lo faresti ? Sapendo che probabilmente
rischi l'infarto ?

E per il 'cardiofobico' e' la stessa cosa. Lui SA, per esperienza, che
se fa certe cose, arrivano i guai.
Dato che non conosce il meccanismo esatto per evitare i guai, evita la
situazione tout-court.
Vabbe', non avra' una vita divertenmte, ma almeno evita guai peggiori.


>
> ...stai facendo una gran confusione.
> Comprati quel libro di Galimberti, leggilo e poi ne parliamo ancora.
> Ma hai bisogno di riordinare un po' le tue idee psicologiche e di
> psicologia.
>

Se 'psicologia' vuol dire 'studio della mente' non vedo perche se io, da
una 'autoanalisi' della mia psiche, del comportamento del mio corpo, non
posso giungere a conclusioni altrettanto valide che servano 'a me'.

Dopotutto, la mia esperienza, i miei *imput* serviranno pure a qualcosa
no ? Mica posso basarmi sugli 'input' degli altri, no ?


>
> ...ma quali compromessi ?!
> Devi solo cambiar abito
>
Potrebbe non andare bene per me. Essere troppo stretto o troppo largo.
Dopotutto la psiche e' *individuale*, tu mi insegni, no ???


> Son guarito io guarisci anche tu

TU ai avuto *culo*, se mi permetti.
Hai avuto la possibilita' di trovare il mezzo che curava la *tua* psiche.
Ma potrebbe non andare bene per me.
Io e te siamo diversi. Abbiamo esperienze diverse. Abbiamo imparato cose
diverse. Abbiamo seguito cosrsi diversi all'universita'. Abbiamo
approcci diversi nell'äanalisi e nella sintesi.
Come puoi pensare che tu puoi convincermi solo con le parole ?

Quel giorno che avro' abbastanza soldi, mi costruiro' in cantina un
laboratorio speciale pieno di strumenti, per 'misurare' in real time, le
reazioni di un fobico in una situazione 'fobica'.

Cioe' mi arredo tutta la cantina (spazio ce ne ho abbastanza) come
l'interno di un aereo, anche con poltrone e tutto. Un vero interno di
aereo.
E ci facio salire i fobici. Io saro' il primo a salirci.

Poi mi attacco tutti gli elettrodi possibili e immaginabili, ecg, eeg,
emg, e *vedo* le reazioni del *mio* organismo.

Inoltre chiamero' una infermiera che mi prelevera' il sangue e faro'
altre analisi, ad esempio la presenza dei neurotrasmettitori.

E *vedo* come funziona.

Questo si chiama *biofeedback*.

SOLO ALLORA potro' dire di 'conoscere' come il mio corpo, la mia
fisiologia, reagisce ad una situazione fobica.

Una volta fatto questo, cominceremo a teorizzare e fare ipotesi sul
*perche*, dopo mesi e mesi di sedute di 'desensitivizzazione' un bel
giorno, dopo un paio di anni, la stessa situazione, dopo anni che non si
verificava piu', e che si pensava di essere 'guarito', ritorna a
riacutizzarsi in tutti gli stessi modi di prima.

Allora si andra' a vedere 'che cosa' e' rimasto, in tutto questo tempo,
che ha 'rigenerato' la fobia.

PERCHE' un processo neuroplastico che si era modificato col tempo,
ritorna a rivivere tale e quale come se non fosse successo niente
dall'ultima volta.

CHE COS'E', dal punto di vista biochimico, una FOBIA ??
Esiste una fisiologia particolare che predispone agli attachi dipanico ?
E invece, esiste una configurazione fisiologica che e' *incompatibile*
agli attachci di panico ?

Jacobson diceva che lo status di 'rilassamento' e' *incompatibile* con
l'attacco di panico.

Sara', ma per poter rilassarsi proprio come prescrive Jacobson, bisogna
'non esserci gia' dentro' un attacco di panico.
Perche' e' vero anche il contrario : *durante* un attacco di panico,
(cioe' quando piu' servirebbero) e' IMPOSSIBILE fare gli esercizi di
Jacobson.

QUALI SONO i fattori che cancellano di punto in bianco gli effetti di
una terapia che si pensava 'avesse guarito' ?

QUALI SONO i fattori che perpetuano il comportamento evitante ?

Quanto influisce la cultura ? Il senso di sicurezza attuale ? Il senso
di identita' attuale ? I conflitti attuali ?

Quanto influisce la visione della vita in generale ? Le aspettative ?
Il pessimismo individuale ? Il vedere il bicchiere 'mezzo vuoto' invece
che 'mezzo ppieno' ?

PERCHE' una sessione di desensitivizzazione, andata bene, non si riesce
a valutarla positivamente, perche si pensa 'vabbe' oggi e' andata bene.
Ma domani potrebbe andar male'. Rendendo cosi' la terapia quasi inutile ?

E' questo da attribuire ad una 'resistenza' alla terapia ?

E *perche* esiste la resistenza alla terapia, quando non si riesce a
trovare nessun motivo, nemmeno inconscio, valido che potrebbe spiegare
una resistenza ?

O forse che l'accusa di 'resistenza' e' fatta un po' troppo
superficalmente ?

E allora ?? Intutta questa costellazione di domande, di fattori
neurobiochimici che si mescolano a fattori 'emozionali' e 'filosofici'
come vuoi che uno prenda seriamente una frase come 'tu SEI il tuo corpo'.

Oltretutto se poi ci si domanda 'e allora, oltre al corpo, sono anche
una ANIMA ? E questa ANIMA come devo trattarla ??


> Non tirar conclusioni prima di aver letto qualcosa di quello che ti ho
> indicato.
>
LO faccio senzaltro volentieri. Anche se come ti ho detto, non ho la
credit card.
E qui di quei testi in italiano non se ne trovano.
Bisogna che aspetto quando vengo in Italia.
>
> ...senti, se dici un'altra stronzata del genere ti trovo dove abiti e ti
> strizzo le palle finchè non mi dai ragione.
> Uso metodi poco ortodossi, io
> Okkio !! :-)
>

Con piacere. Amo le sfide. Le mie coordinate le hanno tutti ormai, sono
conosciutissimo in internet :-))))

> ....senti, io faccio lo psicologo mica l'assicuratore sulla vita, ecchecazzo
> !!! :-)


Ah beh, allora non mi servi, sorry. :-))
Io cerco il plenipotenziario del Padreterno. Ricevo solo lui, ormai.
:-)))


>
> ...."aiutati che il ciel t'aiuta", dice il saggio.......
>
L'ho fatto ininterrottamente per 25 anni. Mo' me so' stufato.

Mo aspetto seduto sul ciglio della strada che il Padreterno si decida a
farsi vedere.

Di qui non mi sposto ! :-)))))

>
> ...senti, John, lascia perdere gli alcolisti, che a loro confronto noi non
> abbiamo niente, e lascia perdere pure i "massimi sistemi" che gli AP son una
> scoreggina nell'universo.

Scorreggina UN KA§§O !!! MI HANNO ROVINATO 25 ANNI DELLA MIA VITA !!!
A suo tempo ho perso lavoro, famiglia, salute !!
EKKEKAKKIO SCORREGGINA !!

MO' per 'bilanciare' la situazione, al minimo devo guadagnarmi il Premio
Nobel e scoprire COSA KA§§O SONO questi maledetti bastardi Attacchi di
Panico.

E ti giuro che non mollero' fino a quando avro' prodotto almeno due o
tre pubblicazioni serie su PubMed.

Fossi anche l'ultima cosa che faccio in vita mia !!!!


> Leggi quei libri e non farla troppo complicata.
> La semplicità è il sigillo della verità
> Ricordalo
>

Alcune cose sono semplici, ma, come diceva Einstein, non tutte le cose
si possono ridurre ad una grado massimo di semplicita'. Alcune cose sono
e restano difficili.

I 'Panic Attack' sono una di queste. Te lo giuro.

NON SONO affatto semplici. E se lo sono, quello che intendi tu per AP,
non e' la stessa cosa di quello che intendo io.

Ciao.
John.
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102319 è una risposta a message #102303] mar, 11 marzo 2008 01:18 Messaggio precedenteMessaggio successivo
Solania  è attualmente disconnesso Solania
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Ossessività e reazioni di panico
Dovrebbe essere evidente, a chi è avvezzo alla sintomatologia propria del
DAP (disturbo da attacchi di panico), che una quota rilevante - anche se non
maggioritaria - dei soggetti che sviluppano attacchi di panico appartiene
alla categoria suddetta degli ossessivi iperattivi. L'attacco di panico
sopraggiunge, in questi casi, nel momento in cui una parte della personalità
si ribella alla dittatura della virtù (lavoro, volontariato, prestazioni
varie) e "cede", scompensando il sistema e facendo scivolare l'io verso i
valori inferiori della scala: debolezza, pigrizia, disordine, immoralità: il
terrore che in tal modo diventi palese l'immagine interna negativa provoca
una reazione di panico che argina e paralizza l'incipiente ribellione.

Il DAP di tipo nevrotico (non psicotico) può originare, dunque, sia da una
struttura di personalità isterica che da una ossessiva (nella proporzione
rispettiva del 70 e del 30 % circa). La differenza sostanziale fra il DAP
originato dal disturbo ossessivo compulsivo e quello originato dall'isteria
consiste nella struttura dell'io: riflessivo ed ego-centrato nell'ossessivo,
relazionale e quindi etero-centrato nel dappista isterico. L'ossessivo, in
sostanza, è un tipo che si guarda dentro in solitudine; l'isterico è un
individuo che ha bisogno di un altro con cui è in relazione per capire cosa
c'è dentro di sé. Quindi la strategia dei sintomi, la strategia che il
Super-io (la coscienza morale) adotta per controllare e inibire l'io, si
organizza secondo la specifica e peculiare struttura dell'io. Nel disturbo
ossessivo il soggetto è riflessivo ed è quindi almeno in parte consapevole
del dubbio morale da cui è tormentato: egli "intuisce" o "sa" di ospitare
dentro di sé impulsi ostili verso ciò che ama, ed è proprio a causa di
questa "consapevolezza" che egli si chiude in una gabbia di idee e di
comportamenti che annullano la sua possibilità di agire, cioè di fare del
male. Per contro, il soggetto isterico, la cui autocoscienza dipende da una
relazione, non ha consapevolezza diretta del proprio mondo interno, sicché
la possibilità di attaccare gli affetti e di fare del male così come gli é
resa cosciente da un altro, allo stesso modo solo da un altro gli può essere
inibita. In sostanza, mentre l'ossessivo si chiude in una gabbia di idee e
comportamenti rituali, l'isterico si chiude in una gabbia relazionale, una
gabbia le cui sbarre sono rapporti umani che hanno per lui un valore
affettivo o simbolico.

Secondo la Psicopatologia Dialettica, il nucleo patogenetico (produttore di
malattia) delle due sindromi psicopatologiche (il DOC e il DAP) è lo stesso:
ed è l'angoscia di poter fare del male a persone o valori amati. Differente
é solo la modalità inibitoria rappresentata dalla struttura dei sintomi:
intrapsichica nel caso del DAP di origine ossessiva, relazionale in quello
di origine isterica.

Diventa allora necessaria una puntualizzazione sui gruppi di mutuo aiuto.
Poiché in questi gruppi il DAP è stato affrontato a partire dalle sue
relazioni con l'isteria, e - soprattutto - con la "mentalità" isterica (in
grado d'intendere solo il problema di relazione), si é creduto di poter
individuare sempre nella storia del soggetto ammalato un "colpevole". In
conseguenza di ciò, spesso le "interpretazioni" spontanee presenti nella
cultura dei gruppi sono state mirate a individuare nell'ambiente del malato
una persona importante che, con una sua azione esplicita o subdola, stia
all'origine del disturbo. In tal modo, si é alimentata una cultura del
risentimento, della rivendicazione e talvolta della vendetta che ha
ampificato i sotterranei sentimenti di colpa, contribuendo a cronicizzare i
sintomi.

In realtà, nel DAP il "responsabile" sia della dipendenza sia
dell'inibizione psichica non è mai - sic et simpliciter- un partner o un
parente; è sempre, invece, il rigido sistema morale del soggetto stesso. Se
talvolta, dunque, l'attacco ai legami è utile, perché può rigenerare il
sentimento di indipendenza, perlopiù esso è dannoso, perché laddove il
soggetto è predisposto ai sensi di colpa l'attacco ai legami incrementa o
cronicizza la produzione di sintomi.

In sintesi, l'attribuire la responsabilità del DAP (dipendenza, insicurezza
e panico) univocamente a un partner o a un genitore ha comportato la
confusione fra sana conflittualità emancipativa e pura distruttività
vendicativa. In tal modo ha erroneamente avallato un'ideologia della
guarigione fondata su:

1) attacco ai legami affettivi, 2) idealizzazione della forza e del successo
o addirittura della vendetta, con 3) conseguente accentuazione del senso di
colpa e dei sintomi a funzione inibitoria (ansia e attacchi di panico).

In conclusione, il gruppo di mutuo aiuto si dimostra utile nell'analisi e
nell'accompagnamento della risoluzione terapeutica del disturbo da attacchi
di panico e del disturbo ossessivo compulsivo se non si limiti all'analisi
delle relazioni e all'individuazione di "responsabili", ma si allarghi
piuttosto alla comprensione dello scenario interno dell'individuo ammalato,
delle sue insicurezze e intime contraddizioni.

"
Re: Attacchi di panico e perdita' dell'identita' [messaggio #102320 è una risposta a message #102319] mar, 11 marzo 2008 03:39 Messaggio precedente
John  è attualmente disconnesso John
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Solania schrieb:
> Ossessività e reazioni di panico

Grazie mille di questa citazione. (a proposito, da dove viene ? )


> Dovrebbe essere evidente, a chi è avvezzo alla sintomatologia propria del
> DAP (disturbo da attacchi di panico), che una quota rilevante - anche se non
> maggioritaria - dei soggetti che sviluppano attacchi di panico appartiene
> alla categoria suddetta degli ossessivi iperattivi. L'attacco di panico
> sopraggiunge, in questi casi, nel momento in cui una parte della personalità
> si ribella alla dittatura della virtù (lavoro, volontariato, prestazioni
> varie) e "cede", scompensando il sistema e facendo scivolare l'io verso i
> valori inferiori della scala: debolezza, pigrizia, disordine, immoralità: il
> terrore che in tal modo diventi palese l'immagine interna negativa provoca
> una reazione di panico che argina e paralizza l'incipiente ribellione.
>

Pero' e' una ipotesi. Non e' detto che si possa provare in tutti i casi.


> Il DAP di tipo nevrotico (non psicotico) può originare, dunque, sia da una
> struttura di personalità isterica che da una ossessiva (nella proporzione
> rispettiva del 70 e del 30 % circa). La differenza sostanziale fra il DAP
> originato dal disturbo ossessivo compulsivo e quello originato dall'isteria
> consiste nella struttura dell'io: riflessivo ed ego-centrato nell'ossessivo,
> relazionale e quindi etero-centrato nel dappista isterico.

Una piccola interruzione : se questa e' la conditio sine qua non per
l'eziopatogenesi del DAP, allora i DAP dovrebbero essere esistenti
findai tempi di Freud. Anzi forse lo erano, solo che magari avevano
altri nomi. Quali ?? Non ho mai letto nella letteratura di prima degli
anni 60 nessun riferimento ad 'attacco di panico'.

Ho sempre letto e sentito parlare di 'fobie' e 'nevrosi d'ansia'.

L'isteria e la nevrosi ossessiva sono per Freud due cose differenti.
Pero' se entrambi possono includere il DAP nella sintomatologia, perche'
non se ne e' mai fatta menzione ?

> L'ossessivo, in
> sostanza, è un tipo che si guarda dentro in solitudine; l'isterico è un
> individuo che ha bisogno di un altro con cui è in relazione per capire cosa
> c'è dentro di sé. Quindi la strategia dei sintomi, la strategia che il
> Super-io (la coscienza morale) adotta per controllare e inibire l'io, si
> organizza secondo la specifica e peculiare struttura dell'io. Nel disturbo
> ossessivo il soggetto è riflessivo ed è quindi almeno in parte consapevole
> del dubbio morale da cui è tormentato: egli "intuisce" o "sa" di ospitare
> dentro di sé impulsi ostili verso ciò che ama, ed è proprio a causa di
> questa "consapevolezza" che egli si chiude in una gabbia di idee e di
> comportamenti che annullano la sua possibilità di agire, cioè di fare del
> male. Per contro, il soggetto isterico, la cui autocoscienza dipende da una
> relazione, non ha consapevolezza diretta del proprio mondo interno, sicché
> la possibilità di attaccare gli affetti e di fare del male così come gli é
> resa cosciente da un altro, allo stesso modo solo da un altro gli può essere
> inibita. In sostanza, mentre l'ossessivo si chiude in una gabbia di idee e
> comportamenti rituali, l'isterico si chiude in una gabbia relazionale, una
> gabbia le cui sbarre sono rapporti umani che hanno per lui un valore
> affettivo o simbolico.
>
> Secondo la Psicopatologia Dialettica, il nucleo patogenetico (produttore di
> malattia) delle due sindromi psicopatologiche (il DOC e il DAP) è lo stesso:
> ed è l'angoscia di poter fare del male a persone o valori amati. Differente
> é solo la modalità inibitoria rappresentata dalla struttura dei sintomi:
> intrapsichica nel caso del DAP di origine ossessiva, relazionale in quello
> di origine isterica.
>

Manca un 'anello' nella catena.

A che punto interviene la 'interpretazione' dei segnali somatici ?
Che ruolo ha allora la 'conoscenza' ? A cosa serve ?

Se bastasse la personalita' per giustificare il DAP, non dovrebbe aver
nessun senso terapizzarlo con terapia comportamentale (forse nemmeno
quella cognitiva), perche' avrebbe un effetto soltanto temporaneo.

Invece e' noto che il DAP risponde molto positivamente al biofeedback (e
ai farmaci).
Cioe' ad un processo 'cognitivo' che modifica le 'interpetaziopni
negative' immancabilmente presenti nel malato di DAP.

> Diventa allora necessaria una puntualizzazione sui gruppi di mutuo aiuto.
> Poiché in questi gruppi il DAP è stato affrontato a partire dalle sue
> relazioni con l'isteria, e - soprattutto - con la "mentalità" isterica (in
> grado d'intendere solo il problema di relazione), si é creduto di poter
> individuare sempre nella storia del soggetto ammalato un "colpevole". In
> conseguenza di ciò, spesso le "interpretazioni" spontanee presenti nella
> cultura dei gruppi sono state mirate a individuare nell'ambiente del malato
> una persona importante che, con una sua azione esplicita o subdola, stia
> all'origine del disturbo. In tal modo, si é alimentata una cultura del
> risentimento, della rivendicazione e talvolta della vendetta che ha
> ampificato i sotterranei sentimenti di colpa, contribuendo a cronicizzare i
> sintomi.
>
> In realtà, nel DAP il "responsabile" sia della dipendenza sia
> dell'inibizione psichica non è mai - sic et simpliciter- un partner o un
> parente; è sempre, invece, il rigido sistema morale del soggetto stesso.

D'accordissimo. Ma da dove deriva questo sistema morale se non dalla
cultura primaria (genitori) e magari perpetuato dalla nuova relazione
(partner) scelta magari secondo canoni 'ereditati' dalla stessa cultura ?
Mi spiego meglio : se uno ha la moglie che e' quasi l'esatta copia della
madre, e' forse vero che il 'colpevole' e', a turno, sempre un famigliare ?

Se
> talvolta, dunque, l'attacco ai legami è utile, perché può rigenerare il
> sentimento di indipendenza,

Questa non l'ho capita. Non dovrebbe essere il contrario ?

>perlopiù esso è dannoso, perché laddove il
> soggetto è predisposto ai sensi di colpa l'attacco ai legami incrementa o
> cronicizza la produzione di sintomi.
>
> In sintesi, l'attribuire la responsabilità del DAP (dipendenza, insicurezza
> e panico) univocamente a un partner o a un genitore ha comportato la
> confusione fra sana conflittualità emancipativa e pura distruttività
> vendicativa. In tal modo ha erroneamente avallato un'ideologia della
> guarigione fondata su:
>
> 1) attacco ai legami affettivi, 2) idealizzazione della forza e del successo
> o addirittura della vendetta, con 3) conseguente accentuazione del senso di
> colpa e dei sintomi a funzione inibitoria (ansia e attacchi di panico).
>
> In conclusione, il gruppo di mutuo aiuto si dimostra utile nell'analisi e
> nell'accompagnamento della risoluzione terapeutica del disturbo da attacchi
> di panico e del disturbo ossessivo compulsivo se non si limiti all'analisi
> delle relazioni e all'individuazione di "responsabili", ma si allarghi
> piuttosto alla comprensione dello scenario interno dell'individuo ammalato,
> delle sue insicurezze e intime contraddizioni.
>

Giustissimo. Questo e' il motivo per cui e' molto indicata una terapia
di gruppo condotta da uno psicologo.

In opposizione ai gruppi autogeni di mutuo supporto.
Tuttavia anch'essi pero' molto utili, come supporto addizionale.

Grazie per questo post.

Ed ora andiamo avanti, perche' il problema non finisce qui.

Se dal punto di vista dell'eziopatogenesi psichica tutto questo puo'
spiegare molte cose, altre questioni restano ancora irrisolte.

Ad esempio : esiste una relazione tra il DAP e la depressione endogena
(non psicotica) ?

E che dire degli attacchi di panico con cause puramente 'ipertensive' ?

PERCHE' un soggetto di 37 anni, nel pieno della vita, con una vita
famigliare felice (moglie e 2 figli), ottimo lavoro, posizione economica
invidiabile ad un certo momento si ammala di DAP e conseguente fobia ?

Non sarebbe piu' ovvio pensare ad una fattore biochimico endogeno come
causa del DAP, e non ad un motivo 'nevrotico' ?

Fatto sta, caro Tiziano, che tutte le cose che hai scritto sopra sono
cause 'necessarie' ma non sufficienti a creare una sindrome di DAP.

C'e' qualcos'altro sotto. Magari sichiama semplicemente *sfiga*, ossia
una serie di coincidenze fortuite, ma pur sempre un'qualcosaltro.


Ciao.
John.
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