Live Support My forum, my way! Il forum dei newsgroup: Psicologia » La nevrosi e' eterna ?
My forum, my way! Il forum dei newsgroup
Fast Uncompromising Discussions.Newsgroup FUDforum will get your users talking.

Loading
Utenti      F.A.Q.    Registrati    Login    Home
Home » Salute » Psicologia » La nevrosi e' eterna ?
La nevrosi e' eterna ? [messaggio #102351] mer, 19 marzo 2008 15:07
John  è attualmente disconnesso John
Messaggi: 187
Registrato: dicembre 2010
Senior Member
Riprendo qui una interessante discussione avuta su IDPSI, che non voglio
continuare la', NON PER POLEMICA, ASSOLUTAMENTE, bensi' perche' mi
scontrerei con le regole della moderazione, che limita le discussioni
quando stanno diventando ripetitive e laddove non si intravveda nessun
'vincitore', magari sfociando in sterili polemiche o che potrebbero
essere interpretate come 'voler l'ultima parola'.

In questa particolare diatriba l'ultima parola non puo' averla nessuno.

Tuttavia il tema e' interessantissimo e ci si possono far sopra delle
'elucubrazioni personali', non per polimica, ripeto, bensi' per il fine
sempre giusto di 'cercare sempre e ovunque la verita' *vera*.

Il mio interlocutore (X) (psicoanalista) scriveva :


(X) :
.... il fatto nevrotico è proprio la pretesa di <<sicurezza di non avere
sintomi>>.
Senza chiedersi mai *cosa* produca il sintomo, "ossia"" <cosa cappero
c'è *per me* in una piazza?>>.


(IO) :
> > *Prima* si deve fare l'esperienza di 'aver trovato un modo' per
> > 'controllare' la reazione psicosomatica, *e poi* si puo' costruire una
> > fiducia e, piano piano, e ricominciare a vivere normalmente.


(X) :

Ma no!
Prima di quel prima "tuo", c'è il <<cosa è che produce la reazione
psicosomatica di paura?>>.


(IO) :

> > Non c'e' bisogno di 'resistenza' in questo caso. Non ha senso.


(X) :
La resistenza è *non voler cercare quella cosa che produce la reazione*.
Non la si cerca ... IMHO perchè si teme di trovarla.


Questi sono argomenti eterni, perche', con le stesse motivazioni le
stesse parole, sono ripresi da tutti gli psicologi/psicoanalisti.

Si puo' dire che (X) rappresenta la posizione ufficiale della psicoanalisi.

Io pero', sempre 'criticando' alcune posizioni della psicoanalisi, ma
come 'amico intimo' della psicoanalisi, non come avversario, accuso in
questo caso la psicoanalisi di 'supponenza e miopia', e di poca
'psicologia pratica'.

E mi spiego subito :

se da una parte esiste veramente la 'invisibilita'' delle cause
profonde, inconsce, della propria nevrosi da parte del soggetto
nevrotico, e' pur sempre vero che una 'psicoterapia', e' dopotutto un
atto di 'psico-ingegneria' che non puo' essere fatto, ne' tanto meno
sperare nel successo, senza la 'coscienza' del soggetto su queste 'cause'.

Se in un primo momento il soggetto e' pronto ad accettare l'opinione che
gli arriva 'dal di fuori, dallo specialista', arriva sempre il momento
in cui egli si aspetta un 'riscontro oggettivo'.

Cioe' il malato che si sottopone ad una certa terapia, quindi che inizia
un rapporto 'economico', nel senso lato del termine, cioe' che esiste
uno 'scambio' di attivita' che vanno a vantaggio reciproco, (il paziente
paga, lo psicologo guarisce), il paziente ad un certo punto si aspetta
dei 'riscontri oggettivi' ossia di vedere che i sintomi e le paure
spariscono.

Questo e' proprio il motivo che spinse Hansjörg Henninger e Vera Becker
(psicologo e paziente) a scrivere nel 1984 in "Quando le terapie
danneggiano" (Wenn Therapien schaden, Thieme verlag, 1984)) :

'In nessuna professione, in nessun altro rapporto umano in cui esiste un
datore di un servizio ed un fruitore dello stesso servizio, esiste la
completa assenza di diritto di un riscontro oggettivo che documenti la
avvenuta prestazione del servizio stesso, cioe' senza che il cliente
abbia il diritto di pretenderlo, come esiste nel rapporto
psicoterapeuta-paziente.

Cioe essi vogliono dire questo : il rapporto psicologo-paziente e' tale
che il psicologo deve essere sempre pagato, sia che il paziente
guarisce, sia che non guarisce.
Ora, in parte questo e' vero anche per i medici, ma per i medici qualche
parametro di riferimento esiste.

Per lo psicologo no.
Se il paziente guarisce, lo psicologo e' bravo ed ha avuto successo.
Se il paziente non guarisce, lo psicologo resta sempre bravo. E' il
paziente che e' *resistente alla terapia*.

Su questo fatto, molto vero e documentabile, ci si puo' riflettere.

Ma usciamo dal contesto economico e rientriamo in quello puramente
scientifico e gratuito, cioe' assolutamente non toccato da nessuna
relazione economica, bensi' spinto solo dall'amore per la ricerca.

Nella psicoanalisi esistono miriadi di *ipotesi*, alcune delle quali
vengono qualche volta abbattute dall'esperienza o da altre ricerche.

Forse quello che non e' chiaro alla persona malata che si accosta ad
essere 'curata' da una terapia psicoanalitica sono alcune (molte) cose :

- la terapia analitica resta sempre un 'tentativo' senza alcuna pretesa
di garanzia di successo.

- le 'ipotesi eziologiche' della nevrosi, restano appunto sempre delle
'ipotesi' ed ogni 'tentativo' mira appunto a 'verificare' queste ipotesi.
In sostanza, *ogni paziente* di terapia psicoanalitica in realta' e'
*sempre* una cavia.
Se l'ipotesi dopo un po' di tempo porta a guarigione (laddove una
'guarigione' in caso di nevrosi contiene molte componenti non
verificabili) allora si pensa che l'ipotesi primaria era giusta.

Che una personalita' 'insicura', che un bambino cresciuto senza mai
avere accanto a se' la figura paterna, che la madre lo abbia messo in
collegio dai 6 ai 16 anni, e' evidente a tutti, anche al soggetto
stesso, che questo abbia molto influenzato la sua stabilita' emozionale.

Che questa instabilita' emozionale lo porti poi ad avere delle paure,
delle ansie, nella vita, e' anch'esso comprensibile e puo' essere
benissimo accettato.

Quello che invece appare incomprensibile sono i vari 'stadi' che deve
percorre questa personalita' ansiosa, per arrivare a portare dei sintomi
somatici di un certo tipo.

Insomma, un simile soggetto, arrivato all'eta' di 37 anni, in preda ad
attacchi di panico, si chiede con ragione *perche proprio lui* che anche
se ha avuto una infanzia un po' problematica, in sostanza poi il destino
gli ha procurato anche una bella vita agiata, con famiglia che ama,
moglie e due figli, una buona posizione economica, si debba ritrovare
ad avere una 'nevrosi', ed invece, il coetaneo e amico, suo vicino di
casa, turco, che ha visto all'eta' di otto anni il proprio padre
impiccato sulla pubblica piazza perche' comunista, anch'egli sempre
vissuto da solo con la madre, debba invece avere una vita felice e
spensierata senza la minima ombra di nevrosi o di attachci di panico.

Sono queste cose che fanno pensare che tra l'inconscio ed i sintomi la
strada e' lunga e vi sono molte, troppe cose 'nel mezzo', troppe
relazioni di causalita' che sono ancora sconosciute.


John.
Argomento precedente:Psicofarmaci per bambini : il vero problema e' sociale ?
Argomento successivo:Il mio e' piu' lungo del tuo
Vai al forum:
  


Ora corrente: gio apr 25 02:25:52 CEST 2024

Tempo totale richiesto per generare la pagina: 0.00497 secondi
.:: Contatti :: Home ::.

Powered by: FUDforum 3.0.2.
Copyright ©2001-2010 FUDforum Bulletin Board Software

Live Support