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Home » Salute » Psicologia » Aspettative verso la psicologia : fino a che eta' ? Fino a quando ?
Aspettative verso la psicologia : fino a che eta' ? Fino a quando ? [messaggio #102516] sab, 02 agosto 2008 18:28 Messaggio successivo
John  è attualmente disconnesso John
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Da giovane io, come molti altri che la pensavano come me, avevano molte
aspettative verso la psicologia.

Mi ricordo mentre seguivo un corso, uno studente che, come me, era
talmente affascinato dalla interazione 'psiche-soma' che quando
parlavamo insieme sentivamo come un delirio di onnipotenza. Un sentire
come 'noi sappiamo cose che altri non sanno', quasi una speranza che chi
conoscesse tutti i meandri dell'inconscio, tutte le correlazioni di
causalita' tra psiche e soma, potesse avere accesso quasi all'immortalita'.

Facevamo la lista di tutti gli psicoanalisti/psicologi di fama che
vissero fino a tarda eta' e per noi era gia' una prova inconfutabile di
'essere sulla retta via'.

Mi ricordo poi, durante una terapia, di aver conosciuto una donna
affetta da colite ulcerosa. Stava seguendo una terapia per poter
analizzare le cause che avessero potuto influire sulla sua malattia.

Dopotutto sono sempre esistite molte voci, molte opinioni, molti medici
'psicosomatici' che giuravano sulla eziopatogenicita' di certi conflitti.

Per arrivare fino al piu' discusso e 'alternativo' di tutti : il Dr
Hamer, quello che vide un nesso diretto tra il trauma per la perdita del
figlio ed un tumore che lo colpi'.

Mi ricordo che io stesso nel 2005 vissi in prima persona (come testimone
diretto) un dramma simile : un amico che a poche settimane da un trauma
(aveva scoperto che la moglie lo tradiva) sviluppo', quasi per incanto,
un tumore ai testicoli, che richiese una operazione e chemoterapia.

La cosa ebbe una cronologia talmente drammatica e, a mio modo di vedere,
cosi' *ovvia e lampante* che *non potevano esserci dubbi* sulla causa di
quel tumore, altro che il trauma.

Il senso di 'onnipotenza della psicosomatica', quasi una fede religiosa,
mi accompagno' per molti anni.

Ora comincia a vacillare, senzaltro puramente a causa dell'eta'.

Uno come me, sempre alla ricerca della *immortalita* non poteva che un
bel giorno, imbattersi nel muro della verita', della realta' che, come
dice Eraclito, tutto passa e nulla rimane. Anche noi passiamo. Di noi
rimane solo il ricordo in quelli che ci hanno voluto bene.

Il primo schock lo ebbi nel 2001, quando mori' il mio 'amico' (lo
consideravo un amico perche' ci siamo frequentati per 30 anni) primario
del reparto di Psichiatria e Psicoterapia di uno degli ospedali di
Darmstadt. Laurea e specializzazzione in psichiatria. Laurea in
psicologia e specializzazzione in psicoanalisi. Per un paio di anni
presidente della societa' tedesca di psichiatria.

Insomma, un luminare.

Mori dopo breve sofferenza, un paio di mesi, di tumre al polmone. 63 anni.

Questa la vidi come una solenne sconfitta. Una ingiustizia del destino.

Ma come, proprio *lui*. Lui che sapeva tutto sulle interazioni
psicosomatiche. Lui che sapeva benissimo l'eziopatogenesi di tutti i
disturbi che potevano essere causati dalla psiche. Lui che curava le
persona con colite ulcerosa. Proprio lui.

Con lui mori' una delle mie 'certezze'.

All'eta 'veneranda' di sessantun anni, ora vedo le nevrosi dall'alto
verso il basso, con snobbismo. Come 'malattie di gioventu' che in
effetti, non sono poi malattie 'vere e proprie'. Anche se ovviamente
fanno soffrire.

Il mio concetto di 'malattia' si e' molto ristretto.

Le malattie che mi fanno paura hanno altri nomi : cancro (tutte le
forme), Alzheimer, ictus che porta a paralisi.

Se confronto i successi della chirurgia, dell'oncologia, della medicina
interna hanno fatto passi da giganti negli ultimi trentanni.

Forse, non so, anche in psichiatria/psicologia si registrano successi
simili, ma non ne sono certo. Ne so troppo poco.

I succcessi in psichiatria io li attribuisco quasi esclusivamente
alla farmacologia. Forse a torto. Forse chi ne sa di piu' puo'
illuminarmi in merito.

Non sono a conoscenza di speciali nuove terapie psicoterapiche, cioe'
solo verbali, o comportamentali, che abbiano segnato una svolta
fondamentale in qualche patologia grave nota.

Come cambia la 'psicologia personale' con l'eta'.
La mia e' senzaltro cambiata. :-)))


Ciao a tutti.


John.
Re: Aspettative verso la psicologia : fino a che eta' ? Fino a quando? [messaggio #102517 è una risposta a message #102516] lun, 04 agosto 2008 18:55 Messaggio precedenteMessaggio successivo
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Registrato: gennaio 2011
Junior Member
John wrote:
>
> Da giovane io, come molti altri che la pensavano come me, avevano molte
> aspettative verso la psicologia.
>
> Mi ricordo mentre seguivo un corso, uno studente che, come me, era
> talmente affascinato dalla interazione 'psiche-soma' che quando
> parlavamo insieme sentivamo come un delirio di onnipotenza. Un sentire
> come 'noi sappiamo cose che altri non sanno', quasi una speranza che chi
> conoscesse tutti i meandri dell'inconscio, tutte le correlazioni di
> causalita' tra psiche e soma, potesse avere accesso quasi all'immortalita'.
>
> Facevamo la lista di tutti gli psicoanalisti/psicologi di fama che
> vissero fino a tarda eta' e per noi era gia' una prova inconfutabile di
> 'essere sulla retta via'.
>
> Mi ricordo poi, durante una terapia, di aver conosciuto una donna
> affetta da colite ulcerosa. Stava seguendo una terapia per poter
> analizzare le cause che avessero potuto influire sulla sua malattia.
>
> Dopotutto sono sempre esistite molte voci, molte opinioni, molti medici
> 'psicosomatici' che giuravano sulla eziopatogenicita' di certi conflitti.
>
> Per arrivare fino al piu' discusso e 'alternativo' di tutti : il Dr
> Hamer, quello che vide un nesso diretto tra il trauma per la perdita del
> figlio ed un tumore che lo colpi'.
>
> Mi ricordo che io stesso nel 2005 vissi in prima persona (come testimone
> diretto) un dramma simile : un amico che a poche settimane da un trauma
> (aveva scoperto che la moglie lo tradiva) sviluppo', quasi per incanto,
> un tumore ai testicoli, che richiese una operazione e chemoterapia.
>
> La cosa ebbe una cronologia talmente drammatica e, a mio modo di vedere,
> cosi' *ovvia e lampante* che *non potevano esserci dubbi* sulla causa di
> quel tumore, altro che il trauma.
>
> Il senso di 'onnipotenza della psicosomatica', quasi una fede religiosa,
> mi accompagno' per molti anni.
>
> Ora comincia a vacillare, senzaltro puramente a causa dell'eta'.
>
> Uno come me, sempre alla ricerca della *immortalita* non poteva che un
> bel giorno, imbattersi nel muro della verita', della realta' che, come
> dice Eraclito, tutto passa e nulla rimane. Anche noi passiamo. Di noi
> rimane solo il ricordo in quelli che ci hanno voluto bene.
>
> Il primo schock lo ebbi nel 2001, quando mori' il mio 'amico' (lo
> consideravo un amico perche' ci siamo frequentati per 30 anni) primario
> del reparto di Psichiatria e Psicoterapia di uno degli ospedali di
> Darmstadt. Laurea e specializzazzione in psichiatria. Laurea in
> psicologia e specializzazzione in psicoanalisi. Per un paio di anni
> presidente della societa' tedesca di psichiatria.
>
> Insomma, un luminare.
>
> Mori dopo breve sofferenza, un paio di mesi, di tumre al polmone. 63 anni.
>
> Questa la vidi come una solenne sconfitta. Una ingiustizia del destino.
>
> Ma come, proprio *lui*. Lui che sapeva tutto sulle interazioni
> psicosomatiche. Lui che sapeva benissimo l'eziopatogenesi di tutti i
> disturbi che potevano essere causati dalla psiche. Lui che curava le
> persona con colite ulcerosa. Proprio lui.
>
> Con lui mori' una delle mie 'certezze'.
>
> All'eta 'veneranda' di sessantun anni, ora vedo le nevrosi dall'alto
> verso il basso, con snobbismo. Come 'malattie di gioventu' che in
> effetti, non sono poi malattie 'vere e proprie'. Anche se ovviamente
> fanno soffrire.
>
> Il mio concetto di 'malattia' si e' molto ristretto.
>
> Le malattie che mi fanno paura hanno altri nomi : cancro (tutte le
> forme), Alzheimer, ictus che porta a paralisi.
>
> Se confronto i successi della chirurgia, dell'oncologia, della medicina
> interna hanno fatto passi da giganti negli ultimi trentanni.
>
> Forse, non so, anche in psichiatria/psicologia si registrano successi
> simili, ma non ne sono certo. Ne so troppo poco.
>
> I succcessi in psichiatria io li attribuisco quasi esclusivamente
> alla farmacologia. Forse a torto. Forse chi ne sa di piu' puo'
> illuminarmi in merito.
>
> Non sono a conoscenza di speciali nuove terapie psicoterapiche, cioe'
> solo verbali, o comportamentali, che abbiano segnato una svolta
> fondamentale in qualche patologia grave nota.
>
> Come cambia la 'psicologia personale' con l'eta'.
> La mia e' senzaltro cambiata. :-)))
>
> Ciao a tutti.
>
> John.

Ciao John.

Sulla psicosomatica ti dico che è vero che si può molto ->
condizionandosi positivamente.

Però bisognerebbe lasciarsi un po' di obiettività ..

altrimenti pensi di poter scalare il K2 su una nuova parete e finisci in
un crepaccio ..

: - )

Sulle "nuove tecniche":

Dal 1900 quando Freud fondo la psicoanalisi con "L'interpretazione dei
Sogni" le novità non è che siano molte.

Sto leggendo un libro di Severino Andreoli "Un secolo di follia" ..

La ricostruzione storica di cosa ha avuto la capacità di dire
-sia la medicina (di cui la psichiatria si vanta di essere interna) e
quindi propriamente nell'ambito scientifico, e
-sia la psicologia che per la maggior parte di questi cento anni è stata
l'arte della *parola che cura*.

I medici si sono sempre più appoggiati sui farmaci.

Gli psicologi molto su una parola ascoltata .. ma non commentata.

Naturalmente non è uno scenario tutto così, perché ci sono anche quelli
che hanno detto la loro .. per esempio Fromm, per esempio Berne, etc.

Ma il rischio era sempre di indurre plagio sulla libera volontà degli
altri e che doveva rimanere libera .. questa era la motivazione che si
adduceva/adduce perché la psicologia dovesse essere al più psico-analisi
e quasi mai psico-sintesi.

Io vengo da un'altra formazione: l'ingegneria, con un interesse tutto
personale per la psicologia.

Dovetti scegliere -> nell'iscrivermi alla università e poiché mi sentivo
*troppo portato per la psicologia* andai a fare «studio del pensiero
scientifico(con impostazione psicologica)», tale diventò per me lo
studio di «ingegneria».

Vissi i miei studi come lo studio delle «dinamiche dell'eureka», in
fondo -> una modalità molto interessante.

Il non decidere (la assenza della sintesi) -per un ingegnere- è
un'assurdità.

E' chiaro che non possono decidere gli altri al posto tuo.

Ma l'ambito dello *studio delle strategie di sintesi* fu proprio il
titolo della mia tesi di laurea (strategie di sintesi di sistemi
affidabili o tolleranti il guasto).

Quindi mi interessai e mi interesso anche proprio della storia di come
il pensiero scientifico proponga delle sintesi "robuste", invulnerabili
persino alla patologia.

: - )

Abbiamo discusso -se ben ricordo- più volte del mio modo di vedere la
questione.

Io me ne interesso dal punto di vista della Cybernetics

http://en.wikipedia.org/wiki/Cybernetics

http://www.psicoingegneria.it/

Ciao

L
Re: Aspettative verso la psicologia : fino a che eta' ? Fino a quando? [messaggio #102518 è una risposta a message #102517] lun, 04 agosto 2008 23:10 Messaggio precedenteMessaggio successivo
John  è attualmente disconnesso John
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L schrieb:

> Ciao John.
>
> Sulla psicosomatica ti dico che è vero che si può molto ->
> condizionandosi positivamente.
>

La mia 'milestone' resta sempre quel libro (secondo a quanto ho sentito
oggi introvabile) di H.J. Schulz : Il Training Autogeno.
Io lo comprai (e' in due volumi) nel 1966 a Genova in via XX Settembre.
Da allora l'avro riletto venti volte.

Molti capitoli, molte frasi, mi hanno colpito, oltre alle spiegazioni
degli esercizi inferiori e superiori.

Ad esempio la frase 'la psiche ha un potere quesi illimitato sul soma'.
Ovviamente, con applicazione, pazientza e molto tempo (n.d.r.).
I santoni indiani che regolano il battito cardicao a loropiacimento, o
che camminano sui carboni accesi, o che si infilanospilli dentroil
corpo, ne sono la prova lampante.

Alla ricerca di 'certezze', Schulz distrusse una certezza, cioe' un
appiglio di sicurezza, che la psicologia ufficiale invece ha sempre
tentato di smentire : quella della relazione tra un attacco di panico e
la morte improvvisa.

Tutti gli psicologi, gli psichiatri, e tutta la psicologia ufficiale, mi
hanno sempre giurato sulla Bibbia, che e' praticamente *impossibile*
morire durante un attacco di panico.

Io, leggendo Schulz, mi convinsi che questo non era vero. Infatti lui
documenta al minimo una decina di casi di persone che sono morte
'durante' un attacco di panico.
Lui questo lo spiega col fatto che una diagnosi, fin allora, di
'funzionalita', smette di essere tale proprio nel momento in cui avviene
l'exitus. Cioe' in altre parole : non si muore di panico SE IL CUORE E'
INTATTO, E SANO. E si possono andare avanti degli anni con sintomi di
nevrosi cardiaca. Ma un giorno, SE IL CUORE SI AMMALA REPENTINAMENTE,
lo stress di un attacco di panico potrebbe proprio essergli fatale.

Come al solito, hanno ragione entrambi : sia quelli che dicono che e'
impossibile, sia quelli che dicono che invece e'possibile. Dipende da
quale premesse si parte.

Ma si dimentica che un nevrotico, un ansioso, un 'panicante' adotta
sempre la costellazione piu' pessimistica, piu' sfavorevole.

La tua 'psicoingegneria' cade qui proprio a pallino.

Io ho sempre teorizzato, per gli ansiosi/panicanti/ipocondriaci
una 'device' fatta come un orologio da polso, che fa vedere il real time
l'elettrocardiogramma, la pressione arteriosa, il polso ad altri valori
fisiologici importanti.

Non e' ancora stato inventato. Ma penso che nella cura delle fobie
e degli attachi di panico, esso possa essereuno strumento validissimo di
'biofeedback', nell'ambito di una terapia 'cognitiva/comportamentale'.

Tu che sei ingegnere, perche non costruisciuna device simile ??
<hehehehehehe> )

>
> Io me ne interesso dal punto di vista della Cybernetics
>
> http://en.wikipedia.org/wiki/Cybernetics
>


Interessante. Specialmente vedendo nomi come Von Neumann, i pionieri
dell'informatica !!

> http://www.psicoingegneria.it/
>

Bel sito !
Vedo che c'e' un corso a Genova. Lo fai tu ?

Io saro' a Genova a settembre/ottobre.


Ciao.

John.
Re: Aspettative verso la psicologia : fino a che eta' ? Fino a quando? [messaggio #102519 è una risposta a message #102518] mar, 05 agosto 2008 15:17 Messaggio precedenteMessaggio successivo
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Poiché qui non ci sono filtri se non ti spiace non faccio tagli.


L:

> > Ciao John.
> >
> > Sulla psicosomatica ti dico che è vero che si può molto ->
> > condizionandosi positivamente.
> >

John wrote:

> La mia 'milestone' resta sempre quel libro (secondo a quanto ho sentito
> oggi introvabile) di H.J. Schulz : Il Training Autogeno.
> Io lo comprai (e' in due volumi) nel 1966 a Genova in via XX Settembre.
> Da allora l'avro riletto venti volte.
>
> Molti capitoli, molte frasi, mi hanno colpito, oltre alle spiegazioni
> degli esercizi inferiori e superiori.
>
> Ad esempio la frase 'la psiche ha un potere quesi illimitato sul soma'.
> Ovviamente, con applicazione, pazientza e molto tempo (n.d.r.).
> I santoni indiani che regolano il battito cardicao a loropiacimento, o
> che camminano sui carboni accesi, o che si infilanospilli dentroil
> corpo, ne sono la prova lampante.
>
> Alla ricerca di 'certezze', Schulz distrusse una certezza, cioe' un
> appiglio di sicurezza, che la psicologia ufficiale invece ha sempre
> tentato di smentire : quella della relazione tra un attacco di panico e
> la morte improvvisa.
>
> Tutti gli psicologi, gli psichiatri, e tutta la psicologia ufficiale, mi
> hanno sempre giurato sulla Bibbia, che e' praticamente *impossibile*
> morire durante un attacco di panico.
>
> Io, leggendo Schulz, mi convinsi che questo non era vero. Infatti lui
> documenta al minimo una decina di casi di persone che sono morte
> 'durante' un attacco di panico.
> Lui questo lo spiega col fatto che una diagnosi, fin allora, di
> 'funzionalita', smette di essere tale proprio nel momento in cui avviene
> l'exitus. Cioe' in altre parole : non si muore di panico SE IL CUORE E'
> INTATTO, E SANO. E si possono andare avanti degli anni con sintomi di
> nevrosi cardiaca. Ma un giorno, SE IL CUORE SI AMMALA REPENTINAMENTE,
> lo stress di un attacco di panico potrebbe proprio essergli fatale.
>
> Come al solito, hanno ragione entrambi : sia quelli che dicono che e'
> impossibile, sia quelli che dicono che invece e'possibile. Dipende da
> quale premesse si parte.
>
> Ma si dimentica che un nevrotico, un ansioso, un 'panicante' adotta
> sempre la costellazione piu' pessimistica, piu' sfavorevole.
>
> La tua 'psicoingegneria' cade qui proprio a pallino.
>
> Io ho sempre teorizzato, per gli ansiosi/panicanti/ipocondriaci
> una 'device' fatta come un orologio da polso, che fa vedere il real time
> l'elettrocardiogramma, la pressione arteriosa, il polso ad altri valori
> fisiologici importanti.
>
> Non e' ancora stato inventato. Ma penso che nella cura delle fobie
> e degli attachi di panico, esso possa essereuno strumento validissimo di
> 'biofeedback', nell'ambito di una terapia 'cognitiva/comportamentale'.
>
> Tu che sei ingegnere, perche non costruisciuna device simile ??
> <hehehehehehe> )

L:

Allora, spero di dire delle cose che possano essere interessanti anche
per te, poiché -in effetti- non ti conosco tanto da poter dire cose ad
personam.



Da quello che vedo io ognuno si sceglie il suo equilibrio o la sua
malattia.

Immagina per un secondo -per fare un esempio- che tu fossi certo che per
una giornata tu non possa avere attacchi di panico, qualsiasi cosa tu
faccia ..

Cosa vorresti fare?

Io penso tutte quelle che cose che ti sei negato per paura che ti
venisse paura.

Quindi -se ci rifletti- la paura è divenuta un tuo *alter ego*.

La responsabile (la paura quasi un soggetto fisico a cui imputare) di
non aver potuto vivere la vita come avresti voluto tu.



E questo -sempre se ci fai caso- è la esatta antitesi di quello che
sostengo io:

Che ognuno si sceglie -invece (ed in prima persona)- il suo modo
espressivo, anche se fosse una malattia.



Tu mi dirai:

Un conto è la teoria e un ben diverso conto è la pratica!

: - )



Ma io la teoria la presento solo a posteriori dei riscontri.

Ti dico che io ho sofferto di gastrite di origine nervosa verso i 16
fino ai venti anni in modo acuto.

Fino a pesare 40 kg per una persona alta 1.70 m.



Ora in tali situazioni

1) Devi prendere dei farmaci specifici e sotto controllo medico.
2) Devi ascoltare cosa ti dicono gli psicologi.

A me hanno detto che era di origine nervosa e che io potevo guarire.

Però .. però .. dovevo cambiare modo di pensare ..

: - )

Facile a dirsi e non facile a farsi!

Insomma io ho deciso di cambiare.

Non fare più le cose di corsa.

Non arrabbiarmi se le cose non andavano come dicevo io.

Organizzarmi, come la formica che mette piano piano le scorte per
l'inverno.

E sono diventato un'altra persona: una persona che non ha più bisogno di
avere la gastrite per esprimersi.

Nota bene che io non mi sono represso.

Ho iniziato a curare (esprimere) tutte le mie passioni(!):

-la pittura
-la musica
-lo studio della psicologia
-le donne ..

: - )

Insomma sorridere alla vita e la vita ti risponde con un sorriso ..

Quindi ne sono convinto.

Se tu/chiunque accettassi/accettasse di divenire *un'altra persona*
potresti (essendo un'altra persona!) -> benissimo fare a meno degli
attacchi di panico.

Dovresti però trovare qualcosa che ti riempia la vita con altrattanta
pienezza.

Solo che non sarebbe una lotta contro le forze della negatività.

Sarebbe una corsa con il vento in poppa dello scoprire l'ignoto godendo
che la paura ti possa dire quando e perché ci sarebbero delle ragioni
per fare o per cambiare.

Perché la paura non esiste per bloccarci, ma per orientarci.

Così come un timoniere da la rotta alla sua barca -> grazie anche alla
paura di sfondarla sugli scogli o sulle secche, ma non certo si ferma ..
altrimenti la barca che ce la ha a fare?


: - )


L:

> >
> > Io me ne interesso dal punto di vista della Cybernetics
> >
> > http://en.wikipedia.org/wiki/Cybernetics

John:

> Interessante. Specialmente vedendo nomi come Von Neumann, i pionieri
> dell'informatica !!
>
> > http://www.psicoingegneria.it/
> >

John:

> Bel sito !
> Vedo che c'e' un corso a Genova. Lo fai tu ?
>
> Io saro' a Genova a settembre/ottobre.
>
> Ciao.
>
> John.

Lo tiene un mio amico, Lino Missio, laureato in filosofia e psicologia,
fondatore dell'albo riconosciuto dallo stato della consulenza
psicofilosofica già dal 2000.

Ci siamo conosciuti sui gruppi di discussione proprio intorno al 2000.

Lui mi ha detto che non riusciva a campare solo con la laurea in
filosofia.

E mi ha detto il suo progetto sulla psicofilosofia.

Gli ho dato delle cose che avevo scritto, oggi insegna in molte città:
Genova, Torino, Roma etc.

Anzi -se ho capito bene- ultimamente (2008) ha lasciato tali interessi e
si è rivolto a uno studio della mente di tipo orientale.

http://www.linomissio.com/




Mi ha regalato -Lino Missio- il suo ultimo libro.

Se mi dai una casella di posta valida te ne mando una copia, sono cose
molto interessanti, si parla di trovare i punti del corpo dove abbiamo
degli stress, grazie a metodi orientali .. non è il mio specifico .. ma
tanto per sapere se ti interessa, visto che vorresti andare a trovarlo.

Se non vuoi dire la tua casella in pubblico poi scrivermi a

<parmenide_2002(chiocciola)yahoo.it>



Infatti ha "rilevato" l'associazione AIP un nuovo gruppo di persone:

dal nuovo sito:

http://www.psicofilosofia.eu/index.html

++
cit on
++
Il Centro di Formazione Psicofilosofica è impegnato dal 2000 nel campo
della Consulenza Filosofica e del Counseling ad indirizzo
psicofilosofico.
La sede operativa e amministrativa è a Genova, ma svolge attività di
formazione anche a Roma. I corsi sono patrocinati dalla Regione Liguria.
Il CFP offre l'opportunità di un percorso formativo completo, che
consenta l'acquisizione di competenze specifiche nell'ambito scelto.
Obiettivo dei corsi è la formazione di esperti che siano in grado, nel
loro ambito operativo, di servirsi della filosofia come strumento
dialogico e di riflessione consapevole e critica sia per offrire
consulenza individuale e di gruppo, sia per fornire interventi di
supporto alle organizzazioni.
I docenti impegnati nella Formazione sono scelti fra i migliori esperti
nei singoli settori. L'attenzione è rivolta, non solo ad un'azione
didattica efficace, al tirocinio e alla supervisione, ma anche alla
ricerca e agli sbocchi professionali.
Ai corsisti, che, in seguito, vorranno iniziare la libera professione,
viene offerto un ventaglio di opportunità che consentirà loro un iter
più agevole e chiaro. Alla fine del corso, i corsisti uscenti potranno
iscriversi, previo superamento dell’esame di accesso, all’albo
professionale relativo al loro ambito. Ciò prevede l’inserimento del
proprio curriculum vitae all'interno dei canali mediatici del gruppo
psicofilosofia, la possibilità di usufruire di un codice deontologico e
di un'assicurazione professionale e, infine, di poter essere scelti come
formatori del CFP e di tutte le scuole da esso accreditate.
Il CFP, in collaborazione con AIP (Associazione Italiana Psicofilosofi),
ha aperto una convenzione con l’Università di Genova per l’espletamento
di stage e tirocini di studenti universitari, anche per facilitare
l’inserimento nel mondo del lavoro dei laureati in discipline
umanistiche.
Il CFP ha ospitato personalità di noto spessore nazionale e
internazionale: L. Marinoff, U. Galimberti, U.Guerci, A. Vitullo, A.
Gnoli, Neri Pollastri, F. Volpi, A. Guerci e Gerd B. Achenbach (iscritto
honoris causa all'albo dei consulenti filosofici di AIP).

++
cit off
++

Saluti,

L
Re: Aspettative verso la psicologia : fino a che eta' ? Fino a quando? [messaggio #102520 è una risposta a message #102519] mar, 05 agosto 2008 19:09 Messaggio precedenteMessaggio successivo
John  è attualmente disconnesso John
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L schrieb:



Grazie del tuo interessante post.

Sarebbe bello poter 'cancellare' una fobia cronica, cioe' uno stile di
vita che ormai si e' instaurato da venticinque anni, evitando tutto.

Cioe' evitando di vivere, per paura di morire.

Se io avessi la sicurezza al 100% di non morire o di non avere un
attacco di panico, o che non mi succeda una disgrazia grave, farei un
giro intorno al mondo, per due anni !!


>
> Se mi dai una casella di posta valida te ne mando una copia, sono cose
> molto interessanti, si parla di trovare i punti del corpo dove abbiamo
> degli stress, grazie a metodi orientali .. non è il mio specifico .. ma
> tanto per sapere se ti interessa, visto che vorresti andare a trovarlo.
>
> Se non vuoi dire la tua casella in pubblico poi scrivermi a
>

Non ho nessun problema a comunicare la mia casella postale.
Puoi usare la dummy(at)agdp.de oppure la ga(at)agdp.de

Ciao.
Re: Aspettative verso la psicologia : fino a che eta' ? Fino a quando? [messaggio #102521 è una risposta a message #102520] mer, 06 agosto 2008 08:38 Messaggio precedente
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John wrote:
>
> L schrieb:
>
> Grazie del tuo interessante post.
>
> Sarebbe bello poter 'cancellare' una fobia cronica, cioe' uno stile di
> vita che ormai si e' instaurato da venticinque anni, evitando tutto.
>
> Cioe' evitando di vivere, per paura di morire.
>
> Se io avessi la sicurezza al 100% di non morire o di non avere un
> attacco di panico, o che non mi succeda una disgrazia grave, farei un
> giro intorno al mondo, per due anni !!
>
> >
> > Se mi dai una casella di posta valida te ne mando una copia, sono cose
> > molto interessanti, si parla di trovare i punti del corpo dove abbiamo
> > degli stress, grazie a metodi orientali .. non è il mio specifico .. ma
> > tanto per sapere se ti interessa, visto che vorresti andare a trovarlo.
> >
> > Se non vuoi dire la tua casella in pubblico poi scrivermi a
> >
>
> Non ho nessun problema a comunicare la mia casella postale.
> Puoi usare la dummy(at)agdp.de oppure la ga(at)agdp.de
>
> Ciao.

Ok, ci sentiamo,

L
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