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Definizione della Dislessia in Italia [messaggio #102568] gio, 28 maggio 2009 20:27
Spencer  è attualmente disconnesso Spencer
Messaggi: 1
Registrato: maggio 2009
Junior Member
La Dislessia Evolutiva è un disturbo che si manifesta nella difficoltà
di apprendere a leggere nonostante un'istruzione idonea, un'intelligenza
adeguata, un'integrità neurosensoriale e un ambiente socioculturale
favorevole. Essa dipende da disabilità cognitive di base che sono
frequentemente di origine costituzionale (world Federation of Neurology,
cit. in Ellis, 1984).
La perdita della capacità di leggere in seguito a eventi patologici che
comportano danni cerebrali viene invece definita Dislessia Acquisita.
(D'ora in poi per brevità useremo il termine Dislessia per riferirci
alla Dislessia Evolutiva, cioè a quella forma che si manifesta di solito
nei bambini). La dislessia è un disturbo specifico dell'apprendimento e,
come tale, si manifesta in bambini normodotati dal punto di vista
intellettivo. Ciò significa che non ci si deve stupire del fatto che un
bambino presenti lacune "solo in alcune attività", ma, al contrario,
bisogna considerare questa caratteristica come una peculiarità, un segno
tipico che può orientare l'insegnante e il genitore verso una richiesta
specifica di approfondimento diagnostico. E' invece ancora molto diffusa
la tendenza a considerare questi segni lacunari come comportamenti
caratteristici del bambino svogliato, che "potrebbe fare di più ma non
si impegna abbastanza", magari affidandosi alla propria esperienza
pluriennale di insegnamento. In questo arco di tempo le conoscenze si
sono molto sviluppate in campo clinico, soppiantando l'ipotesi molto
diffusa in precedenza che i disturbi di lettura fossero la
manifestazione di disturbi psico-affettivi del bambino e mettendo in
evidenza come le difficoltà specifiche di apprendimento hanno una base
neuropsicologica, cioè dipendono dal cattivo funzionamento di
microcircuiti neuronali o da lievi alterazioni di aree corticali.
Le difficoltà comportamentali, che sono quasi sempre associate ai
disturbi di apprendimento, non sono dunque la causa delle difficoltà
bensì un effetto, in quanto sono la reazione a una situazione di disagio
e spesso di rifiuto del bambino a operare in un ambito nel quale
incontra degli ostacoli nell'acquisizione di un'abilità.
E' evidente che a questo punto viene a crearsi una sorta di circolo
vizioso per cui il disagio emotivo, causato dalla difficoltà, ostacola
ulteriormente le condizioni per un recupero.
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