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"La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati (1976) [messaggio #139248] dom, 13 novembre 2011 20:30 Messaggio successivo
sunbather  è attualmente disconnesso sunbather
Messaggi: 332
Registrato: novembre 2010
Senior Member
Pupi Avati, grosso modo, nella sua carriera segue un percorso stilistico
inverso rispetto a quello di Dario Argento. Esordisce, infatti, col
satanismo e arriva alla commedia sentimentale (mentre il Dario partiva dal
western per arrivare al satanismo). Le loro parabole si incrociano su un
terreno comune verso la metà degli anni Settanta con "Profondo Rosso" (1975)
e "La casa dalle finestre che ridono" (1976). Il soprannaturale che fa da
sfondo ad entrambi i film viene diminuito a sintomo - del tutto logico,
quindi, spiegabile e giustificato - della devianza psichica. Lo scenario
della campagna ferrarese, che Avati sostituisce al contesto urbano del
Dario, oltre ad essere di per sé molto suggestivo (coi suoi cascinali
abbandonati e ville decrepite) è ancora piú convincente nell'ospitare e nell'essere
fonte di devianza (il classico scemo del villaggio, che nel contesto urbano
viene maggiormente nascosto e omologato). Anche Avati si ispira a Hitchcock
(quello di "Psycho", stavolta, al contrario di Argento che citava "Marnie"),
ma - seppure in entrambi i casi l'idea rubata risulti la chiave di volta del
finale - non riduce il tutto a mera scopiazzatura ma consiste in una
ispirazione di fondo che dà un risultato del tutto originale e terrificante.
(vince "Profondo Rosso", comunque.)

p.s.: altro fattore comune di entrambi è il ripescare una diva degli anni
che furono (la Calamai e Pina Borione) per affidargli il ruolo delle vecchie
megere.

1976, regia di Pupi Avati, scritto da Pupi e Antonio Avati, Gianni Cavina e
Maurizio Costanzo, con Lino Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina,
Pina Borione.

http://qohelet.blog.tiscali.it/2011/11/13/le-finestre-se-la- ridono/
Re: "La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati (1976) [messaggio #140215 è una risposta a message #139248] gio, 17 novembre 2011 14:54 Messaggio precedente
Jake Lamotta  è attualmente disconnesso Jake Lamotta
Messaggi: 102
Registrato: giugno 2011
Senior Member
"sunbather" <sunbather@virgilio.it> ha scritto nel messaggio
news:4ec01b07$0$1378$4fafbaef@reader2.news.tin.it...
> Pupi Avati, grosso modo, nella sua carriera segue un percorso stilistico
> inverso rispetto a quello di Dario Argento. Esordisce, infatti, col
> satanismo e arriva alla commedia sentimentale (mentre il Dario partiva dal
> western per arrivare al satanismo).

In realtà negli anni '70 il cinema italiano ha prodotto decine e decine di
film gialli/horror, ed era un registro espressivo molto battuto. Quegli
esordi di Avati sono molto più in linea con il suo cinema successivo di
quanto si potrebbe pensare: è sempre la sua terra a parlare, coi suoi
archetipi, a innervare il racconto. Più avanti questa vena gotico-rurale
rimarrà presente, magari sottotraccia, lasciando spesso il passo ai toni del
poetico/nostalgico.

> Anche Avati si ispira a Hitchcock (quello di "Psycho", stavolta, al
> contrario di Argento che citava "Marnie"),

Appunto: secondo lo stesso Avati, non è Hitch a avergli fornito ispirazione,
quanto le leggende popolari che sentiva da ragazzino in paese.

> (vince "Profondo Rosso", comunque.)

E si porta a casa il pallone.
A parte gli scherzi, Profondo rosso vince come horror tout-court. Ma è il
capolavoro preparato da tre solidissimi film in cui la macchina argentiana
si mette a punto, lima tempi e situazioni in vista del risultato perfetto
senza sbavature (tensione, paura, atmosfere). E può contare su una
sceneggiatura a orologeria, scritta da Zapponi con la sua consueta bravura.
Ma il film di Avati non è meno bello.

> p.s.: altro fattore comune di entrambi è il ripescare una diva degli anni
> che furono (la Calamai e Pina Borione) per affidargli il ruolo delle
> vecchie megere.

Belle anche le vere foto di scena che la Calamai mostra al protagonista, che
anche nel film ha un passato da attrice.
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