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Cruising, William Friedkin [messaggio #163674] ven, 27 gennaio 2012 23:58 Messaggio successivo
susanna  è attualmente disconnesso susanna
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"[...]Ma quando ero nei club non ho potuto dare confini alla gente. Stavano
facendo quello che stavano facendo, e io lo stavo filmando. (William
Friedkin in Alex Simon, "Venice Magazine", 2007)

Cruising non e' un capolavoro, bensi' un film eccezionale. I film diventano
eccezionali, per esempio, quando volenti o nolenti disegnano la realta' e
prevedono il futuro. Cioe' quando sono utili, oltreche' buone merci.
A differenza di Pasolini, Friedkin prevede il futuro senza saperlo, e solo
perche' il suo totale distacco da ogni moralismo o demagogia sociale lo
conduce a vedere le cose come sono. Inoltre, essendo una specie di cretino
sapiente, spesso prende cantonate indicibili.

Cruising doveva farlo inizialmente De Palma, poi Spielberg, addirittura. Lo
stesso Friedkin aveva rifiutato il progetto anni prima. Poi improvvisamente
decide di farlo, intuisce che sta succedendo qualcosa. Un comprimario de
L'esorcista e' in carcere accusato di questi strani delitti nel mondo gay di
New York, lui lo va a trovare in cella e decide di fare il film. Sta
succedendo qualcosa di grosso e ancora non si sa: l'Aids.

Gira nei locali underground del Lower WestSide e a Central Park, e ci mette
dentro Al Pacino, fa un film blu.
La detection e' una scusa, addirittura l'assassino non e' lo stesso ripreso
nella scena del primo omicidio, ma nessuno se ne accorge. Il film non
incoraggia lo spettatore a giocare con i meccanismi dello script, lo
sprofonda invece su Marte, in un universo cosi' lontano ma cosi'
terribilmente reale che sembra un documentario di Ivens.

La regia e' una delle migliori di Friedkin, in assoluto: nascosta ma zeppa
di sequenze memorabili. Le carrellate laterali all'interno dei clubs sono
*autentici* capolavori, hanno gettato i semi per una intera estetica
d'avanguardia che raggiunge anche l'Europa (es. penso a tutta la produzione
di fumetti d'arte francesi e italiani degli anni '80).
La ripresa "immobile" raggiunge le sue vette formali proprio in Cruising
(inventata da Hitchcock, ripresa anche da Argento): le camminate notturne
sui marciapiedi, il 'cruising'.
Menzione speciale alla fotografia (nemesi: questo Contner ha fatto la
fotografia a Lo squalo 3 - 3D!), per cui deduco che la manovella, come quasi
sempre, sia stata in mano a Friedkin.
Di grande livello la colonna musicale, DeVille, i Germs e Egberto Gismonti.
Friedkin di musica ne sa almeno quanto di cinema.
Pacino un grande; cosi' determinato a volere la parte quanto poi in seguito
disgustato dal film.

Ovviamente le furiose polemiche che accompagnarono sia la realizzazione che
poi l'uscita della pellicola furono cretine. Il film NON e' omofobo, l'unico
gay che ha una parte parlata significativa (cioe' che e' un personaggio), e'
una figura molto bella e per niente biasimevole. Certo, un preciso
qualunquismo sociale preferisce le checche effemminate e dalla battuta
pronta, inoffensive e gregarie, preferibilmente pittoresche. Questo e'
omofobo, ma nessuno dice mai niente.

Lo spirito del racconto e' tipico di Friedkin: l'ambivalenza morale, il
destino indomabile, la degradazione ineluttabile. Classici del pensiero
reazionario, ma perfetti per una realta' che *e'* reazionaria. Friedkin si
limita a raccontarla, e bene.



susanna
Re: Cruising, William Friedkin [messaggio #163710 è una risposta a message #163674] sab, 28 gennaio 2012 01:15 Messaggio precedenteMessaggio successivo
sapo68  è attualmente disconnesso sapo68
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susanna <sus4@eliminami.libero.anchequesto.it> wrote:

> "[...]Ma quando ero nei club non ho potuto dare confini alla gente. Stavano
> facendo quello che stavano facendo, e io lo stavo filmando. (William
> Friedkin in Alex Simon, "Venice Magazine", 2007)

Ma non si doveva ignorare ciò che dicevano i registi?
Anyway: la citazione dimostra che Friedkin è pure troppo lucido e non
abbastanza "cretino" (nel senso di "idiot savant")...

> Cruising non e' un capolavoro, bensi' un film eccezionale. I film diventano
> eccezionali, per esempio, quando volenti o nolenti disegnano la realta' e
> prevedono il futuro. Cioe' quando sono utili, oltreche' buone merci.

Ma se si ferma qui l'opera è solo una testimonianza di un momento
storico.
Sul puro livello cinematografico, Cruising è un compitino.
Il suo più grosso merito oltre a quello di entrare come in una lama in
una realtà storica che nessuno aveva mostrato cosi', è quello di valore
estetico e formale, non narrativo, giacchè la storia è un puro orpello.

> A differenza di Pasolini, Friedkin prevede il futuro senza saperlo, e solo
> perche' il suo totale distacco da ogni moralismo o demagogia sociale lo
> conduce a vedere le cose come sono. Inoltre, essendo una specie di cretino
> sapiente, spesso prende cantonate indicibili.

Curiosa coincidenza che mi citi Pasolini, dato che sto rileggendo gli
scritti corsari proprio in questi giorni.
Anche lui si prendeva le sue notevoli cantonate come quella famosa su
Giacinto detto Marco, ma non divaghiamo.

> Cruising doveva farlo inizialmente De Palma, poi Spielberg, addirittura. Lo
> stesso Friedkin aveva rifiutato il progetto anni prima. Poi improvvisamente
> decide di farlo, intuisce che sta succedendo qualcosa. Un comprimario de
> L'esorcista e' in carcere accusato di questi strani delitti nel mondo gay di
> New York, lui lo va a trovare in cella e decide di fare il film.

Questa cosa non mi è nota, comprimario?

> Sta succedendo qualcosa di grosso e ancora non si sa: l'Aids.
> Gira nei locali underground del Lower WestSide e a Central Park, e ci mette
> dentro Al Pacino, fa un film blu.

Cromaticamente è il colore perfetto: livido, freddo, notturno e non
certo casualmente, il colore col quale viene associata la polizia a NY.

> La detection e' una scusa, addirittura l'assassino non e' lo stesso ripreso
> nella scena del primo omicidio, ma nessuno se ne accorge. Il film non
> incoraggia lo spettatore a giocare con i meccanismi dello script, lo
> sprofonda invece su Marte, in un universo cosi' lontano ma cosi'
> terribilmente reale che sembra un documentario di Ivens.

In realtà la sensazione di trovarsi di fronte a uno scambio di persona
piu o meno voluto, mi ha trasmesso una sensazione surreale, come davanti
alla Conchita di Buñuel, ma in modo meno esibito, piu sottile, meno
ironico e spiazzante.
Di certo secondo me non casuale, non è possibile.
Diciamo che Friedkin ama mescolare le carte e in chiusura del film vuole
lasciarti il dubbio metafisico che il killer possa essere perfino doppio
o triplo o un killer solo dalle tante (e quindi nessuna) faccia, ma qui
mi fermo meglio stare attenti alle superinterpretazioni.

> La regia e' una delle migliori di Friedkin, in assoluto: nascosta ma zeppa
> di sequenze memorabili. Le carrellate laterali all'interno dei clubs sono
> *autentici* capolavori, hanno gettato i semi per una intera estetica
> d'avanguardia che raggiunge anche l'Europa (es. penso a tutta la produzione
> di fumetti d'arte francesi e italiani degli anni '80).

Io ci ho visto anche tanta ma tanta cultura videoclippettara a venire da
li' a poco, MTV e Soft Cells, Brosnky Beat ecc.
Ovviamente senza quella "purezza" di sguardo che permea questo film.

> La ripresa "immobile" raggiunge le sue vette formali proprio in Cruising
> (inventata da Hitchcock, ripresa anche da Argento): le camminate notturne
> sui marciapiedi, il 'cruising'.
> Menzione speciale alla fotografia (nemesi: questo Contner ha fatto la
> fotografia a Lo squalo 3 - 3D!), per cui deduco che la manovella, come quasi
> sempre, sia stata in mano a Friedkin.
> Di grande livello la colonna musicale, DeVille, i Germs e Egberto Gismonti.
> Friedkin di musica ne sa almeno quanto di cinema.
> Pacino un grande; cosi' determinato a volere la parte quanto poi in seguito
> disgustato dal film.

Tutto corretto.
Di Pacino non capisco le successive remore, forse un po di timore di
fronte alle reazioni esasperate.
Non credo possa accampare scuse di manipolazione (a parte che l'attore
E' di per se manipolato, lo è per definizione): tutta la sua recitazione
è una recitazione nervosa e fisica, di certo non "equivocabile".

> Ovviamente le furiose polemiche che accompagnarono sia la realizzazione che
> poi l'uscita della pellicola furono cretine. Il film NON e' omofobo, l'unico
> gay che ha una parte parlata significativa (cioe' che e' un personaggio), e'
> una figura molto bella e per niente biasimevole.

Vero.
Anche se Friedkin gli fa fare una brutta fine.

> Certo, un preciso qualunquismo sociale preferisce le checche effemminate e
> dalla battuta pronta, inoffensive e gregarie, preferibilmente pittoresche.
> Questo e' omofobo, ma nessuno dice mai niente.

[...]

> Lo spirito del racconto e' tipico di Friedkin: l'ambivalenza morale, il
> destino indomabile, la degradazione ineluttabile. Classici del pensiero
> reazionario, ma perfetti per una realta' che *e'* reazionaria. Friedkin si
> limita a raccontarla, e bene.

Come dicevo, il film ha una sua importanza (che nel tempo è venuta
persino crescendo) storica ed estetica.
Al di là di questo (dopo averlo rivisto recentemente) mostra all'opera
un regista con le idee molto chiare ma una storia (volutamente) debole,
con un nerbo narrativo praticamente inesistente.
E' una scelta e lo capisco, ma non mi pare davvero una delle vette del
suo cinema che IMHO rimangono French Connection, Sorcerer, To Live and
Die in L.A.


--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.
Re: Cruising, William Friedkin [messaggio #164229 è una risposta a message #163710] dom, 29 gennaio 2012 20:42 Messaggio precedenteMessaggio successivo
susanna  è attualmente disconnesso susanna
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: Ma non si doveva ignorare ciò che dicevano i registi?

Certo, ma solo quando dicono scemenze.
(-:

:> Cruising non e' un capolavoro, bensi' un film eccezionale. I film
diventano
:> eccezionali, per esempio, quando volenti o nolenti disegnano la realta' e
:> prevedono il futuro. Cioe' quando sono utili, oltreche' buone merci.
:
:Ma se si ferma qui l'opera è solo una testimonianza di un momento
:storico.


Di piu': testimonia di una trasformazione in nuce, del tutto sfuggita ai
suoi contemporanei.


:Sul puro livello cinematografico, Cruising è un compitino.
:Il suo più grosso merito oltre a quello di entrare come in una lama in
:una realtà storica che nessuno aveva mostrato cosi', è quello di valore
:estetico e formale, non narrativo, giacchè la storia è un puro orpello.


Dipende cosa intendi per 'narrativo'. Il film ha un altissimo grado di
qualità estetica, cosi' come di forza documentale. Gia' queste due cose
basterebbero a mettere il film sull'olimpo dei grossi film. Il piano
puramente narrativo e' sicuramente secondario a questi (il thrilling), ma il
piano della descrizione narrativa e' comunque molto alto. I personaggi hanno
un approfondimento tutt'altro che scontato e raccontano molto bene le loro
evoluzioni. Sia il personaggio di Pacino, sia quello del killer hanno
fisionomie originali e non stereotipate, dicono qualcosa di interessante.
Certo, non introducono tematiche universali o generali, Friedkin non ne e'
capace. I suoi personaggi sono ottusi, ma realisticamente molto ben ottusi.

:Curiosa coincidenza che mi citi Pasolini, dato che sto rileggendo gli
:scritti corsari proprio in questi giorni.
:Anche lui si prendeva le sue notevoli cantonate come quella famosa su
:Giacinto detto Marco, ma non divaghiamo.

Valle Giulia fu peggiore. Ma il corpus di Pasolini è immune da grandi
cantonate, mentre Friedkin ne ha prese anche nelle opere standard.


:> Cruising doveva farlo inizialmente De Palma, poi Spielberg, addirittura.
Lo
:> stesso Friedkin aveva rifiutato il progetto anni prima. Poi
improvvisamente
:> decide di farlo, intuisce che sta succedendo qualcosa. Un comprimario de
:> L'esorcista e' in carcere accusato di questi strani delitti nel mondo gay
di
:> New York, lui lo va a trovare in cella e decide di fare il film.
:
:Questa cosa non mi è nota, comprimario?

L'assistente del medico che si prende cura dell'indemoniata Blair in
ospedale.


:> La detection e' una scusa, addirittura l'assassino non e' lo stesso
ripreso
:> nella scena del primo omicidio, ma nessuno se ne accorge. Il film non
:> incoraggia lo spettatore a giocare con i meccanismi dello script, lo
:> sprofonda invece su Marte, in un universo cosi' lontano ma cosi'
:> terribilmente reale che sembra un documentario di Ivens.
:
:In realtà la sensazione di trovarsi di fronte a uno scambio di persona
:piu o meno voluto, mi ha trasmesso una sensazione surreale, come davanti
:alla Conchita di Buñuel, ma in modo meno esibito, piu sottile, meno
:ironico e spiazzante.


Bunuel e' un intellettuale, Friedkin no (per riprendere quel discorso
nell'altro thread).
Friedkin annusava l'inquietudine tragica di quel mondo in quel periodo e non
voleva ridurre il suo film ad un racconto di ricerca del colpevole. Il modo
piu' rozzo ma anche cinematograficamente efficace per fare cio' e' stato
mischiare le carte.

:Vero.
:Anche se Friedkin gli fa fare una brutta fine.

Chi l'ha ucciso, secondo te?


:Come dicevo, il film ha una sua importanza (che nel tempo è venuta
:persino crescendo) storica ed estetica.
:Al di là di questo (dopo averlo rivisto recentemente) mostra all'opera
:un regista con le idee molto chiare ma una storia (volutamente) debole,
:con un nerbo narrativo praticamente inesistente.
:E' una scelta e lo capisco, ma non mi pare davvero una delle vette del
:suo cinema che IMHO rimangono French Connection, Sorcerer, To Live and
:Die in L.A.


Io metto in alto Sorcerer, ma poi Cruising.



susanna
Re: Cruising, William Friedkin [messaggio #164528 è una risposta a message #164229] lun, 30 gennaio 2012 16:03 Messaggio precedenteMessaggio successivo
sapo68  è attualmente disconnesso sapo68
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susanna <sus4@eliminami.libero.anchequesto.it> wrote:

> : Ma non si doveva ignorare ciò che dicevano i registi?
> Certo, ma solo quando dicono scemenze.
> (-:

Lol :)

> :Ma se si ferma qui l'opera è solo una testimonianza di un momento
> :storico.
> Di piu': testimonia di una trasformazione in nuce, del tutto sfuggita ai
> suoi contemporanei.

In realtà l'AIDS gia c'era ma non era ancora un fenomeno riconosciuto a
livello mondiale (anche se il problema sta per esplodere), se ne parla
ancora a mezza bocca. Il picco di emotività si toccherà con la morte di
Rock Hudson nel 1985.

Friedkin fa questo film livido, freddo, letteralmente *mortale* non solo
negli omicidi, ma in tutto quanto: l'approccio documentaristico, il tipo
di ripresa, la fotografia e la stessa "discesa" nei club: un'orgia
continua come se non ci dovesse essere un domani.

Questa "malattia in arrivo" per Friedkin è duplice: è il killer spietato
dalle fattezze umane ed è la decadenza di quel mondo (senza aggiungerci
sopra falsi moralismi).

Ma non vorrei superinterpretare te, a questo punto: questo è quello che
ho capito io.

> :Sul puro livello cinematografico, Cruising è un compitino.
> :Il suo più grosso merito oltre a quello di entrare come in una lama in
> :una realtà storica che nessuno aveva mostrato cosi', è quello di valore
> :estetico e formale, non narrativo, giacchè la storia è un puro orpello.
> Dipende cosa intendi per 'narrativo'. Il film ha un altissimo grado di
> qualità estetica, cosi' come di forza documentale. Gia' queste due cose
> basterebbero a mettere il film sull'olimpo dei grossi film. Il piano
> puramente narrativo e' sicuramente secondario a questi (il thrilling)

Ti quoto tutto fino a qui.

> ma il piano della descrizione narrativa e' comunque molto alto. I
> personaggi hanno un approfondimento tutt'altro che scontato e raccontano
> molto bene le loro evoluzioni. Sia il personaggio di Pacino, sia quello
> del killer hanno fisionomie originali e non stereotipate, dicono qualcosa
> di interessante. Certo, non introducono tematiche universali o generali,
> Friedkin non ne e' capace. I suoi personaggi sono ottusi, ma
> realisticamente molto ben ottusi.

Dunque, l'unico personaggio che si evolve *realmente* nel film è quello
di Pacino, gli altri mantengono dei caratteri molto cristallizzati: il
poliziotto suo superiore, la sua ragazza, il vicino bravo ragazzo, il
primo falso sospetto, il "colpevole".
Tutti personaggi scritti molto bene anche se molto sobriamente, ma senza
reale evoluzione all'interno della storia e del film.
Nell'identificazione del colpevole abbiamo anche forse l'unico scivolone
di Friedkin o concessione verso certe tare psicologiche (un topos del
genere thriller) ma anche la ricerca di una giustificazione "morale" ed
"esterna", quindi ideologica: le lettere, la "visione" del padre.
La descrizione narrativa in tutto questo ovviamente c'e', ma la storia
in se e per se' è molto molto semplice.
Ovviamente questo non è un difetto, non sempre, non in questo caso.
Quando parlo di "compitino" uso un termine a sproposito, non oso
immaginare come si sarebbe trasformato questo materiale in altre mani.

> Valle Giulia fu peggiore. Ma il corpus di Pasolini è immune da grandi
> cantonate, mentre Friedkin ne ha prese anche nelle opere standard.

Beh, parliamo di un intellettuale e di un "inintellettuale" come lo hai
definito tu nell'altra discussione...
Pasolini scrive dei fenomeni che osserva con determinate categorie in
mente: nello specifico la sua elaborazione del marxismo.

> :Questa cosa non mi è nota, comprimario?
> L'assistente del medico che si prende cura dell'indemoniata Blair in
> ospedale.

Quel tizio che impersona l'assistente è in realtà poi finito in galera
come omicida?
Pensa te.
Hai sottomano un libro su Friedkin?

> Bunuel e' un intellettuale, Friedkin no (per riprendere quel discorso
> nell'altro thread).

Esatto.

> Friedkin annusava l'inquietudine tragica di quel mondo in quel periodo e non
> voleva ridurre il suo film ad un racconto di ricerca del colpevole. Il modo
> piu' rozzo ma anche cinematograficamente efficace per fare cio' e' stato
> mischiare le carte.

Alla fin fine mi sa che anche questo killer che non viene quasi mai
inquadrato in faccia, che ha tratti somatici simili a decine di
individui, che quindi pare tutti e nessuno, potrebbe essere esso stesso
caricato di un significato allegorico.
Così come una possibile (super?)-interpretazione potrebbe essere che lo
scambio di ruoli sottintenda proprio la modalità del passaggio
dell'AIDS: una malattia mortale trasmessa per via sessuale, quindi da
qui il contatto fisico, il successivo assassinio e il cambio di attore
nel ruolo del killer.

E' una lettura possibile e affascinante ma tutto sommato mi paiono
operazioni troppo "intellettualmente" raffinate per Friedkin che dopo
aver comunque voluto dare il senso di una incertezza allo spettatore,
prende comunque la sua decisione sul colpevole: le lettere, la scena
della panchina dove si confronta col genitore (una visione? Il vicino di
casa dice che è morto da 10 anni), la scena analoga -per certi versi-
sulla panchina con Al Pacino dove il confronto divente inquietante
*mimesi* (solo su questa si potrebbe scrivere un saggio) e infine
l'impronta digitale trovata sul luogo del delitto precedente. In questo
modo Friedkin ci toglie ogni dubbio residuo.


> :Vero.
> :Anche se Friedkin gli fa fare una brutta fine.
> Chi l'ha ucciso, secondo te?

Da escludere il compagno: la polizia lo cerca già e questo è un chiaro
depistaggio, troppo facile.
Ovviamente il killer seriale no, è gia stato preso.

Due le possibilità.

1 - Sulla scena del delitto c'e' il poliziotto coi baffi che fin
dall'inizio viene descritto come personaggio ambivalente: odia i gay, ma
insieme al compare poliziotto in apertura si vede chiaramente che ne
abusa.
I due vengono descritti da uno dei due travestiti come "dei veri
stronzi", "veramente cattivi".
La sua presenza sulla scena del delitto è difficile liquidarla come un
caso, tanto più che Sorvino collega solo li' nel finale il cognome del
poliziotto (DeSimone) con la denuncia precedente.

2 - Al Pacino: dopo la scena del ritrovamento del corpo ci sono tutta
una serie di indizi:
- Sorvino rimane di sasso sapendo che nell'appartamento accanto c'era
proprio Al Pacino sotto copertura
- Il regista inqudra di spalle una persona che va in uno dei Club
vestito esattamente come faceva l'assassino: giubbotto di pelle e
cappello
- Nella scena successiva Al Pacino si fa la barba a casa della sua
fidanzata che trova occhiali a specchio, giubbotto e cappello su una
sedia e se li mette (qui direi che siamo nell'esplicito, è un macigno)
- La scena di sopra termina con un camera look di Pacino, non certo
casuale.

Io sono ovviamente per la numero due, la uno sarebbe troppo arzigogolata
e fuori da ogni logica, sopratutto tenendo conto delle scene successive.
Sa di rimescolamento di carte e depistaggio consapevole.

Finale.
Camera look di Pacino - sfocatura sulla scena finale che inquadra una
chiatta.
Friedkin ci lascia così un film "circolare", che finisce sulla stessa
scena con la quale si apre.

Sia questa scena che quella del "misterioso" individuo che dopo l'ultimo
assassinio entra nel club potrebbero farci pensare che gli omicidi non
si fermeranno.
Cosi' come per tornare alla (super?)-interpretazione allegorica di
prima, non si è fermato il killer senza volto di cui Friedkin "intuisce"
l'arrivo.

--
Giocare col mondo, facendolo a pezzi...
Bambini che il sole, ha ridotto gia'... vecchi.
Re: Cruising, William Friedkin [messaggio #164617 è una risposta a message #164528] lun, 30 gennaio 2012 23:15 Messaggio precedenteMessaggio successivo
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"SAP" ha scritto nel messaggio
news:1keoxxf.13kl4mf1dai153N%sapo68@gmail.com...

<omissis>

:Dunque, l'unico personaggio che si evolve *realmente* nel film è quello
:di Pacino, gli altri mantengono dei caratteri molto cristallizzati: il
:poliziotto suo superiore, la sua ragazza, il vicino bravo ragazzo, il
:primo falso sospetto, il "colpevole".
:Tutti personaggi scritti molto bene anche se molto sobriamente, ma senza
:reale evoluzione all'interno della storia e del film.

Il killer e' un esempio di buona scrittura del personaggio. Purtroppo occupa
poco tempo del racconto, ma riesce a definirsi mediante evoluzione. Dapprima
è un giovane sicuro di se', culturalmente solido, in sintonia con l'ambiente
stimolante del Greenwich Village. Quindi a seguito del pedinamento e delle
provocazioni di Pacino si trasforma, o, sarebbe meglio dire, disvela la sua
personalità fragile e, da un punto di vista funzionale, si trasforma da
cacciatore in preda. Alla resa dei conti addirittura si confessa, con quella
magnifica scena sulla panchina del Central Park.


:> Valle Giulia fu peggiore. Ma il corpus di Pasolini è immune da grandi
:> cantonate, mentre Friedkin ne ha prese anche nelle opere standard.
:
:Beh, parliamo di un intellettuale e di un "inintellettuale" come lo hai
:definito tu nell'altra discussione...
:Pasolini scrive dei fenomeni che osserva con determinate categorie in
:mente: nello specifico la sua elaborazione del marxismo.

Pasolini non era un marxista proprio. La sua grande contraddizione
all'interno della tradizione sociale italiana (popolar-religiosa) lo ha
tenuto in scacco per tutta la vita.


:Quel tizio che impersona l'assistente è in realtà poi finito in galera
:come omicida? Pensa te.
:Hai sottomano un libro su Friedkin?

L'unico significativo di mia conoscenza: Friedkin, Daniela Catelli,
Transeuropa, 1977. Ma questa cosa non credo ci sia. L'ho letta e poi sentita
in un paio di interviste.


:> Friedkin annusava l'inquietudine tragica di quel mondo in quel periodo e
non
:> voleva ridurre il suo film ad un racconto di ricerca del colpevole. Il
modo
:> piu' rozzo ma anche cinematograficamente efficace per fare cio' e' stato
:> mischiare le carte.
:
:Alla fin fine mi sa che anche questo killer che non viene quasi mai
:inquadrato in faccia, che ha tratti somatici simili a decine di
:individui, che quindi pare tutti e nessuno, potrebbe essere esso stesso
:caricato di un significato allegorico.

<omissis>

:> Chi l'ha ucciso, secondo te?

<omissis>

Bravo, dici molto bene.
Non c'e' rischio di superinterpretazione. Friedkin non sapeva di Aids, il
termine viene coniato un anno dopo l'uscita del film, e il film Friedkin lo
prepara nel 1979. Friedkin 'annusa' che sta succedendo qualcosa. Un
intellettuale prevede; un destroide attento annusa.
Come dicevo, il film manca completamente di whodunit? e, come hai ben detto
anche tu, e' evidente da numerose sequenze che a Friedkin interessa
soprattutto mostrare la drammatica tensione e l'inquietudine profonda di un
ambiente agitato da un fantasma. F. non sa, ovviamente, quale sia questo
fantasma. Ma sa *precisamente* che c'e' e lo mette nella pellicola. Questo
e' cinematograficamente grandioso.



:Io sono ovviamente per la numero due, la uno sarebbe troppo arzigogolata
:e fuori da ogni logica, sopratutto tenendo conto delle scene successive.
:Sa di rimescolamento di carte e depistaggio consapevole.

E' la numero due, ovviamente. E' la conclusione logica del cerchio,
l'evoluzione preordinata del protagonista, la 'poetica' di Friedkin.
Naturalmente, siccome e' un registone, non lo sbatte in faccia allo
spettatore, ma glielo fa semplicemente introiettare.


:Finale.
:Camera look di Pacino - sfocatura sulla scena finale che inquadra una
:chiatta.
:Friedkin ci lascia così un film "circolare", che finisce sulla stessa
:scena con la quale si apre.

Ancora bene.
La struttura circolare e' una firma friedkiniana (Sorcerer, Vivere e morire
a Los Angeles, Cruising), e' la sua poetica di destra, il rifiuto del
progresso, l'ineluttabilita', ecc...



susanna
Re: Cruising, William Friedkin [messaggio #164657 è una risposta a message #164617] mar, 31 gennaio 2012 00:14 Messaggio precedente
sapo68  è attualmente disconnesso sapo68
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Registrato: novembre 2010
Senior Member
susanna <sus4@eliminami.libero.anchequesto.it> wrote:


> Il killer e' un esempio di buona scrittura del personaggio. Purtroppo occupa
> poco tempo del racconto, ma riesce a definirsi mediante evoluzione. Dapprima
> è un giovane sicuro di se', culturalmente solido, in sintonia con l'ambiente
> stimolante del Greenwich Village. Quindi a seguito del pedinamento e delle
> provocazioni di Pacino si trasforma, o, sarebbe meglio dire, disvela la sua
> personalità fragile e, da un punto di vista funzionale, si trasforma da
> cacciatore in preda. Alla resa dei conti addirittura si confessa, con quella
> magnifica scena sulla panchina del Central Park.

E' tutto troppo compresso in pochi minuti.
Sempre che tu ti riferisca alla seconda parte quella nella quale il
"killer" finalmente assume il volto dell'attore che lo porta fino
all'epilogo.
C'e' abbozzata effettivamente una modifica caratteriale derivante dal
pressing di Al Pacino, ma tanto piu' appare travagliato e faticoso il
percorso del protagonista, tanto è affrettato questo dell'omicida.

> :Beh, parliamo di un intellettuale e di un "inintellettuale" come lo hai
> :definito tu nell'altra discussione...
> :Pasolini scrive dei fenomeni che osserva con determinate categorie in
> :mente: nello specifico la sua elaborazione del marxismo.
> Pasolini non era un marxista proprio. La sua grande contraddizione
> all'interno della tradizione sociale italiana (popolar-religiosa) lo ha
> tenuto in scacco per tutta la vita.

Non ho detto che lo fosse.
Ho parlato di una sua elaborazione del marxismo, diciamo alcune
"coordinate" attraverso le quali voleva o si sforzava di osservare ciò
che lo circondava.
In alcuni momenti pare proprio aspirare ad esserlo (si definisce persino
tale), lo cita a più riprese, ma il suo essere legato a un mondo
contadino e antico messo in contrapposizione con la civiltà dei consumi
(da lui definita "il nuovo e più repressivo totalitarismo che si sia mai
vissuto") lo tiene legato a quella che ben dici una contraddizione.
Si difende anche aspramente dall'accusa di "rimpianto di un mondo
andato", ma senza riuscire a convincere del tutto (la famosa risposta a
Calvino nl quale cita l'età del pane di Chilanti).
Intuisce però nella società dei cambiamenti che arrivano fino ad oggi:
la marginalizzazione della chiesa in una società sempre più laicamente
disinteressata, la borghesizzazione del proletariato, oltre alla dua
famosissima descrizione di un pensiero unico e uniforme (omologato) ecc.
Ho sottomano decine di sue citazioni o tentativi di accostare Marx a
come lui vedeva le cose, quando scrivo "elaborazione" non intendo che lo
sia stato veramente.
In sintesi direi che si frega da solo quando dice che lo "sviluppo non è
in alcun modo rivoluzionario [...] Esso non dà che angoscia" (e poi
parte con la filippica del garzone allegro di una volta Vs. garzone
triste di oggi).
Marx non si sarebbe mai sognato di dire una cosa simile.

> L'unico significativo di mia conoscenza: Friedkin, Daniela Catelli,
> Transeuropa, 1977. Ma questa cosa non credo ci sia. L'ho letta e poi sentita
> in un paio di interviste.

Non si finisce mai di imparare, ma quante ne sai? :)

> Non c'e' rischio di superinterpretazione. Friedkin non sapeva di Aids, il
> termine viene coniato un anno dopo l'uscita del film, e il film Friedkin lo
> prepara nel 1979. Friedkin 'annusa' che sta succedendo qualcosa. Un
> intellettuale prevede; un destroide attento annusa.

Pancia contro testa? :)

> Come dicevo, il film manca completamente di whodunit? e, come hai ben detto
> anche tu, e' evidente da numerose sequenze che a Friedkin interessa
> soprattutto mostrare la drammatica tensione e l'inquietudine profonda di un
> ambiente agitato da un fantasma. F. non sa, ovviamente, quale sia questo
> fantasma. Ma sa *precisamente* che c'e' e lo mette nella pellicola. Questo
> e' cinematograficamente grandioso.

Si, è così, pare di assistere a un gelido, ininterrotto, funerale.
E' una intuizione pazzesca.
Certo a vederlo oggi fa tutta un'altra impressione, lo possiamo infilare
in un contesto storico e culturale che oggi è chiaro e cristallizzato
nel tempo.
Farlo *allora* è veramente degno di nota e significativo.

> E' la numero due, ovviamente. E' la conclusione logica del cerchio,
> l'evoluzione preordinata del protagonista, la 'poetica' di Friedkin.

Dove esce il fascistone cioe'.

> Naturalmente, siccome e' un registone, non lo sbatte in faccia allo
> spettatore, ma glielo fa semplicemente introiettare.

[...]

> La struttura circolare e' una firma friedkiniana (Sorcerer, Vivere e morire
> a Los Angeles, Cruising), e' la sua poetica di destra, il rifiuto del
> progresso, l'ineluttabilita', ecc...

Yess.

--
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