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Romanzo di una strage [messaggio #185511] mar, 10 aprile 2012 01:01 Messaggio precedente
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Ricostruzione romanzata della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre
1969, da parte del regista Marco Tullio Giordana.
"Romanzata" in particolar modo per quanto riguarda i rapporti tra i
due protagonsiti principali: l'anarchico Pinelli e il commissario
Calabresi (intrepretati ottimamente da Francesco Savino e Valerio
Mastandrea). Perché l'impressione fortissima è che invece sia stata
fatta una ricostruzione molto precisa, quasi da film-inchiesta.

Giordana mette molta cura in tutti i particolari, con un grande lavoro
soprattutto sugli attori di contorno che, tra l'altro, risultano molto
somiglianti fisicamente ai personaggi reali (i vari Moro, Saragat,
Rumor, Giannettini, Freda, Ventura, ecc.), ma anche con molta
attenzione nel dosare i vari elementi in gioco.
Ne esce un film vibrante e compatto, nonostante la divisione in
capitoli (scelta dovuta alla complessità della questione e ai
molteplici episodi e personaggi) che non determina nessuno
spezzettamento o caduta di ritmo.
Alcune sequenze, veramente forti, sono girate in maniera impeccabile,
da manuale del cinema, come la scena preparatoria dell'attentato, dal
punto di vista del tassista Rolandi (l'accusatore di Valpreda) e
quella successiva dell'esplosione, con suspense, tensione e sgomento
tutte calibrate perfettamente, tanto che credo sia particolarmente
difficile, per chi abbia avuto la sfortuna di vivere da vicino questi
eventi, evitare la commozione.

Invece, qualche perplessità forse la suscita un'eccessiva indulgenza
nel ritrarre un Aldo Moro, quasi preveggente del suo futuro martirio
e, in parte, un commissario Calabresi, talmente integerrimo e
rispettoso delle regole da risultare, a tratti, quasi come fosse stato
un corpo estraneo alla polizia. Certo che, al di là del fatto che il
mio giudizio possa essere comunque e in parte condizionato da un
retaggio politico passato di estrema sinistra, in ogni caso, anche se
non era fisicamente presente nella stanza quando Pinelli è volato
dalla finestra, è stato comunque per volontà di Calabresi che Pinelli,
è rimasto lì, in quella stanza della questura, per 72 ore, senza
mangiare, nè dormire, e una qualche responsabilità, magari indiretta,
ci sarà pure stata da parte del commissario.

Nel finale viene pure formulata una teoria insolita (quella della
presenza di due bombe nella Banca dell'Agricoltura), buttata lì un po'
sbrigativamente, che non mi risulta sia mai stata suffragata dalla
benchè minima prova, ma che comunque non inficia il valore complessivo
della pellicola.

Merito assoluto del film è peraltro quello di riuscire a far rivivere
in parte quegli anni e, forse, a tenere ancora in vita una fiammella
di speranza sulla possibilità di far luce su quei tragici eventi che
tanto hanno segnato, nel suo proseguimento, la storia della nostra
repubblica, dato che in questo paese senza memoria, occorre davvero
poter sempre riscriverla la storia, per non dover dimenticare mai.

Michele
 
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